Sono tutti Luis Suárez e giocano in serie A nella vita ma senza cittadinanza. Sono tutti Luis Suárez, anche quei figli dell’immigrazione (si stima siano un milione e mezzo) ancora senza passaporto che non avrebbero alcun problema a passare l’esame di italiano perché hanno studiato nelle scuole e nelle università italiane e, a differenza del calciatore uruguaiano, non coniugano i verbi all’infinito ma parlano perfettamente la loro lingua. La vicenda del centravanti che avrebbe ottenuto la corsia preferenziale per ottenere la cittadinanza non è il primo caso che riguarda i calciatori stranieri. Già nel 2001 scoppiò lo scandalo di Passaportopoli che coinvolse 15 giocatori extracomunitari e 7 club. Così come ci sono state diverse inchieste giudiziarie sui matrimoni concordati per ottenere l’agognata cittadinanza. Davanti a questo ennesimo caso di favoritismo bisogna stupirsi (e semmai indignarsi) perché alcuni attivisti, in nome degli italiani senza cittadinanza, in un flash mob durante l’election day sono stati costretti a portare un’urna simbolica nelle piazze di Torino e Roma per ricordare alla politica che loro non possono votare.
Sono tutti Luis Suárez e giocano in serie A nella vita ma senza la cittadinanza perché i tanti paletti della burocrazia per ottenere la cittadinanza sono diventati muri con il decreto sicurezza che ha allungato ulteriormente i tempi per avere il passaporto. E la mancata naturalizzazione ha inciso sul destino di molti giovani che non hanno potuto accedere ai concorsi pubblici, partecipare ai programmi Erasmus, entrare nelle istituzioni, esercitare il diritto di voto.
Da quanti anni ne parliamo, girando a vuoto intorno alle polemiche sterili? Quanti progetti di legge sono stati presentati invano in Parlamento? Quante attese frustrate e ancora quanto tempo dovremo aspettare per riuscire ad ottenere una seria riforma della cittadinanza?
Per questa ragione NRW ha sostenuto la campagna promossa da vari attivisti per richiamare l’attenzione sulla generazione con background migratorio che non è potuta andare alle urne. Sul sito ilmiovotovale.com si poteva partecipare virtualmente al voto sul referendum.
Ora che tutti i leoni della tastiera commentano a casaccio il caso del centravanti che avrebbe dovuto giocare nella Juventus, noi ci chiediamo perché è stata data così poca attenzione a questa iniziativa promossa da parte di chi l’italiano non deve impararlo, ma insegnarlo
Sono tutti Luis Suárez e giocano in serie A nella vita ma senza la cittadinanza. Questo tema resterà sullo sfondo nel nostro incontro il 2 ottobre alla Triennale di Milano sulle nuove radici della leadership con il sostegno del Consolato Generale degli Stati Uniti d’America. Perché i leader con background migratorio hanno questo obiettivo: conquistare i diritti per esercitare una cittadinanza attiva che spesso viene ottenuta attraverso una lunga maratona, senza il sostegno di politiche adeguate e una narrazione mediatica appropriata.
I leader che abbiamo scelto per affrontare il tema complesso della leadership sono uomini e donne che giocano in serie A. E in questo articolo scritto da Cristina Piotti, Le Nuove Radici della leadership: il momento del cambiamento è adesso, potete trovare le prime anticipazioni di alcuni dei relatori sugli interventi che ascolterete in diretta social il 2 ottobre. Fra questi, anche Hilda Ramirez che ha disegnato il sito dell’iniziativa di protesta ilmiovotovale.com. Il mondo si muove e Margherita De Gasperis è andata fino a Beirut per fare un reportage, fra cantieri e macerie, sulla ricostruzione della città sventrata dall’esplosione che ancora una volta non si vuole arrendere. Il mondo si muove ma spesso in modo dissennato. Dopo il rogo a Moria, Iacopo Taddia ha raccontato la storia di una volontaria italiana, Lucrezia Frabetti, che ha trascorso due anni a Lesbo, nel campo profughi più grande d’Europa.
Ps. I membri della nostra community e i relatori che abbiamo scelto per l’incontro del 2 ottobre sono tutti Luis Suárez, giocano in serie A nella vita con o senza cittadinanza.