Il 50% delle centomila persone intervistate in 40 Paesi da un studio Ipsos Mori pensa che la Grande Muraglia sia visibile ad occhio nudo dalla Luna, ma si tratta di una credenza che non ha fondamento scientifico: nei punti di maggior spessore è larga 9 metri. Eppure questa convinzione è molto diffusa. Perché? Per via della pericolosa differenza fra ignoranza (non sapere, non conoscere qualcosa) e la percezione (fraintendimento della realtà che porta a certezze errate e crea pregiudizi oltre che fake news). Il risultato di questa ricerca globale è confluito nel brillante saggio di Bobby Duffy, docente al King’s College di Londra, I rischi della percezione. Perché ci sbagliamo su quasi tutto (Einaudi). Un saggio affascinante che dovrebbe essere introdotto nelle scuole perché spiega in modo scientifico come mai ci sbagliamo quasi sempre.
Il punto è che noi vorremmo che la Grande Muraglia fosse visibile dallo spazio perché è un’opera impressionante. Così come la maggior parte delle persone vorrebbe credere alla teoria della sostituzione demografica per colpa dei flussi migratori perché deve dare un nome alle sue paure.
E non è solo colpa dei social o della narrazione politica: noi vorremmo fosse così. Dallo studio emerge che gli italiani sono fra quelli che più credono agli asini che volano (dal tasso di anziani a quello degli immigrati passando per il numero esorbitante infondato degli omicidi) perché quando un problema ci preoccupa, pare, buttare lì un numero a caso serve a comunicare un’emozione. Dobbiamo credere dunque che gli immigrati irregolari siano 600 mila, dato che fa paura, o a quello appena introdotto dalla narrazione salvinista di 90 mila, così abbiamo risolto mediaticamente il problema dei rimpatri inefficaci?
Unico rimedio per non cedere troppo alla percezione e resistere alla tentazione di proiettare la propria narrazione è verificare, cercare, toccare con mano, continuare a fare ricerca. Faticoso, ma utile a capire parzialmente la differenza fra percezione e realtà perché ogni conoscenza è condizionata dalla soggettività, ovvio.
Pochi si interrogano, per esempio, sul rapporto fra immigrati o nuove generazioni di italiani e la politica. Si tende a credere che dare il diritto di voto agli stranieri favorirebbe uno schieramento di centrosinistra e il nostro conservatore Paese continua a prorogare una questione che invece va affrontata. Se ne parla fra le molte tematiche affrontate oggi e domani 2/3 maggio al seminario del ConNGGI, coordinamento nazionale nuove generazioni italiane, a Genova, a cui NuoveRadici.World partecipa. E se ne parla in modo diverso, con una prospettiva di lungo termine ogni sabato alla Formazione Politica organizzata dal movimento Cara Italia, fondato dal giornalista kenyota Stephen Ogongo. Il corso pilota mira a costruire una gruppo dirigente interculturale composto sia da italiani nativi sia da stranieri con cittadinanza o meno per dar loro nozioni sufficienti alla partecipazione politica a cui si arriverà prima o poi, con una legge che recepisca le normative europee sulle elezioni amministrative.
«Abbiamo intercettato un’esigenza sempre più diffusa di entrare in campo e dare un contributo. E la cosa che più ci chiedono ai corsi è la conoscenza della Costituzione», spiega Ogongo.
Al corso pilota di formazione politica di Cara Italia partecipa un piccolo gruppo composto da italiani nativi, brasiliani, moldavi, somali, ecuadoriani e ivoriani. Tutti immigrati di prima generazione che fanno lavori diversi: mediatori culturali, manager in alberghi, funzionari in ambasciate o liberi professionisti. Persone che si sentono escluse dai partiti nazionali o considerano gli schieramenti attuali troppo scollati dalla realtà. Soprattutto sulla tematica complessa dell’integrazione.
Dopo questo corso pilota, che si concluderà l’8 giugno con un seminario dedicato alla partecipazione alla politica degli immigrati, ne seguiranno altri in diverse città. Con iniziative ad hoc rivolte anche alle nuove generazioni. Decise a raccogliere il testimone per dimostrare che la Grande Muraglia NON è visibile a occhio nudo dalla Luna.
Più istruiti dei “nativi”. In Italia solo un immigrato su 4 ha un lavoro coerente con la sua laurea
Per la festa dei lavoratori, Fabio Malagnini ha analizzato il rapporto statistico fra stranieri e lavoro qualificato. Risultato? Nella maggioranza dei Paesi industrializzati, gli stranieri con un’educazione superiore (universitaria e post) superano in proporzione i “nativi”. Eppure quasi ovunque risultano impegnati in occupazioni che richiederebbero un titolo di studio inferiore a quello che hanno.
Trieste e Lucca. Pendolari della corsa africani e teste vuote al comando.
«È possibile organizzare un evento di samba e non invitare professionisti brasiliani? Certo, ma sei un decerebrato». Fondatore di Vadoinafrica.com, Martino Ghielmi (arrivato alla passione per il continente africano attraverso la corsa) ci ha spiegato come funziona il mercato dei runner africani che vengono in Italia per partecipare alle maratone.
Danilo De Biasio: «Il Festival dei Diritti Umani, contro fake news e spiegazioni comode»
Dal 2 all’11 maggio, tra Milano, Bologna, Firenze e Roma torna per la sua quarta edizione l’appuntamento dedicato al racconto di guerre, pratiche positive, cambiamenti climatici. Anticipazione di Cristina Piotti.
Ireneo Spencer: «Se sei figlio di migranti, ti fanno occupare di immigrazione. Io sono architetto e mi vedo ministro delle infrastrutture»
Nato a Roma da genitori capoverdiani, Ireneo Spencer, si batte per il diritto alla cittadinanza delle seconde generazioni. Vicepresidente del ConNGGI, in un’intervista suggestiva prova a demolire qualche pregiudizio. Di Fabio Poletti.
Le vite periferiche dei “brothers” di David Chariandy
Annoverato tra i migliori libri dell’anno 2018 sia dal Guardian che da Esquire, il secondo libro di David Chariandy, Brother, in Italia è appena stato pubblicato da Chiarelettere. Storia di due fratelli e del destino che la periferia riserva. Di Fabio Poletti.
Suhaee Abro: «L’Italia ha cambiato la mia vita. E il mio modo di ballare»
Nata a Karachi, il suo nome è molto noto in Pakistan. Ballerina, volto di numerose serie tv, è stata protagonista nel 2017 di My Pure Land, drammone diretto dall’anglo-pakistano Sarmad Masud, candidato agli Oscar come miglior film straniero di quell’anno dal Regno Unito. Si è appena trasferita a Lodi, alle porte di Milano, per amore. Di Cristina Piotti.