Vera Atyushkina, in Italia dal 2002, quando era appena ventenne, russa della Siberia, nata a Kyzyl nella regione di Tuva in mezzo all’Asia, ex Velina bionda di Striscia la Notizia nel 2004-2005, fotomodella e indossatrice anche durante la recente Fashion Week milanese, racconta che – pur avendo smussato il suo carattere dopo tanti anni in Italia – si sente ancora molto russa. E racconta di quell’episodio da #metoo: «Continua a prevalere la mia educazione siberiana. Ci sono cose che ti insegnano da bambina e che poi rimangono per tutta la vita. Sono una persona schietta, voglio dire sempre la mia. Guai ad andarmi contro. Se una cosa la vuoi te la devi sudare. Non ci sono scorciatoie. Per questo quella volta dissi no a un produttore. Ma alla fine ho imparato anche a scherzare come voi italiani».

Perché è venuta proprio in Italia?

«C’era già la mia sorella più grande. Qualche anno prima era mancata mia madre. All’inizio ho abitato a Celle Ligure. Facevo la benzinaia al porto di Varazze. Io che non avevo mai visto il mare. Troppo lontano dalla Siberia. Da noi d’inverno c’erano meno 50 gradi, e più 38 d’estate. Però mentre tutti andavano in spiaggia a fare i bagni, io dovevo vendere la benzina. In Russia avevo studiato ragioneria. Ma il mio sogno era entrare nel mondo dello spettacolo. Da bambina ho partecipato a molti concorsi di bellezza. Nel 2004 ho partecipato al concorso per diventare Velina e sono stata scelta. Lavoravo a Milano 2. Mi sono trasferita ad abitare a Monza. Ho iniziato il 23 settembre del 2004, il 23 settembre come la data di nascita di mia madre. Sono sicura che è stata lei ad illuminare il mio destino».

È cittadina italiana?

«Non ho mai avuto tempo per presentare la domanda. Amo tanto l’Italia, la mia vita è qui. In Russia torno ad incontrare gli amici. È impensabile che torni a vivere in Russia. Dopo tanti anni anche la mia mentalità è cambiata».

Diventare Velina le ha cambiato la vita…

«È stato come uno shock. Di colpo si è realizzato il mio sogno. Quando lavoravo come benzinaia sognavo di entrare nel mondo dello spettacolo. Volevo fare la modella, la pubblicità. Non potevo immaginare che sarei stata scelta da Antonio Ricci per diventare la Velina bionda».

Nell’immaginario di molti si tratta di ballare per pochi secondi in televisione. Cosa c’è dietro?

«C’è tanto lavoro e tanta fatica. Quello che si vede è una bella ragazza che sorride. Ma dietro ci sono ore e ancora ore di prove. Quasi non parlavo italiano. Avevo un’insegnante che mi seguiva anche in questo. Di giorno lavoravo, la notte studiavo. Dormivo veramente poco».

Anche la vita privata sarà cambiata…

«Non c’era più privacy. Non potevo andare a fare la spesa. Non potevo stendere la biancheria sul balcone. Bisognava stare attenti anche alla gente che si incontra».

Lei in un’intervista ha raccontato di aver perso un’occasione professionale per non essere andata a letto con un produttore. Un episodio che oggi sarebbe da #metoo…

«Io ho sempre lavorato per le mie capacità senza raccomandazioni. Vengo da un altro Paese. Ho un’altra mentalità. Da piccola mi hanno insegnato che se vuoi una cosa te la devi sudare. Non ci sono scorciatoie. Vicino a casa in Siberia avevamo un orto. Se volevamo mangiare i prodotti dovevamo faticare nel campo».

Se lei fosse stata italiana invece che russa, sarebbe successo lo stesso?

«Non sarebbe stato diverso. Oramai è come un format. Ma do la colpa anche alle donne che scendono a certi compromessi. Disposte a fare di tutto per apparire. Siamo state anche noi donne ad aver abituato gli uomini che è tutto facile. Alla fine si è creato un meccanismo totalmente sbagliato. Io dovevo condurre un programma su un concorso di bellezza per una tv privata. Mancava solo da determinare il mio compenso. All’ultimo il produttore di questo concorso non si è comportato bene. Voleva che salissi in camera con lui. Mi diceva: “Ti faccio dei regali”. Mi sono rifiutata. È stata una delusione incredibile. Quello che più mi ha colpito è stato che si presentava come una persona seria».

Lo ha denunciato?

«Sono andata da un avvocato. Mi ha detto che non potevo denunciarlo perché non avevo abbastanza prove. Gli unici testimoni erano due suoi collaboratori».

E oggi?

«Continuo a lavorare come fotomodella per vari brand. Nel 2018 ho realizzato il calendario Hollywoodland in cui interpreto le grandi dive della Golden Age del cinema americano e i cui proventi sono andati al Giro d’Italia handbike, un’associazione sportiva dilettantistica per promuovere il ciclismo in particolare organizzando gare per atleti disabili. Alla ultima Fashion Week, in occasione dell’evento Fashionable Eco Art Show, organizzato dalla stlista russa ma da tempo in Italia Natasha Siassina, ho anche indossato un vestito ispirato a una campanula siberiana, un fiore della mia terra. Per denunciare i roghi che nel mondo stanno distruggendo 15 milioni di ettari di boschi. Al collo avevo anche una scritta: “#The last flower. Spegniamo il fuoco tutti insieme».

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