Editoriale NuoveRadici.world

Fate presto e meglio, ascoltando magari i suggerimenti della lobby umanitaria di Grei250.it per evitare il flop della regolarizzazione. Ci sono voluti 250 esperti, appassionati e studiosi del tema migratorio per cercare di impedire il flop sulla regolarizzazione, nata storta da un difficile compromesso con la corrente più conservatrice del M5S.

Da oltre un mese, si confrontano su Whatsapp, piattaforme digitali, e discutono come correggere l’articolo 103 del decreto Rilancio che sarà discusso nei prossimi giorni nella commissione Bilancio della Camera. Alcuni dei loro emendamenti, limati e rifiniti fino allo stremo da avvocati e giuristi, sono già stati presi in considerazione da diversi esponenti della maggioranza.

Grei250, nata dalla tenace intraprendenza del corrispondente italiano dell’Ocse su tema migratorio Ugo Melchionda, ha riunito avvocati, operatori umanitari, comunicatori, esponenti politici, giuristi, ricercatori universitari. Coinvolgendo associazioni del calibro di Action Aid, Asgi, Intersos, Consiglio dei rifugiati italiani, Aoi (associazione delle ong italiane) e Amsi (associazione medici stranieri in Italia).

Grei250 dialoga con tutti, da Laura Boldrini a Renata Polverini passando dal M5S e Italia Viva, per intenderci. Con un network che lavora dietro le quinte per fare moral suasion. Una vera e propria lobby umanitaria che preme alle porte delle istituzioni per migliorare il decreto già in vigore che sta creando situazioni kafkiane, per usare un eufemismo. Con truffe, prassi che cambiano a seconda dell’interpretazione delle diverse questure o singoli funzionari.

E molte, troppe, illegalità: datori di lavoro che fanno pagare agli stranieri il costo della regolarizzazione o, peggio, arrivano a chiedere mazzette fino a ottomila euro. Oppure stranieri che si licenziano da lavori non inclusi dal provvedimento e si mettono a lavorare nei pochi settori contemplati, nella speranza di essere riassunti, una volta ottenuto l’agognato permesso di soggiorno. E richiedenti asilo costretti a rinunciare alla protezione internazionale per poi forse rientrare nella legge, boh, chi lo sa. Per non parlare degli stranieri regolari che truffano i propri connazionali, come accade ad ogni sanatoria, va detto.

Si è creata una terra di mezzo, per colpa di regole restrittive e contraddittorie che rischiano di vanificare l’occasione per garantire diritti agli irregolari che lavorano in nero e maggior sicurezza per tutti. La legge voluta dal ministro Teresa Bellanova deve fare bene al Paese, non creare ulteriori distorsioni burocratiche, spiega Melchionda a NRW che ha creato una  partnership con Grei250 per dare voce alla sua pressione continua e discreta.

Ad oggi, data la confusione, sono poche migliaia le richieste quotidiane che porterebbero a regolarizzare 100mila persone: meno della metà di quelle ipotizzate dal Governo, su un cifra complessiva, ricordiamolo, di 690mila stranieri irregolari. “Stiamo lavorando per allargare sia la finestra temporale che permette di chiedere il permesso di soggiorno solo a chi gli è scaduto dal 31 ottobre 2019, sia le categorie per ora limitate ai lavoratori domestici e cura della persona, pesca e filiera agricola, senza escludere i 130mila richiedenti asilo”, aggiunge Melchionda.

I dati infatti parlano chiaro: i lavoratori stranieri irregolari in agricoltura sono solo 44mila, mentre sono 112mila nella manifattura, 43mila nell’edilizia, 66mila nel commercio, 51mila nel settore alberghiero, 217mila nei servizi. Perciò la legge così come è pensata escluderebbe troppe persone. 

NRW pubblicherà le storie sbagliate segnalate da Grei250 di una regolarizzazione che rischia di essere un’ennesima occasione mancata per l’emersione dalla terra di nessuno del lavoro nero, non solo di stranieri.

Una sorta di libro bianco, scritto giorno dopo giorno grazie alle segnalazioni della lobby umanitaria che ha scelto il seguente motto: il successo della regolarizzazione non è un’opzione, ma una necessità. Nel frattempo, fate presto e meglio per evitare il flop (e le sue conseguenze politiche).     

Un nuovo format che si aggiunge a tutti quelli che abbiamo già creato per continuare ad informarvi con tempestività e responsabilità. Nei giorni scorsi, oltre al nostro inedito storytelling su italiani con background migratorio, abbiamo pubblicato un’inchiesta di Cristina Piotti che vi avevamo annunciato e ha creato un discreto scalpore: il caso di Arafet Arfaoui, morto un anno fa durante un fermo di polizia a Empoli, legato mani e piedi, dopo aver cercato di usare una banconota falsa. Una vicenda di cui si erano dimenticati tutti. Ogni Paese ha il suo George Floyd? Leggetela, ne vale la pena. Ecco perché il lavoro di NuoveRadici.world merita di essere sostenuto: per navigare insieme nella società multiculturale che fa emergere eccezioni eccezionali, ma anche molte discriminazioni.