Editoriale NuoveRadici.world

Le cose che dovreste sapere sulla Libia. Sebbene i giornali non abbiano riportato molto del dibattito seguito all’informativa in Parlamento del ministro degli Esteri, Luigi di Maio, ci sono alcune cose che dovreste sapere sulla crisi libica.

Vi diamo una notizia: in Libia c’è una guerra. L’entità parastatale che era rimasta in piedi durante i conflitti fra le milizie delle due fazioni contrapposte si è dissolta. In attesa dell’esito della conferenza di Berlino, sarebbe ora «di smetterla con l’atteggiamento vittimista dei politici italiani che, indipendentemente dall’orientamento politico, continuano a ribadire che noi non contiamo nulla», ci spiega l’ex viceministro Mario Giro, «perché si tratta di un alibi per non occuparci dei conflitti. E la politica estera non può continuare ad essere sempre armiamoci e partite».  

L’Italia insiste con l’ossessione migratoria. Il ministro degli Esteri ha detto di fatto che il Memorandum Italia-Libia non si tocca, nonostante a gennaio più di mille migranti che erano saliti sui barconi siano stati riportati indietro nei campi di detenzione. A Montecitorio, qualche giorno fa, un dirigente del Pd mi ha guardato stupefatto quando gli ho chiesto se chiederanno al Governo di cambiare gli accordi con la Libia. Perché? Semplice: ora c’è l’emergenza della guerra e la priorità della nostra agenda politica è quella di contare di più nella strategia internazionale per risolvere il conflitto in Libia.

La Libia resta un porto sicuro perché c’è la guerra? Non dovrebbe essere esattamente al contrario?  E così intanto i migranti vengono riportati indietro nei campi di detenzione, dove potrebbero essere usati dalle milizie per combattere. 

In commissione Affari Esteri erano iniziate le audizioni all’interno dell’indagine conoscitiva sulla politica estera dell’Italia per la pace e la stabilità nel Mediterraneo per valutare una modifica degli accordi, ma ora sono state sospese perché c’è la guerra (vabbè). Secondo la comunità di Sant’Egidio bisognerebbe pensare all’evacuazione umanitaria dalla Libia di soggetti vulnerabili, come è stato fatto in situazioni di emergenza in altri Paesi.

«Si tratterebbe di allargare il canale già usato per i corridoi umanitari, un’esperienza pilota poi adottata da altri Paesi europei, ricorrendo al criterio di vulnerabilità», precisa Mario Giro.

Che fare? Sperare che il vertice di Berlino porti a una ripresa di un dialogo diplomatico o a un intervento multilaterale per disarmare le milizie? Sul Memorandum Italia-Libia non cambierà nulla però perché la Libia, nonostante la guerra, resta un porto sicuro. Applausi. 

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Dall’attesissimo Little America a Una buona bugia, premiato ai recenti Golden Globe. La selezione dei cinque film del mese da non perdere, secondo il giudizio (sindacabile) della redazione di NRW. Di Margherita De Gasperis.

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Basta con Zalone: guardatevi Ramy, fatevi una risata (e ringraziate i Golden Globe)

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