L’ultimo si chiamava Moussa Balde. Aveva 23 anni. Stava aspettando di essere rimpatriato in Guinea. Si è impiccato lo scorso 23 maggio nel Centro di permanenza per il rimpatrio di Torino. Dieci giorni prima un gruppo di sconosciuti lo aveva preso a sprangate a Ventimiglia, dove viveva di elemosina. La magistratura ha aperto un’inchiesta. Si è scoperto che non era stato nemmeno sentito dagli investigatori per quel pestaggio. Senza documenti, senza titolo per ottenere asilo, Moussa Balde è uno dei tanti fantasmi che affollano i Cpr in attesa di tornare «a casa loro», dove nessuno li aiuterà.

Negli ultimi due anni sono sei gli stranieri morti nei Cpr. Malattia o autolesionismo le cause più frequenti. Difficile capirlo. Nei dieci Cpr aperti in Italia si vive come in carcere. Non si può uscire.

Spesso non viene lasciato neanche il telefonino, malgrado sia illegale sequestrarlo, dopo che alcuni dei migranti avevano ripreso con lo smartphone le condizioni inumane in cui vivevano

La permanenza nei Cpr ora è di 90 giorni. Quando era ministro Matteo Salvini poteva anche durare 18 mesi. La legge Minniti-Orlando del 2017, dal nome dei due esponenti del Pd che per ultimi li hanno regolamentati, prevede che ce ne sia uno in ogni regione.

Il bello è che i Cpr non servono a niente se non alla propaganda. Più della metà dei migranti vengono liberati non avendo i requisiti per essere sottoposti ad espulsione. Alla fine i Cpr sono solo il comodo tappeto sotto cui infilare con un battito di scopa i migranti che non vogliamo vedere perché rappresentano il fallimento di tutte le politiche sugli stranieri ancora illegali nel nostro Paese. Chiuderli sarebbe un atto di umanità. Semplicemente la politica non se ne occupa. Impegnata a foraggiare la Libia perché blocchi i flussi e si riprenda chi è sopravvissuto all’attraversamento del mare. Quando capita che un Moussa Balde qualsiasi muoia o si uccida, l’indignazione collettiva dura il tempo in cui il suo nome rimane sui giornali. Noi preferiamo ricordarlo per il disonore con cui l’Italia lo ha colpevolmente trattato.