Diceva Andy Warhol che quindici minuti di notorietà non si negano a nessuno. Solo uno su un milione ce la fa è invece un tormentone musicale. Nathan Kiboba M’bang-a-ngo di buon diritto si può fregiare di entrambe le affermazioni elevate all’ennesima potenza. Primo perché su un palco ci sta da una vita. Secondo perché ce l’ha fatta due volte, la prima attraversando il Mediterraneo su un gommone, la seconda perché è approdato in televisione da protagonista. Questa, scritta da Nathan Kiboba insieme a Cristiano Sormani Valli, pubblicata da People con il titolo La luna da sotto il mare, è la sua storia vera. La storia del suo viaggio dalla Repubblica Democratica del Congo all’Italia. Un racconto di migrazione, commovente e divertente al tempo stesso; la storia di come una vita può cambiare da un giorno all’altro. L’avventura di Nathan comincia a Kinshasa, vola fino in Libia, attraversa il Mediterraneo a bordo di un gommone, fino a toccare terra in Calabria, per poi risalire la penisola a bordo di un autobus, e poi di nuovo per le strade della Lombardia, in sella a una bici. Sullo sfondo, mai dimenticata, la grande passione per la comicità e la stand up comedy. Nathan Kiboba è nato a Kinshasa nel 1995. Appassionato di teatro e di televisione, si vede costretto a lasciare il Paese per motivi di sicurezza e arriva in Italia nel settembre del 2014. Coi suoi show, calca i palchi di tutta Italia. La sua prima apparizione in tv risale al programma “Eccezionale veramente” del 2017, un talent show dedicato ai comici in onda su La7, dove si classifica al quarto posto. Nel 2021 è ospite del “Diversity Show” su Comedy Central e poi del programma “Stand Up Comedy”, in onda su Sky. Da novembre 2022 è monologhista e copresentatore de “Le Iene”, su Italia 1. Su TikTok conta quasi 200mila follower e 2,5 milioni di Mi piace. Una vita straordinaria la sua, di quelle dove uno solo su un milione ce la fa. E se ce la fa, tanto è dovuto al suo carattere: «Io ho sempre vissuto nel mio mondo immaginario. Non riesco nemmeno a leggere, perché dopo la prima frase comincio a immaginare le cose e mi perdo fra i miei pensieri. E così mi è successo anche sulla barca. Le urla, i pianti, il vomito, non c’erano più. Immaginavo tutte quelle persone al sicuro, in un posto accogliente. Chi vomitava lo immaginavo che stava mangiando. Quello che urlava lo immaginavo che stava ballando. Chi piangeva era là che rideva. Quello che stava per svenire lo immaginavo ubriaco in discoteca. L’immaginazione mi ha aiutato a superare quei momenti. È lei che mi rende quello che sono, sempre». Fabio Poletti

Nathan Kiboba Cristiano Sormani Valli
La luna da sotto il mare
Storia di un viaggio da Kinshasa a Le iene
2023 People
pagine 200 euro 18

Per gentile concessione degli autori Nathan Kiboba Cristiano Sormani Valli e dell’editore People pubblichiamo un estratto dal libro La luna da sotto il mare

Sono sott’acqua. Attorno a me c’è il mare. Sopra il mare c’è la notte e in mezzo alla notte c’è la luna. La vedo là, distante. Fra me e lei, un muro salato e trasparente.
Penso: ok, è finita. È stato bello fino a qui. Ma ora muoio annegato anche se non ho ancora compiuto vent’anni.
Penso a mio padre, a mia madre. Penso a tutte le cose che vorrei ancora fare. Ma non ho paura di morire. Mi sento stranamente in pace. Come non sono mai stato.
Vedo la luna da sotto il mare. Bellissima. È luna piena. Annego, penso. Annego.
Mi preparo. Chiudo gli occhi.
Non sono mai stato così libero. Così in pace. Sono felice.
Ma a un tratto, ecco che una voce dentro di me dice: “Muoviti!”.
Così torno a galla. “Muoviti!”
La voce mi spinge fuori dal mare. Mi spinge fuori il mare. “Muoviti!”
La voce mi prende per le braccia.
Mi prendono per le braccia, raggiungo il gommone. Mi aggrappo, mi salvano.
Sono salvo, mi hanno salvato. Come potete leggere, non sono morto. Sono vivo, vivissimo! Ce l’ho fatta ad arrivare fino a qui. Fino a oggi. Fino a voi.
Anche se me la sono vista brutta…
Tutta colpa di un tizio di duecentotrenta chili che quasi mi fa annegare. Si è arrampicato sulle mie spalle per arrivare per primo al gommone e mi ha spinto in fondo al mare.
Duecentotrenta chili di gelatina nera che ti mandano sott’acqua, sempre più giù. Più giù.
Fino a scoprire chi sei.
Spero non abbiate mai provato la sensazione di sprofondare nell’acqua, di notte. Nell’acqua della notte.
Non è bello morire così… sotto il peso di un enorme gigante di colore.
Ma io non sono morto. Io quella notte sono diventato un altro. Sono risorto.
E sono qui per raccontarvi la mia storia.
Spero vi interessi. Perché non rimanga solo mia. Ma perché, come le storie migliori, diventi la storia di tutte e di tutti.
Cominciamo dall’inizio.
Mi chiamo Nathan Kiboba M’bang-a-ngo, ho ventotto anni e sono cinese.
Quando faccio questa battuta nei miei spettacoli di stand up comedy ridono tutti.
Voi state ridendo?
Chi siete? Dove vi trovate? Dove state leggendo questo libro? Siete sposati, amate qualcuno? Una donna, un uomo? Avete dei figli? Siete mai stati felici?
Scusate, ricomincio. Tendo a perdermi nella mia immaginazione e a divagare.
Mi chiamo Nathan e voglio raccontarvi la mia storia. Ci sono tante storie che le assomigliano, ma questa è la mia. Magari vi interessa, magari invece vi farà schifo. Come certi cibi che non ci piaceranno mai.
Però, vi prego, se non vi piace, per favore, non me lo fate sapere. Perché altrimenti ci rimango male.
Quando inventi, è tutto più facile. Ma io parto sempre da me, da quello che mi è successo davvero. E questa volta non voglio esagerare la realtà come faccio in teatro, per rubarne il lato comico. Parto da me, perché ho bisogno di raccontare. Di raccontarmi.
Anche se non è facile mettersi nudi, qui, davanti a tutti, in mezzo alle parole.
E quando ci sarà da rattristarsi, siate tristi con me.
Ma soprattutto ridete quando ci sarà da ridere. Anche se la storia non vi fa ridere, anche se il libro non vi fa ridere, per favore, fatelo come gesto di solidarietà internazionale. Globale, oserei dire.
Farvi ridere è la mia missione. Non c’è niente che mi faccia stare meglio di sentire le vostre risate arrivare fino a qui.
Dunque, da dove iniziamo?
Ah, sì.
Da me che esco dall’acqua dopo aver scampato la morte. Riprendiamo da qui.

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