L’appoggio di fatto alla Russia che invade l’Ucraina, le mire su Taiwan da cinesizzare costi quel che costi, il difficile rapporto con gli Stati Uniti, culturalmente il nemico ma allo stesso tempo uno dei più grandi mercati per il made in China. Senza dimenticare l’Europa, di volta in volta ago della bilancia o infilata tra l’incudine e il martello delle due superpotenze. Quello che deciderà Pechino nei prossimi anni, avrà conseguenze non solo sulla pace nel mondo ma pure sullo stesso sviluppo delle relazioni internazionali a livello mondiale. In questo meandro talvolta difficile da interpretare c’è di aiuto il libro a cura di Agostino Giovagnoli ed Elisa Giunipero Cina, Europa, Stati Uniti, pubblicato da Guerini & Associati. Agostino Giovagnoli è docente di Storia della storiografia contemporanea all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Elisa Giunipero è docente di Storia della Cina moderna e contemporanea e direttrice dell’Istituto Confucio dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Il volume raccoglie gli scritti di diversi analisti e studiosi, come Huang Jing, politologo cinoamericano, ex docente all’Università di Singapore di Relazioni Usa e Cina, autore dell’estratto che pubblichiamo sugli interrogativi della Cina davanti alle scelte di una collocazione internazionale. L’impressione è che la Cina, giocando fuori dal coro, ponendosi come mediatore del conflitto russo ucraino, voglia in qualche modo offuscare il ruolo di Europa e Stati Uniti, per assumere una posizione sempre più prominente nella leadership mondiale. Grandi narrazioni come la «fine della storia», lo «scontro di civiltà» o la «Nuova guerra fredda», nel mondo occidentale, il «Tianxia System», nel contesto cinese, suggeriscono visioni semplificatrici e spingono verso un conflitto potenzialmente devastante. Questo libro, che affronta un tema di bruciante attualità ed è al contempo strumento di approfondimento scientifico, privilegia invece una prospettiva storica, per dar conto della complessità dei problemi e far emergere le molteplici interdipendenze che collegano anche mondi lontani e diversi tra loro. La prima parte del libro ricostruisce i rapporti sino-occidentali dal 1945 al 1989 e la seconda affronta i principali problemi dal 1989 a oggi, attraverso contributi di esperti europei e cinesi, con particolare attenzione al ruolo dell’Europa. Al di là di narrazioni sinocentriche, eurocentriche o basate sull’egemonia degli Usa, è in una nuova «storia globale» la chiave per affrontare questioni di comune interesse ma che rischiano di diventare casus belli. Fabio Poletti a cura di Agostino Giovagnoli ed Elisa Giunipero Cina, Europa, Stati Uniti. Dalla Guerra fredda a un mondo multipolare 2023 Guerini & Associati pagine 304 euro 20,50
Per gentile concessione dei curatori Agostino Giovagnoli ed Elisa Giunipero e dell’editore Guerini & Associati pubblichiamo un estratto di Huang Jing dal libro Cina, Europa, Stati Uniti.
La dirigenza e il popolo cinese in generale si trovano davanti a tre questioni fondamentali. La prima è: intende ancora la Cina rimanere all’interno di quest’ordine internazionale? Naturalmente, se la risposta è no, allora Pechino dovrebbe unirsi a Mosca in questo attacco. Ma la risposta è che la Cina vuole restare in quest’ordine internazionale. Dal punto di vista cinese, l’attuale sistema mondiale si regge su tre pilastri, tutti positivi: il primo è l’ordine politico centrato sull’ONU e sui suoi organismi; il secondo è l’ordine economico-commerciale strutturato attraverso l’Organizzazione mondiale del commercio (WTO), l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OECD), il Partenariato economico regionale globale (RCEP), il Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership (CPTPP) ecc.; il terzo è l’ordine finanziario globale regolato dalla Banca mondiale, dal Fondo monetario internazionale ecc. Tutti e tre questi pilastri si basano su meccanismi multilaterali. Questo è il motivo per cui la Cina sostiene il multilateralismo nella gestione degli affari internazionali. Pechino vuole restare dentro quest’ordine e, perciò, deve riconoscere che, al suo interno, gli Stati Uniti e i suoi alleati rivestono ancora un ruolo molto importante, in molti casi insostituibile. Ciò conduce alla seconda questione a cui il popolo cinese deve rispondere: un declino degli Stati Uniti, specialmente un declino disordinato, risponde o meno agli interessi della Cina? La risposta è no. Un declino degli Stati Uniti, in questo momento, non è nell’interesse cinese, non solo perché gli Stati Uniti rivestono un ruolo insostituibile, in alcuni casi di guida, all’interno dell’ordine esistente, ma anche perché la Cina, come potenza commerciale numero uno al mondo, ha ancora bisogno di Stati Uniti prosperi, poiché questi rappresentano uno dei più grandi mercati per la Cina e fra le due parti, inoltre, sussiste un’irrevocabile interdipendenza in termini di sviluppo economico. Negli Stati Uniti vi sono alcuni politici che invocano il decoupling dalla Cina, ma questo è un falso problema, perché la globalizzazione economica non è il risultato di politiche o strategie attuate da una sola nazione, ma è una creazione dell’economia capitalista di mercato. Tale «disaccoppiamento» non può quindi essere raggiunto attraverso qualsivoglia politica strategica. Per questo motivo, la Cina vuole che gli Stati Uniti siano stabili e prosperi, così da sostenere il proprio sviluppo, e non desidera che questi vadano in declino, specialmente in modo troppo rapido, perché questo sarebbe un disastro. Giungiamo in questo modo alla terza questione: vuole la Cina mantenere relazioni stabili, o quantomeno gestibili, con gli Stati Uniti, nonostante questi vogliano contenere la Cina e prevalere su di essa? Dal rapporto politico del XX Congresso del Partito comunista cinese si può comprendere che Pechino vuole mantenere relazioni stabili con Washington. Questo è dimostrato chiaramente anche dal summit tra i due capi di Stato a margine del G20 tenutosi a Bali nel novembre 2022. Dunque, qual è la posizione della Cina in merito alla guerra russo-ucraina? Ci sono differenze fondamentali tra Mosca e Pechino. In primo luogo, la Russia appare come distruttrice, mentre la Cina è costruttrice; la Russia è entrata in guerra, ma la Cina vuole pace e stabilità e intende contribuire alla comunità globale. A livello generale, infine, la Cina vuole mantenere e migliorare l’ordine internazionale esistente. Vi sono alcune voci che sostengono che la Cina sia uno Stato revisionista che tenta di modificare quest’ordine internazionale, ma il revisionismo richiede compromessi ed è perciò molto meglio del rivoluzionarismo, il quale implica un certo grado di distruzione. In secondo luogo, la Cina desidera che gli Stati Uniti abbiano stabilità e prosperità e intende mantenere relazioni stabili, o quantomeno gestibili, con Washington, nono- stante quest’ultima appaia agire in senso contrario. © 2023 Edizioni Angelo Guerini e Associati srl