Non voglio morire di populismo, di opposizione e di governo. Perciò ora che i toni si stanno smussando, la psicosi (pare) allentando, da lombarda mi chiedo e mi dico: «C’era proprio bisogno di comunicare al mondo intero la vulnerabilità del nostro establishment che ha messo in ombra l’efficienza della struttura sanitaria e l’impegno eroico dei medici in questi giorni in trincea per combattere la doppia emergenza del coronavirus e del panico?».
Il discorso sulle élite che creano smarrimento più che rassicurazioni ci porterebbe lontano dal tema che trattiamo quotidianamente, perciò passerei a un argomento che ci sta più a cuore. Ossia i medici stranieri che sono spesso oggetto del nostro storytelling.
Ne parleremo anche nel prossimo episodio del podcast prodotto da storielibere.fm e in futuro anche in un workshop. I medici di origine straniera in Italia sono circa 20mila (500mila in Europa). Alcuni venuti da Paesi extraeuropei a studiare e a formarsi nelle nostre università, altri solo per specializzarsi oppure sono nuovi cittadini cresciuti in Italia e figli dell’immigrazione. Spesso precari, anche se ora la struttura sanitaria nazionale sta cercando di rendere più praticabile il loro desiderio di poter curare, assistere e operare nel pubblico. Sono più visibili nelle cliniche private, nelle case di riposo per anziani e richiesti per fare le guardie mediche. Quando riescono a diventare eccellenze, talvolta vengono discriminati perché oggetto della paura verso la globalizzazione e la società interculturale o della banale e ordinaria competizione professionale.
Fatta questa premessa, ho deciso di riportare il manifesto internazionale di Amsi, l’associazione di Medici Stranieri in Italia guidata da Foad Aodi, nostro partner, su come affrontare il coronavirus con maggiore serenità.
Si tratta di un decalogo per mettere in atto la prevenzione del coronavirus che parte dal seguente presupposto: ‘Siamo passati da fermiamo i migranti a fermiamo gli italiani, è vergognoso’, spiega Foad Aodi.
Si parte dalla mancata quarantena di chi proveniva dalla Cina per sottolineare la necessità di dare indicazioni chiare, senza creare confusione e smarrimento fra la popolazione (che ha assistito al cambio di passo della politica: dall’allarmismo megafonato e amplificato al stiamo calmi, niente panico) e prevenire così misure fai-da-te. Fra le richieste di Amsi, anche la prassi finalmente recepita di eseguire il test solo ai pazienti sintomatici, come era stato raccomandato dall’Oms, e una protezione maggiore di tutti i soccorritori in prima linea. Nel manifesto si chiede inoltre di controllare tutti gli arrivi in Italia, senza discriminare migranti o comunità cinese (giusto, anche se la paura è un sentimento irrazionale che contagia tutti). E ovviamente una cosa di buonsenso che in Italia sembra una missione impossibile: evitare strumentalizzazioni politiche e mediatiche.
Siate più responsabili e non diffondete il panico, aggiungo io. Se i cittadini percepiscono di avere a che fare con decisori dai piedi di argilla, la paura che ha già fatto molti danni all’integrazione si estenderà ad ogni piccola e grande emergenza da affrontare, cosa che frammenterà ulteriormente la nostra società. E noi non abbiamo alcuna intenzione di soccombere al populismo di governo e di opposizione.
P.S.: Informazione ai naviganti. Il nostro evento “I nuovi cittadini raccontano Milano”, organizzato con l’associazione Milano Positiva, in collaborazione con Acea Odv, alla Fabbrica del Vapore il 6 marzo è stato sospeso perché gli organizzatori della Civilweek2020 hanno rispettato le ordinanze di posticipare tutte le iniziative pubbliche. Vi avviseremo quando ci sarà una nuova data.
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