C’è una donna di talento dietro al master su Terrorismo, prevenzione della radicalizzazione eversiva, sicurezza e cybersecurity. Politiche per l’integrazione interreligiosa e interculturale e per la deradicalizzazione: la docente Sabrina Martucci dell’università Aldo Moro di Bari. Non si tratta solo di un corso per studenti, agenti penitenziari, giornalisti, educatori. Il master è il frutto di un lavoro certosino che ha creato una rete per affrontare il tema della radicalizzazione con un approccio multidisciplinare, attento ai diritti umani, all’inclusione. Attraverso figure molto diverse fra loro: giuristi, sociologi, psicologi, esperti di intelligence, dirigenti delle associazioni religiose musulmane; vittime degli attentati o rifugiati.
E non si tratta solo di un master che si esaurisce nelle aule dell’università ma di una comunità che è cresciuta e non ha mai smesso di studiare e confrontarsi sulla radicalizzazione, la sua prevenzione, la distorta l’interpretazione dell’islam
Ve ne parlo perché davanti al tifo da stadio sui social rispetto al dramma della guerra in Medio Oriente, la rabbia di tanti cittadini di origini arabe per la tragedia in Palestina e l’antisemitismo, non basta dire che siamo tutti per il dialogo, due popoli in due Stati. Ci vogliono fatica e tenacia per capire cosa succede nel mondo che cade a pezzi. E soprattutto bisogna studiare, ascoltare, confrontarsi su temi scomodi. Uscendo dalla comfort zone. Continuo a leggere drammatici reportage sulle sofferenze dei palestinesi, su quelle delle vittime dell’attacco di Hamas e delle famiglie degli ostaggi. E continuo a vedere tesi precostituite, complottismo su vasta scala ma anche il timore di tanti musulmani liberali di esprimere il loro pensiero ponderato.
Sabrina Martucci ha messo insieme studiosi arabi e israeliani che avevano avvertito un sommovimento nella galassia jihadista da diversi mesi, ma non ha rinunciato a creare un osmosi con esponenti della società civile. Perché la violenza non si sradica, se non la si comprende. Se non si dà voce a chi l’ha subita e a chi ritiene che l’inclusione, l’attenzione ai diritti umani, la libertà di culto siano fondamentali per prevenire ogni tipo di fondamentalismo. Come spiega bene la docente Sabrina Martucci in questa intervista.
Il master 2023/2024 con oltre 50 docenti inizierà a gennaio e qui potete trovare maggiori informazioni se volete iscrivervi: si svolgerà sia in presenza sia online. Nei workshop si parlerà di seconde generazioni (tra nuove identità e diritti non riconosciuti) e del ruolo degli imam; del protagonismo delle donne in Afghanistan, nonostante i talebani, di minori da tutelare; di islamofobia e odio in rete. E inoltre ci saranno importanti testimonianze. Come quella di Valeria Collina, madre di Youssef Zaghba, uno dei componenti del commando che ha ucciso otto persone nell’attentato al London Bridge e Azdyne Amimour, padre di uno dei responsabili della strage del Bataclan, co-autore del libro Il nous restent les mots scritto con Georges Salines, padre di una vittima. Perché come mi ha detto lo scrittore italo-iracheno Younis Tawfik, per volere la pace non bisogna essere di destra o di sinistra, ma solo umani. E per restare umani, abbiamo un solo strumento, oltre all’empatia: la conoscenza.