All’inizio degli anni Duemila, tre fratelli argentini sono scappati da Buenos Aires ripercorrendo al contrario la rotta della migrazione battuta dai loro nonni. Jeremías Cornejo, cantante e chitarrista, ci ha raccontato le vicissitudini della sua famiglia che in Italia è riuscita a rinascere dalle proprie ceneri. E della creazione della band multiculturale SuRealistas (un gioco di parole per “realisti del sud”) la cui formazione conta ora sette elementi e tre album all’attivo. Con le loro canzoni celebrano la vita ma al tempo stesso ne denunciano il lato oscuro: «Crediamo nel potere esorcizzante della musica».

Dall’Argentina alla Spagna

Nel 2003 la famiglia Cornejo ha lasciato Buenos Aires diretta verso la Spagna. Madre, padre e tre figli: Jeremías di sedici anni e i suoi fratelli minori Joaquín e Augustín. Tra le ragioni della partenza, la principale è stata la crisi economica che stava mettendo in ginocchio l’Argentina. «Siamo stati costretti a partire da un sistema che stava esplodendo e che nei venti anni precedenti aveva impoverito il Paese. Si viveva un clima di guerra civile a Buenos Aires, il cuore della tempesta sociale».

Quel periodo ha coinciso con la mia carriera di calciatore. Il mio procuratore mi aveva promesso un provino al Barcellona e, dato che la mia famiglia contava sul mio successo calcistico, ci siamo mossi tutti verso l’orizzonte europeo. Poi, come accade per molti argentini, volevamo anche scoprire le nostre radici perché mio nonno materno è originario di Bari

La migrazione in Europa è stata un vero shock sociale per la famiglia Cornejo, che in Argentina godeva di una buona posizione sostenuta dal lavoro di avvocato del padre. Hanno dovuto ricominciare da zero, spiega Jeremías: «Mio padre aveva cinquant’anni e non poteva fare altro che lavare i piatti, mentre io ho lavorato come cameriere. Solamente negli anni, mia madre ha tirato fuori il talento artistico che ha sempre coltivato e con mio padre hanno avviato una piccola impresa per vendere i quadri che dipingeva. Dopo tutto, una storia a lieto fine».

Il calcio e la musica con i SuRealistas

In Italia i Cornejo sono arrivati nel 2005, abitando per un periodo in un campeggio vicino a Cecina perché la squadra del Livorno voleva fare un provino a Jeremías. Ma il calcio ha mostrato subito la sua faccia peggiore. «Sono entrato in contatto con calciopoli e ho detto basta quando avevo 22 anni, dedicandomi alla musica. Con i miei fratelli abbiamo sempre suonato e abbiamo continuato a farlo anche in Italia, per questioni di sopravvivenza emotiva».

Abbiamo formato il gruppo SuRealistas, io poi mi sono iscritto all’università di Pisa dove ho conosciuto altri musicisti, così il gruppo si è allargato ed è diventato multiculturale. Due siciliani, un toscano, un italobosniaco e un calabrese. Veniamo da percorsi artistici diversi ma condividiamo una formazione latinoamericana e una cultura classica, diciamo mainstream, che va dagli Intillimani e arriva ai Beatles

Nei loro brani si avvertono due anime, una legata alla tradizione della musica di protesta, asciutta e senza filtri, e l’altra ironica, giullaresca, surreale, appunto. «Le nostre canzoni si muovono tra realismo e oniricità. Parliamo di gioia di vivere ma è l’altra faccia di una stessa medaglia. Spesso ai latinoamericani viene privata questa gioia di vivere e noi non vogliamo dimenticarcene. Soprattutto nei live vogliamo esaltare la ritualità e l’energia catartica della musica».

Il futuro in streaming

Dopo la breve parentesi estiva in cui le platee, seppur semivuote, hanno goduto di una boccata di concerti dal vivo, ecco riaffiorare di nuovo le esibizioni sugli schermi dei computer. Potrebbe essere questa la grande scommessa sul futuro del music business? I SuRealistas si mostrano ottimisti a riguardo: «Stiamo cercando di sfruttare il momento per arricchirci e abbiamo in mente dei live streaming con l’obiettivo di creare una connessione tra noi e il popolo latinoamericano. I nostri testi sono in spagnolo, ci sembra doveroso creare questo ponte» racconta Jeremías.

E, paradossalmente, ci sono gli elementi per stabilire un rapporto più umano attraverso il computer, una specie di concerto interattivo dove le persone possano fare domande e richieste

Nel curriculum i SuRealistas hanno diversi tour in giro per l’Europa, fra teatri e festival, e un po’ di nostalgia è inevitabile. «Ovviamente dal punto di vista energetico non si potrà mai simulare quello che accade dal vivo ma la decisione tra deprimersi e cercare di fare rete per riemergere è stata presa in un secondo».

Abbiamo chiesto a Jeremías Cornejo quali artisti ci suggerisce di ascoltare. Ecco la playlist che la voce dei Surealistas ha creato per il nostro canale Spotify, Nuove Radici World Radio.

Foto: Facebook / SuRealistas