Cosa abbiamo scoperto?
Dona a chi ami ali per volare, radici per tornare e motivi per rimanere
(Dalai Lama Tenzin Gyatso)
Amelia Earhart, 1935. Wikimedia Commons
L’idea del questionario è nata dopo aver cercato di spiegare (ancora una volta) il senso di Radici a diversi interlocutori, cercando con ostinazione di sottrarmi alla polarizzazione sul tema dell’immigrazione. Dopo anni di narrazione a senso unico, lo so, è maledettamente complicato. E i reati odiosi commessi da diversi stranieri non aiutano, certo. Ma è troppo facile dire solamente che sono tutti da rimandare a casa oppure che sono tutte vittime, come induce a credere Gad Lerner nel suo La difesa della razza, un’inchiesta di Rai3 dedicata alla discriminazione. E così, convinta di avere una missione per conto di Dio, come John Belushi, ho deciso di fare un breve test ai politici che diventerà un nostro tormentone. I primi risultati vi faranno perplimere. Indipendentemente dalle opinioni o dai buoni propositi, è chiaro che manca una visione complessiva. Ma sono le prime due interviste, perciò non ci abbattiamo e coltiviamo la volontà dell’ottimismo.
Il primo a sottoporsi al questionario di Radici è stato il responsabile dell’Immigrazione di Forza Italia, Roberto Silli, intervistato da Giulia Parini Bruno. Prima di diventare parlamentare, è stato assessore all’Immigrazione al comune di Prato e ha parzialmente intuito il tema delle nuove classi dirigenti che avranno un background migratorio anche in Italia, come nel resto d’Europa, mentre l’esponente grillino Giuseppe Brescia, interpellato da Paola Rizzi, forse per aver lavorato nella scorsa legislatura sul tema dell’accoglienza, non pare avere un’idea molto nitida sui nuovi italiani. Questo primo approccio attraverso un semplice quiz, senza imboscate giurin giuretto, dimostra che il tema dell’integrazione non viene approfondito, studiato o analizzato, se non in modo frammentario. Ecco perché la newsletter di Radici ha preso una piega narrativa: solo le storie dei protagonisti ci (e vi) aiuteranno a capire la portata del cambiamento sociale che si nasconde dietro la parola integrazione. Questa settimana ci ha scritto Davide Skenderi, 23 anni, nato e cresciuto a Milano da genitori albanesi. Studente di Legge, il padre è arrivato a bordo di un gommone nel ’91. Skenderi studia Giurisprudenza all’università Bocconi, è diventato segretario dei Giovani democratici di Milano e sta facendo uno stage al Parlamento europeo con il Partito democratico. E al di là di qualche slogan, è interessante leggere la sua riflessione sulla propria identità perché siamo abituati ad associare gli immigrati e i loro figli quasi esclusivamente agli africani subsahariani o maghrebini.
Conflitti generazionali
Dal Pakistan è arrivata la notizia che Sana Cheema, la giovane italo-pachistana scomparsa nell’aprile scorso, è stata strangolata. Abbiamo già parlato del conflitto generazionale all’interno della comunità pachistana e della ribellione di numerose adolescenti alle tradizioni dei loro genitori, ma cosa rimane nella loro testa se riescono a a non pagare il prezzo di un rifiuto a un matrimonio combinato con la vita? Leggete cosa mi ha raccontato in un’intervista Nosheen Butt, sopravvissuta all’aggressione del padre (anche se purtroppo ha assistito alla lapidazione della madre), divisa fra la voglia di perdonare e la determinazione che la porta a dire agli uomini della sua comunità: «Se volete trattare le vostre figlie come schiave, allora tornate a casa vostra». Detto da lei, lo slogan di Salvini assume un significato socio-culturale preciso. Ma per fortuna ci sono anche molte ragazze pachistane che invece arrivano all’università, come Z.M., laureata in Scienze Politiche. Nella sua tesi ha ricostruito il conflitto generazionale e presto racconteremo la sua storia.
Ghali, uno di noi
Il rapper italo-tunisino, tanto deriso da alcuni per la sua musica per ragazzini (come la chiama lui stesso), è stato definito “Uno di noi”, con orgoglio, dalla Rete delle Seconde Generazioni, perché il suo successo è un esempio. La cosa più incredibile non è tanto il suo tour nei più importanti palazzetti italiani tra ottobre e novembre, quanto il fatto che Ghali sia stato il primo italiano a entrare nella top 50 mondiale di Spotify insieme a Sfera Ebbasta e Charlie Charles con il singolo spacca-record Peace & Love.
Sbarchi senza regia
Nei giorni scorsi si è ripetuto un controverso episodio nel Canale di Sicilia. Un braccio di ferro diplomatico che non ha permesso di portare in salvo 105 migranti soccorsi per 36 ore. Un ritardo giudicato “deplorevole” dalla Commissione Europea. Cosa succede sul fronte degli sbarchi, dove non pare esserci più una regia? Per fare chiarezza, vi consigliamo la lettura di questa ricerca dell’Ispi che ha fatto un report statistico sulla gestione degli arrivi, dell’accoglienza e dei richiedenti di asilo attraverso un fact-checking.
Importante per capire che non è in corso alcuna invasione – dall’inizio dell’anno sono sbarcate poco più di 9.300 persone, ma 150 mila aspettano ancora l’esito della risposta per sapere se verranno accolte con una protezione umanitaria (ciò che non vi dice la ricerca è che bisogna aspettare tre anni per ottenere una risposta) – e che è urgente una riforma del sistema di accoglienza.