Anno nuovo, giornale nuovo. Ora, però, ci vuole un ulteriore (ri)scatto per la narrazione sulle migrazioni e sui nuovi cittadini con background migratorio. Abbiamo deciso che è arrivato il momento di rilanciare il progetto di Nuove Radici. Perciò, al netto del contesto di incertezza e della crisi di Governo, vorrei trasmettervi una piccola ventata di ottimismo. Del resto NRW è nata proprio per andare controcorrente.
E così, abbiamo fatto il restyling grafico che punta al (ri)scatto di una narrazione, ancora più ficcante per raccontarvi l’evoluzione della società interculturale. E abbiamo messo in cantiere un festival virtuale delle idee
Del resto, la forma è contenuto, come sosteneva Benedetto Croce. Certo, con una crisi al buio nella maggioranza dovremo capire come e se verranno conservate le poche novità sul fronte delle politiche migratorie.
Leggo sui giornali mainstream molti stereotipi, che sono stati addirittura rafforzati dalla pandemia, a dispetto di tutti coloro che continuano a ribadire che dall’emergenza sanitaria ne usciremo migliori. E, proprio per questo motivo, ritengo ancora più urgente puntare al (ri)scatto dell’informazione.
Leggo che nel cinema i ruoli interpretati dai figli dell’immigrazione, cittadini italiani a tutti gli effetti, sono ancora quelli dello spacciatore, la prostituta, la colf, ma non è più così vero. Alberto Malanchino è stato un medico specializzando nella serie Rai Doc-Nelle tue mani che in chiusura di stagione ha fatto oltre 8 milioni di share. La nuova serie Netflix Lupin, che si ispira al ladro gentiluomo, è interpretata da un afrodiscendente francese e si intreccia con una storia di razzismo. E non ho sentito cori di indignazione contro la sostituzione etnica perché l’attore è Omar Sy, sullo schermo un senegalese di seconda generazione.
Al contempo, però, i segnali di interessamento e di incoraggiamento che ci arrivano in redazione dimostrano che abbiamo anticipato temi che lentamente vengono recepiti anche da altri media più robusti e vetusti. Noi che restiamo aggrappate alla realtà, in una sorta di permanente ed empirica indagine sociologica, assistiamo infatti a una emersione prepotente dei nuovi esempi di leadership, innovazione e talenti.
L’impegno sociale, la cittadinanza attiva di tantissimi giovani è sempre più diffusa. Ogni giorno scopriamo nuovi talenti nella musica e nell’arte, e si moltiplicano gli influencer. Vero, ci sono anche i rider che vengono sfruttati, ma sta crescendo una generazione di sindacalisti di origini straniere. Vero, ai confini orientali i migranti che arrivano attraverso la rotta balcanica continuano a essere respinti verso la Slovenia e a catena in Bosnia dove vengono maltrattati, e trattenuti in un limbo infernale, ma si sta creando una rete internazionale di attivisti che sta costringendo la Commissione europea a farsene carico (anche se il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha negato che i respingimenti coinvolgano i richiedenti asilo, vabbè). Vero, lo scandaloso accordo Italia-Libia è ancora lì da modificare per evacuare i centri di detenzione dove i migranti vivono segregati e schiavizzati.
Contemporaneamente, però, sono sempre di più i collaboratori con doppie o triple radici che bussano alle porte (aperte) della nostra redazione per poter collaborare, contribuire alla crescita del progetto. Per questo motivo (e molto altro), abbiamo deciso di rilanciare la veste grafica della testata, composta da un team quasi esclusivamente femminile e multietnico perché il cambiamento avanza velocemente e noi, entusiaste e caparbie, miriamo al (ri)scatto di una narrazione sempre più dinamica che deve stare al passo con lo spirito dei tempi e dare un contributo ancora più efficace alla coesione sociale.
Nella nuova versione di NRW abbiamo aggiunto la sezione innovazione che sarà dedicata alle imprese più inclusive e alle start up ideate dai nuovi cittadini che cominciano a salire in cattedra ad insegnare il significato congruo dell’abusato termine “integrazione”. Certo, le diseguaglianze non si cancellano con il tasto delete. Eppure i volontari di origini straniere che aiutano chi è rimasto indietro per colpa del Covid e della crisi economica sono sempre più numerosi e forse un giorno non saranno più una notizia. E solo un ulteriore (ri)scatto dell’informazione riuscirà a far capire alla politica l’importanza di una comunicazione appropriata in una società interculturale. E nel nostro festival delle idee ci sarà uno spazio speciale per il tema della cittadinanza, determinante per la generazione che sta uscendo dalle università, non solo per i medici esclusi dalla sanità pubblica.Perché ci sono le azioni concrete per valorizzare la società interculturale, ma poi ci vogliono le parole appropriate per comunicarle e stare al passo con lo spirito del tempo.
Breve scorcio sulla settimana di NRW. Dopo l’assalto a Capital Hill, Elisa Mariani ha raccontato La Georgia che ha eletto il reverendo Warnock (oscurata dall’impeachment). E soprattutto la lungimiranza e la leadership di Stacey Abrams alla guida del team elettorale del primo senatore afroamericano che ha sconfitto i repubblicani. Sindbad il Marinaio ha spiegato perché la strada di Joe Biden sarà tutta in salita nel suo commento Tutti gli uomini del presidente (Trump) e le preoccupazioni del nuovo Potus. Michela Fantozzi ha scritto del Centro antiviolenza di Padova che ha scelto l’approccio multiculturale per aiutare le vittime straniere, mentre il long read di questa settimana è tratto da Gente di nessuno Rifugiati e migranti in Europa dal 1938 a oggi di Linda Polman. È trascorso quasi un secolo dalla prima conferenza europea sui migranti, eppure poco è cambiato. Lo potete leggere nella rubrica di Fabio Poletti. E abbiamo raccontato l’attività imprenditoriale di KeChic, la sartoria sociale italosenegalese che non teme il 2021, creata in pieno lockdown da Cheikh Diattara e Valeria Zanoni.
ps. Sulla nostra barca sono saliti a bordo anche due nuovi partner: la società di comunicazione Encanto, che ci affianca negli eventi e bon’t worry, la onlus impegnata nella difesa delle vittime della violenza. Le novità in arrivo sono tante, l’asticella si alza per un unico scopo: un ulteriore (ri)scatto della narrazione. Ci sostenete?