Patrick Zaky – Cittadino del mondo Libero: per riportare all’attenzione generale la recente incarcerazione del ricercatore e attivista egiziano, l’agenzia di stampa Dire ha deciso di organizzare per questa sera, alle ore 18, presso la sede romana della Dire (Corso d’Italia 38/a), un dibattito dedicato al tema dei diritti umani violati in Egitto, ripercorrendo al tempo stesso le tappe che hanno portato all’arresto di Patrick Zaky.

L’attenzione da parte dell’agenzia Dire nei confronti dell’Egitto è sempre stata alta: «La nostra rubrica “Esteri e Cooperazione” da sempre è attenta a quanto succede nel mondo, in particolare nella regione del Nord Africa. Prende infatti spunto da una vecchia rubrica dell’agenzia Misna, che si fondava sul giro dei missionari nel mondo, che abbiamo fatta nostra. È quindi nel dna della Dire questa attenzione per le zone calde del mondo come l’Egitto» ricorda il direttore Nico Perrone.

Nel nostro lavoro, in passato abbiamo incrociato anche Patrick, quindi in questo caso per noi c’è un rapporto di vicinanza diretta con questo studente egiziano, che studiava a Bologna: siamo stati immediatamente allertati dalla sua rete di amicizie, attraverso le quali abbiamo seguito quanto stava avvenendo.

Lo studente egiziano, iscritto a un master Gemma dell’Università Alma Mater di Bologna, è stato arrestato lo scorso 8 febbraio all’aeroporto del Cairo, mentre rientrava nel suo Paese per una breve pausa dagli studi. Nei suoi confronti sono state mosse una serie di accuse, dalla diffusione di fake news sui social network all’incitamento alla protesta non autorizzata, fino al turbamento dell’ordine pubblico e di attentato alla stabilità delle istituzioni, che fanno parte di una ampia normativa sull’anti-terrorismo, contestata da varie organizzazioni di difesa dei diritti umani. Questa legge, varata sull’onda degli attacchi terroristici che nel 2015 colpirono il Sinai, permettere infatti di colpire non solo presunti terroristi, ma anche dissidenti politici e gli attivisti: secondo le associazioni, avrebbe già portato dietro le sbarre oltre 50 mila persone tra manifestanti, oppositori politici, attivisti, giornalisti, blogger e avvocati.

Per invocare la scarcerazione di Zaky sono state organizzate fiaccolate, manifestazioni, appelli a governi e istituzioni. Per l’Italia, poi, la vicenda è particolarmente sensibile: il sospetto che il ragazzo abbia subito torture durante l’interrogatorio ha richiamato alla memoria il caso del ricercatore italiano Giulio Regeni, facendo emergere da più parti la richiesta di una riflessione sui rapporti tra Italia ed Egitto.

Non vogliamo che si ripetano mai più casi come quello di Regeni, non vogliamo mai più venire a sapere di ragazzo capitato nelle mani degli sgherri del regime, torturato, fatto a pezzi e buttato in mezzo alla strada.

«Per questo abbiamo deciso di creare questo evento, per tenere alta l’attenzione anche a livello internazionale, sul trattamento che sta ricevendo in carcere questo studente, e come lui gli altri detenuti politici che si trovano nelle carceri egiziane», prosegue il direttore della Dire.

«Vogliamo spingere il nostro governo, e con esso le istituzioni europee, perché agisca sul regime – pur tenendo in conto gli evidenti interessi economici che in questo momento sono in campo. Perché mi chiedo: alla luce dei nostri interessi economici, alla dittatura di al-Sisi tutto continua ad essere permesso, anche il mancato rispetto dei diritti umani?»

Durante la serata organizzata dall’agenzia, interverranno il portavoce di Amnesty International Italia, ma anche il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni. Perrone spiega che saranno due i punti, in particolare, che vorrebbe fare emergere: «Per prima cosa, il mio plauso di direttore va all’università di Bologna, che si è subito mobilitata. Mentre il regime rivendicava l’arresto di “un suo cittadino”, loro hanno immediatamente risposto che il giovane arrestato era, per loro, prima di tutto uno studente del loro ateneo e fino ad oggi hanno mantenuto con forza questa presa di posizione. Al tempo stesso, la mia critica spietata va invece all’università di Cambridge, che a suo tempo ha abbandonato Giulio Regeni: un comportamento davvero indegno».

Il direttore dell’agenzia, infine, lancia un appello preciso: «Un’altra sottolineatura che farò questa sera è nei confronti della cosiddetta “stampa egiziana”, che si è subito messa al servizio del proprio generale di riferimento, per screditare Patrick Zaky, descrivendolo come lo studente egiziano venuto in Italia per studiare l’immoralità del nostro Paese, per poi scardinare i valori che reggono la famiglia e lo stato egiziano». Una campagna vergognosa, continua il direttore di Dire, cui in questo momento si stanno prestando tutti i media egiziani:

Per questo motivo chiedo all’associazione e stampa estera, che in Italia rilascia l’attestato ai giornalisti di altri Paesi, di controllare se tra questi cosiddetti giornalisti iscritti ci siano veri giornalisti o piuttosto prestanome del regime.

Da ultimo, una considerazione: «Quasi una profezia. Sono passati 45 anni da quando Pasolini girò il suo ultimi film, Salò o le 120 giornate di Sodoma. Ci parlava dell’oscenità del potere. Non c’è nulla di osceno nella battaglia di Patrick Zaky per il rispetto dei diritti umani, nel suo Paese. Di osceno c’è solo il potere di al-Sisi, che fa scempio dei corpi di giovani detenuti come Zaky, o Regeni, senza fermarsi di fronte ad alcun richiamo della comunità internazionale».

Questa sera, alle 18, presso la sede romana della Dire (Corso d’Italia 38/a), interverranno Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, Erasmo Palazzotto, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, Sara Prestianni, del Programma Externalisation Policies Watch di Arci, e Chiara Elefante, prorettrice dell’Università ‘Alma Mater Studiorum’ di Bologna e Mauro Palma, garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale. Introdurrà il dibattito il direttore della Dire, Nico Perrone. È prevista inoltre la testimonianza di Kareem Armutidis, esponente dell’Egyptian human Rights forum. L’incontro, a ingresso libero fino ad esaurimento posti, sarà moderato dalla giornalista della Dire Alessandra Fabbretti. 
All’indirizzo esteri@dire.it è possibile confermare la partecipazione.

Immagine: Gianluca Costantini