«Quanto paghi per questa stanza?» «Più di 600 euro per 14 metri quadrati.» «La cucina?» «La dividiamo in sette, ma non cuciniamo mai tutti insieme, altrimenti è un delirio.» «E la muffa in bagno?» «Lo abbiamo fatto presente, ma ci hanno risposto che non ci viviamo, in bagno.». Questa è la storia di Chiara, makeup artist di 22 anni, che è venuta a Milano da Pescara con un sogno da realizzare, e tiene duro in una zona semi-periferica. La sua video intervista fa parte della serie tragicomica Aff(L)itti. Storie di expat nella città più cara d’Italia, dove si subisce ogni tipo di angheria per stare in quello che è considerato a place to be. A raccontare le storie dei fuorisede – che paiono uscite da una fotografia in bianco e nero degli anni della migrazione al Nord in cerca del boom economico che fu – è Stefano Maiolica, 27 anni, nostalgia canaglia per Salerno e la brillante idea di creare una community dedicata con articoli, video, iniziative solidali e informazioni utili per i fuorisede che vengono dal Sud a studiare e a inseguire le loro ambizioni. Quelle migliaia di studenti che hanno contribuito a costruire una narrativa sulla metropoli milanese con vocazione internazionale che si sta sgretolando sotto i nostri occhi. Una narrazione che, per quanto raccontata con leggiadra ironia, suscita pensieri amari, non solo sul destino della generazione Zeta ma anche per sottotesto e contesto.
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Ho scelto Milano in modo da poter avere il futuro a cinque ore di treno da casa. Così, ho fatto le valigie, ho spezzettato il mio cuore e sono salito sul treno che mi avrebbe cambiato la vita per sempre
Dopo aver raccontato sulla nostra piattaforma di NRW mille e più storie di giovani di seconda generazione con genitori stranieri che rappresentano, seppur con tante fragilità e contraddizioni, modelli esemplari – fonte di ispirazione e ponte di connessione per chi è rimasto in mezzo al guado – diamo una sbirciata a quelli che dovrebbero essere cittadini del mondo e invece vivono relegati in un micro-cosmo fatto di nostalgia di casa, la sfida quotidiana per un affitto, talvolta un materasso in una stanza pagata 400 euro al mese per vivere a Milano. Sebbene ammiri la loro tenacia, mi pare una storia poco contemporanea nell’epoca del ChatGPT, delle enne possibilità offerte dall’intelligenza artificiale e dei viaggi intergalattici delle sonde spaziali. Ma tant’è. E allora, senza fare raffronti con il passato che guardava al futuro, solo pochi anni fa, prima del Covid, prima della guerra in Ucraina, prima della crisi economica – questa sì resiliente a tutti gli sforzi individuali e collettivi – mi chiedo perché mai in questa campagna elettorale, fatta in sordina, nessuno abbia pensato a candidare Stefano Maiolica, che ha creato la pagina Instagram e il blog Un Terrone a Milano. Una maschera paradossale e paradigmatica per parlare in modo ironico delle sfide di una generazione, dei servizi che mancano, delle periferie che si estendono; del disagio di tutti i cittadini italiani che si sentono expat nella loro terra, nel proprio quartiere, e non sanno più come districarsi in questo globo diventato stretto, in questo Paese mal governato e pittoresco, bizantino. Un Paese che, a spiegarlo, ci si perde sempre perché si torna sempre allo stesso punto di partenza, come nel giro dell’oca, ai medesimi nodi mai sciolti. Anche se alla sua età avevo messo 10mila chilometri di felice distanza da Milano perché mi è sempre sembrata una piccola provincia e l’ho riscoperta solo quando sono stata costretta a fermarmi dal lockdown, il suo racconto mi ha fatto sentire davvero aff(L)itta.
In questi anni ho dovuto affrontare tantissime sfide: la ricerca di una stanza decente e a un costo accessibile, il costo della vita a Milano e la tanta nostalgia di casa. Ma queste sfide mi hanno aiutato a capire davvero chi sono e ho deciso di condividerle con voi
Lui forse ha svoltato con la sua brillante iniziativa ed è stato abile a riuscire a mettere a disposizione un pullman per fare tornare a gratis i fuorisede a casa a Natale, ma mi chiedo come siamo arrivati a questo punto. E a leggere i suoi dieci consigli su come evitare la depressione post vacanze a casa, al Sud, così vicino e così lontano perché ancora viviamo in un Paese diviso in due, dove si è costretti a fare gli expat a poche centinaia di chilometri da dove si è nati.
Sembrerà banale ma per molti di noi tornare dalle vacanze può generare un vero e proprio shock perché significa rompere per l’ennesima volta il legame con il nostro “nido” sicuro per rilanciarsi nella frenetica e incerta vita che abbiamo scelto. Ma non dobbiamo neanche esagerare, non stiamo mica andando in guerra!
Ecco, appunto. La guerra. Perché nel frattempo si commemora il suicidio di uno studente iraniano, Mohammad Moradi, che in Francia si è gettato nel fiume 40 giorni fa per protestare contro il regime. Ci stiamo avvicinando al primo tragico anniversario dell’invasione russa in Ucraina e c’è chi continua a partire per portare un valanga di aiuti alle sfollate e disperate vittime della guerra. Ma tornando alla Milano senza il cuore in mano, ci sono anche gli stranieri che battagliano per una protezione internazionale e vengono respinti in una città lacrimogena e sempre più aff(L)itta dalla mancanza di servizi, affitti sostenibili; opportunità e inclusione. E insomma, dovevate inserirlo Stefano Maiolica nelle liste elettorali per le elezioni regionali del 12-13 febbraio perché Un terrone a Milano incarna meglio di tanti giovani funzionari di partito lo spirito dei tempi di regressione economica e culturale. Almeno in questa landa lombarda e che tanto amiamo ma ci aff(L)igge.