Ogni anno, quando arriva la giornata internazionale della donna, l’8 marzo, si dice che bisognerebbe festeggiarla tutto l’anno perché i diritti conquistati e da conquistare si devono tenere in mente sempre. Detto, fatto. Nuove Radici festeggerà il 9 marzo, in compagnia di una famosa free climber iraniana: Nasim Eshqui. E in compagnia di tutti quelli che vorranno conoscerla, ascoltare la storia della sua vita in Iran e vedere le sue arrampicate a mani nude sulle rocce. Grazie alla collaborazione con The Mill-le passioni creano idee: uno spazio di riflessione e immaginazione creato dall’avvocato e già senatore Roberto Cociancich. E grazie a un bizzarro intreccio di destini, svelamenti, battaglie culturali che ci hanno portato a incontrare Nasim Eshqi. Ve ne ho parlato a dicembre scorso quando ho visto il documentario diretto da Francesca Borghetti, Climbing Iran. Poi l’ho inseguita, stalkerizzata un giorno sì e l’altro ancora per riuscire a incontrarla, intervistarla ai piedi di una montagna. Per poi rivederla di nuovo, appena è stato possibile, vicino a delle falesie che si affacciano sul mare, perché Nasim è una di quelle persone, di quelle donne, capaci di inebriare chiunque grazie alla sua energia. Dopo la sua ultima escursione sulle Alpi francesi, è scoppiata la rivolta nel suo Paese e lei ha deciso di non tornare più indietro a Teheran, dove è nata e cresciuta. E di restare in Europa dove è protetta con discrezione dalla comunità degli alpinisti. Nasim Esqhi ha 40 anni ed è una delle pioniere del free climbing. E anche dello sport praticato senza indossare il velo che ora diverse sportive hanno tolto nel nome della libertà e di Mahsa Amini.
Fino a quando Mahsa Amini non è stata uccisa, Nasim è stata una sorta di funambolo che viveva in bilico fra la libertà che aveva trovato in montagna e la vita in città, dove era obbligata a rispettare le leggi della Repubblica islamica.
Ha aperto nuove strade in alta quota. Anche in zone remote dell’Iran, dove ne ha dedicata una alle donne – a girl for all the season – grazie all’aiuto di alpinisti esperti che hanno intuito la sua potenza nelle gambe, nelle mani e nella mente. Nasim – il cui nome significa vento leggero – è sempre stata un uragano. Una volta diventata un’esperta free climber, ha cominciato ad allenare altre donne e adolescenti alle quali ha salvato la vita, grazie allo sport che aveva salvato la sua di vita. Diventando una guida che veniva riconosciuta come tale anche dagli uomini. Diciassette anni fa, ha trovato la sua strada. Su una parete, appesa a una roccia, a fare uno sport che l’ha obbligata ad andare piano, a stare attenta ad ogni passo. Come nella vita che ha vissuto in Iran. E dopo aver aperto la sua di strada nelle montagne iraniane, è stata in India, In Oman, in Turchia, in Armenia, negli Emirati Arabi, in Georgia e in Europa. Fino ad oggi, Nasim Eshqi ha aperto più di 100 nuove strade in alta quota.
A Teheran è stata più volte fermata dalla polizia morale perché si arrampicava con gli uomini, perché non indossava il velo correttamente, perché andava in bicicletta. Non è andata in prigione, ma è stata più volte in una cella, per diversi giorni, anche in isolamento. Ora vive in Italia ed è uno dei volti della rivolta scoppiata in Iran dopo l’assassinio di Masha Amini. Per questa ragione abbiamo deciso, con The Mill, di organizzare una serata per vedere il documentario Climbing Iran e di festeggiare l’8 marzo, un giorno dopo. Senza mimose ma con tanti fuochi di artificio. In compagnia di una donna straordinaria che ha trasformato la propria sofferenza in una scalata verso le vette. Venite a conoscerla il 9 marzo a Milano, in via Cappuccio 5, alle 19. Non ve ne pentirete, tornerete a a casa ubriache e ubriachi di energia!
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