«Volevo che tu vedessi cos’è il vero coraggio, invece di farti l’idea che il coraggio è un uomo con un fucile in mano». Chissà quanti fra i manifestanti che a Kenosha, nel Wisconsin, hanno assistito ai due omicidi durante le proteste di questi giorni di Black Lives Matter, ricordano questa frase del libro di Harper Lee, “Il buio oltre la siepe”. Sì, perché il razzismo in America è intrinsecamente legato non solo alla diffusione delle armi, ma anche al preteso diritto di possederle. Dopo la terza notte di rivolte in difesa dell’afromericano Jacob Blake, il minorenne suprematista, Kyle Rittenhouse, viene inquadrato in un video con un fucile semiautomatico AR-15 prima degli omicidi.
«Volevo che tu vedessi cos’è il vero coraggio, invece di farti l’idea che il coraggio è un uomo con un fucile in mano». Le proteste scoppiate per il ferimento di Jacob Blake, colpito alle spalle con un’arma da fuoco da parte della polizia e ora paralizzato dalla vita in giù, suscitano molti interrogativi.
Dopo la rivolta a Minneapolis contro l’omicidio di George Floyd, la reazione globale era stata annacquata dai social media e da influencer anche italiani più che altro attenti a tutto quanto sia topic trend
Come reagiscono i giovani afroitaliani? La versione italiana di Black Lives Matter non sembra avere ancora molta presa e ognuno va in ordine sparso, seguito dalla propria community.
Il rapper e comunicatore Tommy Kuti ha pubblicato qualche post sulle tensioni razziali in America, ma per ora ha preferito concentrarsi, oltre che sulla sua musica, su riflessioni che riguardano le discriminazioni italiane.
Esperance H. Ripanti, @unavitadistendhal su Istangram, giovane scrittrice esordiente e talentuosa, molto attenta a tutto ciò che riguarda l’afrodiscendenza, parla di libri, suoi e altrui, e posta una storia per dire la sua opinione sull’ipocrisia dell’antirazzismo.

La mancanza di reazione mi stupisce. In queste ore nelle chat dedicate si dibatte molto del razzismo verso i braccianti, giustamente. Oltre alle reazioni alle discriminazioni purtroppo ormai ordinarie sul suolo italiano, non c’è stata però una mobilitazione, come accaduto per George Floyd.
E moltissimi attivisti si stanno indignando soprattutto per il post offensivo del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che appare sul suo profilo Istangram molto abbronzato mentre cerca di fare canestro e dice: «Ragazzi….prometto che la prossima estate metterò la crema 50».
Il musicista David Blank, voce influente fra gli attivisti afroitaliani, fa notare al ministro la sua ignoranza: «Le piace istigare e motivare il popolo italiano per le varie microaggressioni verso i neri italiani», commenta. Delle rivolte negli Stati Uniti, ne parla invece Marwa Mahmoud, la consigliera comunale di Reggio Emilia, in un post su Facebook: «Nel nome di Jacob Blake si ferma lo sport negli USA (…) Ormai è forte la consapevolezza che sia necessario un cambiamento, un cambio di rotta sistemico contro ogni forma di razzismo perché la situazione non è più tollerabile. Il re è nudo», scrive. Ne siamo certi?
Qualche aggiornamento sul lavoro del team di NRW. Sindbad il Marinaio ha voluto fare un requiem per Javier Chunga, infermiere di origine peruviana, ucciso dal Covid dopo tre mesi in terapia intensiva. Come lui, migliaia di operatori sanitari di origine straniera non vengono considerati eroi, anzi. Ci siamo occupati del dibattito lunare sui migranti ammassati nell’hotspot di Lampedusa. E Marco Lussemburgo ha scritto una storia che valeva la pena di essere raccontata: la squadra di calcio di braccianti e richiedenti asilo fondata da Rocco Borgese, segretario generale della Fai Cgil di Gioia Tauro. Non dimentichiamo però le tensioni razziali negli Stati Uniti perché resta questo nodo, terrificante, irrisolto: «Volevo che tu vedessi cos’è il vero coraggio, invece di farti l’idea che il coraggio è un uomo con un fucile in mano».