Editoriale NuoveRadici.world

Ci sono molti temi sui cui interrogarsi mentre ci avviciniamo a quello che con un eufemismo viene chiamato un Natale diverso. Continuano le violenze sulla rotta balcanica, di cui si è parlato ampiamente nell’incontro internazionale organizzato da RiVolti ai Balcani per trovare una soluzione che può solo essere europea. E non si sa se, dopo tanta attesa, la legge che dovrebbe sostituire il decreto sicurezza, parzialmente migliorata nel passaggio alla Camera, verrà approvata dal Senato. Oggi però voglio parlarvi del nostro podcast, Radici, prodotto da storielibere.fm. Domani torna online con un nuovo episodio dedicato ai medici di origine straniera che, dall’accoglienza dei migranti all’estenuante battaglia contro il Covid, non si sono mai risparmiati. Niente spoiler, potrete ascoltarlo su diverse piattaforme, collegandovi al sito di storielibere.fm e successivamente anche tramite il sito di NRW.

Un regalo per i nostri lettori. Il podcast Radici è ispirato al nostro storytelling. La trama del racconto è un reticolo di storie, riflessioni, considerazioni che collegano il tema delle migrazioni dal Mediterraneo alle nuove generazioni di italiani

Ascoltando tutti gli episodi, potrete immaginare una linea narrativa che è cominciata nel porto siciliano di Augusta, dove un estroso investigatore, il commissario Carlo Parini, ha affrontato l’esodo dei siriani in fuga dalla guerra civile a mani nude con una piccola task force. Per risalire gradualmente lungo tutta la penisola e arrivare nelle case dei figli dell’immigrazione che ci hanno raccontato aspirazioni, travagli, successi, attività innovative, fino a pochi anni fa impensabili. Dalla prima puntata sono successe molte cose, fra cui una di troppo: la pandemia che ha cambiato il mondo. Nel frattempo i ragazzi delle nuove generazioni di italiani sono diventati adulti, superando brillantemente la linea d’ombra della gioventù magistralmente raccontata da Joseph Conrad e diventati protagonisti della propria narrazione. Mettendoci la faccia, anche all’interno del nostro team.

Quando abbiamo iniziato la nostra avventura editoriale e culturale, molti giovani delle nuove generazioni stavano dietro le quinte, tranne qualche eccezione. Ora sono un’onda gentile cresciuta fino al punto in cui è più difficile tracciare una linea fra chi ha un background migratorio e chi no

E, per quanto le discriminazioni non si siano attenuate, il melting pot in salsa italiana sta diventando un laboratorio di talenti che fioriscono con una velocità impressionante. Anche se, purtroppo, i tempi delle evoluzioni sociali e quelli della politica non coincidono mai. Infatti nel nostro ultimo episodio di Radici, non mi sono dimenticata delle difficoltà dei tanti operatori sanitari di origine straniera che non hanno la cittadinanza. Da venerdì mattina, mettete le cuffie per ascoltarli.

Breve rassegna settimanale: Buon compleanno River to River: il festival del cinema indiano (in Italia) compie 20 anni. Cristina Piotti ci ha raccontato l’edizione digitale del festival diretto da Selvaggia Velo che si tiene dal 3 all’8 dicembre. Anca Maria Mihaescu ha scritto del voto di oltre un milione di cittadini di origine rumena residenti in Italia: Finalmente cittadini di origine straniera vanno al voto in Italia, ma per la Romania, mentre Michela Fantozzi ci ha raccontato la storia di Emma M’bayo Mertens: «Due lauree, nessuna cittadinanza. Come fai ad amare una patria che non ti vuole?».

ps1 Ho citato tre firme: tre firme su tre hanno background migratorio, ma solo una è riconoscibile dal cognome. Ora capite perché non si può più tracciare la linea dell’anacronistica contrapposizione noi/loro?

ps2 Il nostro giornale continua a fornire un’informazione che vuole essere un vaccino, anch’esso necessario, all’irrazionalità della demagogia. Sosteneteci per poter continuare a crescere e stare al nostro fianco in questo momento in cui c’è più che mai bisogno di una narrazione che stimoli la riflessione e la razionalità per stare davvero sulla stessa barca.