Mohammed Ben Said, tunisino di 39 anni, muore la notte di Natale del 1999 nel Cpt, centro di permanenza temporanea e di assistenza di Ponte Galeria a Roma.  Mohammed non avrebbe dovuto trovarsi nel Cpt. Uscito dal carcere dopo avere scontato la condanna per un reato minore, fu portato a Ponte Galeria a Roma. Mohammed era sposato con una cittadina italiana. Secondo la legge, non poteva essere rimpatriato quindi non avrebbe dovuto essere rinchiuso. Per diversi giorni aveva cercato di fare valere i suoi diritti, ma nessuno gli aveva creduto. Aveva chiesto di essere curato per la mandibola fratturata, forse era arrivato in queste condizioni dal carcere. Invece delle cure mediche gli diedero una dose letale di psicofarmaci. Per diverse ore gli altri migranti detenuti avevano chiesto aiuto, ma i soccorsi sono arrivati troppo tardi. Mohammed era già morto. E troppo tardi, solo dopo la sua morte, fu ritrovato il certificato di matrimonio, documento che gli avrebbe garantito la libertà. Le cause del suo decesso restano sconosciute. Il 31 agosto del 2022 un giovane migrante pakistano, portato nel Cpr di Gradisca d’Isonzo (Gorizia), si è suicidato un’ora dopo il suo ingresso nella struttura. E se non bastasse, potete rivedere l’agghiacciante inchiesta di Rainews24 sul business privato degli attuali Cpr. Significativa la dichiarazione di uno straniero tunisino che, in perfetto italiano, ha detto: «Io sono un medico, ho studiato, sono venuto in Italia per lavorare. Non mi sarei mai aspettato di trovare in Europa le stesse violazioni dei diritti che ci sono nel mio Paese».

Sono tanti i casi di suicidio, autolesionismo brutale e pestaggi di persone trattenute nei Cpr. Cosa succederà con le nuove strutture che saranno gestite dal ministero della Difesa? Siamo in guerra?

Come avrete notato, tutti i mass media sono lecitamente focalizzati sulle norme del decreto soprannominato Cutro (dimostrando sprezzo dei superstiti del naufragio avvenuto nella notte fra il 25 e il 26 febbraio scorso) perché dopo che sono arrivati i decreti attuativi, tutti si sono resi conto quanto siano lesive le nome previste dalla legge 20/2023. E infatti il caso dei magistrati che a Catania e a Firenze hanno disapplicato la legge (che prevede di togliere la libertà ai richiedenti asilo con procedure accelerate arrivati da presunti Paesi sicuri), ha innescato un aspro conflitto fra il Governo e la magistratura. Vorrei però soffermarmi su un altro provvedimento altrettanto grave: quello delle norme inserite nel decreto Sud per raddoppiare i Cpr (e allungare i tempi di detenzione fino a 18 mesi) che saranno affidati al ministero della Difesa. Ossia saranno opere destinate alla difesa nazionale al pari di aeroporti, basi missilistiche, depositi di munizioni, caserme, basi navali. La legge prevede un finanziamento di 20 milioni di euro e di un altro milione di euro per il loro funzionamento nel 2024. Si tratta di una sospensione totale dello stato di diritto e spero che la Corte di Giustizia europea intervenga o che ci siano in futuro tanti giudici a Berlino. Anche se affidare la democrazia alla magistratura va contro ogni principio garantista, come ci ha insegnato la storia della nostra malmessa Repubblica.

La campagna Lasciateci entrare si occupa da anni di quanto accade nei centri detentivi per migranti. Diffidate perciò da quelli che vanno nei talk show a dire che l’offensiva legislativa del governo Meloni è tutta propaganda. In parte lo è, certo. Il Memorandum con la Tunisia non si riesce a fare, i rimpatri neanche e sono poche migliaia i migranti che ogni anno vengono espulsi per mancanza di accordi bilaterali mentre il Piano Mattei annunciato più volte dalla premier resta un mistero. Ma, come il decreto Cutro è arrivato al punto estremo di eliminare l’insegnamento dell’italiano nei centri di accoglienza, quello sui Cpr mostra un disegno molto chiaro: si creano strutture detentive, con un’ulteriore sospensione dello stato di diritto, si affidano alla Difesa e si sostituisce il business dell’accoglienza con quello dei Cpr.

Siccome i rimpatri non verranno fatti, poi dovremo fare i conti con un’emergenza reale creata dallo stato italiano: avere sul territorio cittadini stranieri irregolari, non integrati e anche piuttosto incazzati

Se avete dei dubbi, leggete il rapporto pubblicato lo scorso marzo dal Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. Vi pare che possa accadere questo in un Paese democratico? E chiedo di nuovo: siamo in guerra?