Molti i candidati di origini straniere, soprattutto di seconde generazioni, che quest’anno saranno per la prima volta protagonisti delle elezioni amministrative nelle principali città italiane il 3 e 4 ottobre. NRW ha deciso di raccontarveli, di dare voce a storie di non ordinaria politica che stanno arricchendo il dibattito elettorale. Abbiamo intervistato Abdullahi Ahmed, 32enne originario della Somalia, che nel 2008 è arrivato in Italia, a Lampedusa, e oggi compare da indipendente nella lista del Pd come candidato al Consiglio comunale della sua città, Torino. Mediatore culturale e fondatore di GenerAzione Ponte, Ahmed è da tempo promotore di una società interculturale di cittadinanza attiva. I punti chiave del suo programma? «Politiche giovanili, periferie, cultura e inclusione».

Abdullahi Ahmed e la sua Torino che guarda oltre

“Torino guarda oltre” è il motto che ripete Abdullahi Ahmed, auspicando una città in grado di costruire un futuro da ricostruire pezzo dopo pezzo in un’ottica più inclusiva, sulla base di una società in rapida evoluzione. Guardando anche oltre il Covid-19, che in questo giro di candidature culturalmente variegate ha giocato un ruolo centrale.

Sono stati mesi critici, che hanno evidenziato molte fratture sociali, ma al tempo stesso il Covid-19 ci ha uniti. Quella rete di solidarietà messa in piedi durante la pandemia non è stata temporanea, ma finalmente ha costruito una rampa di lancio solida da cui partire

Una rete costruita anche grazie a GenerAzione Ponte, associazione multietnica che da anni propone campagne di cittadinanza attiva e dialogo interreligioso, che si è data parecchio da fare durante i momenti più critici della pandemia (come aveva testimoniato NRW lo scorso gennaio). Ma ora «si raccolgono i frutti di questo sforzo sociale e si può crescere. Vogliamo discutere di questo nuovo Noi, vogliamo tornare nelle scuole a parlare di diritti, ed è utile che a farlo siano anche ragazzi fuggiti dalla privazione sistemica di quei diritti – alla salute, all’istruzione, a viaggiare – che oggi guardiamo con occhi nuovi».

Non si può essere stranieri per sempre

Viene da chiedersi se l’immagine multietnica che molti partiti si stanno affrettando a proporre sia solo una strategia di marketing funzionale per ottenere i favori dell’opinione pubblica. Ma Abdullahi Ahmed non ha avuto questa sensazione: «Io mi candido come indipendente, parte della società civile, e durante il confronto con il candidato sindaco Stefano Lo Russo le mie istanze sono state ascoltate, poi vedremo». Un programma politico, quello di Abdullahi Ahmed, che si fonda sull’ascolto, anche grazie alla sezione dedicata alle proposte e alle idee che compare nel suo sito. Partendo da una posizione precisa, però, quella di essere un candidato per tutti, «per andare oltre all’immaginario dell’immigrato oggetto, ed essere soggetto di un’idea di cittadinanza plurale. Sono nero, ma non voglio rappresentare solo i neri o gli africani, e nemmeno solo gli immigrati. Il nostro è un passato migratorio, non un presente. Non si può essere stranieri per sempre».

Nel Pd, prima le donne 

Nell’ultimo anno si sono fatti alcuni passi verso una politica più rappresentativa della società italiana e della sua diversity. «Sono vent’anni che Torino non ha qualcuno con background migratorio in Consiglio comunale, era ora che qualcosa cambiasse» spiega Abdullahi Ahmed. Il Pd ha sì continuato una campagna sul multiculturalismo iniziata tempo fa, ma a Torino ha limitato le possibilità di giovani emergenti come Abdullahi Ahmed, scegliendo di mettere in primo piano le donne nelle liste: «Se fossimo andati in ordine alfabetico sarei stato capolista, invece la decisione è stata quella di dare precedenza alle donne. Poi vengono gli uomini, anche se conteranno le preferenze».

Quando mi ha chiamato il Pd avevo già ricevuto lo stimolo di candidarmi da colleghi, associazioni, anche grazie al lavoro di cooperazione interreligiosa fatto con GenerAzione Ponte».