#ilmiovotovale è il nome della campagna della Rete per la riforma della cittadinanza che, a ogni appuntamento elettorale, permette a chi non può andare alle urne di esprimersi in forma simbolica. E rappresenta uno schiaffo a chi teme il partito dell’astensionismo. Tutti i maggiorenni senza cittadinanza e gli elettori fuori sede che non possono rientrare nei loro comuni di residenza potranno recarsi alle urne sulla piattaforma digitale il mio voto vale per esprimere la propria preferenza. E ricordare ancora una volta all’opinione pubblica quelle migliaia di giovani nati e cresciuti in Italia che aspirano a partecipare alla vita politica del loro Paese ma non possono farlo perché la loro aspettativa di ottenere la riforma della cittadinanza è stata vanificata per l’ennesima volta con la caduta del Governo Draghi.
Quest’anno la campagna è stata estesa anche a tutte le persone fuori sede che non riescono a tornare a casa e non possono esercitare il loro diritto al voto. Una limitazione incomprensibile che contribuirà all’astensionismo
Da lunedì 19 settembre a domenica 25 settembre sarà possibile esprimere un voto simbolico sulla piattaforma il mio voto vale a cui seguirà anche lo spoglio con una diretta su Instagram. Fra gli altri, parteciperanno la giornalista Sabika Shah Povia e Victoria Oluboyo, attivista e femminista esperta di tratta che è stata intervistata da Michela Fantozzi per NRW.
La mancata approvazione di una riforma della cittadinanza mi esclude ancora una volta dal voto, nonostante io sia cresciuta in Italia e faccia politica dentro e fuori dall’Università, ha detto Deepika Salhan, attivista della campagna
Al di là del voto simbolico -giustissimo per carità- trovo scoraggiante che ad ogni appuntamento elettorale si debba parlare di una mobilitazione da parte degli italiani senza cittadinanza perché si tratta di un tema cruciale mai affrontato seriamente dai partiti. O peggio, usato in modo strumentale per il posizionamento delle coalizioni che si contendono il consenso alle urne. Come affermano gli attivisti della Rete per la riforma della cittadinanza con triste sarcasmo “lo ius scholae è stato più che altro una sola”. Ossia un compromesso al ribasso che avrebbe favorito una ristretta platea di giovani con background migratorio. Lo ius scholae doveva essere un punto di partenza per una riforma strutturata e invece si dovrà ricominciare da capo. Estenuante.
Se invece volete sostenere il nostro lavoro, potete entrare nella nostra comunità.