La prima protagonista asiatica di un film Pixar, Red (Turning Red, nella versione originale) quando non è un panda rosso porta i legginsMeilin Lee ha appena compiuto tredici anni e la sua vita a Toronto scorre, come ci rivela lei stessa, molto felicemente.

A scuola è una prima della classe, una nerd consapevole di esserlo, ma questo non le impedisce di avere tre amichette del cuore; a casa è l’amatissima figlia unica di una coppia di sinocanadesi che gestiscono il tempio di famiglia – ‘Uno dei più antichi tempi di Toronto’ – dedicato alla memoria dell’antenata Sun Yee

Una sera, tra un’equazione e l’altra, ai margini del suo quaderno inizia a disegnare una figuretta maschile in pose ammiccanti che assomiglia moltissimo al cassiere del supermarket vicino casa. Il quaderno viene intercettato dalla madre che svergogna pubblicamente Mei Mei.

La mattina successiva lo specchio del bagno non rimanda più il solito riflesso ma il muso di un gigantesco panda rosso

Scoprirà che quello che le è capitato fa parte di un rito di passaggio a cui sono andate incontro tutte le donne della sua famiglia. L’unica maniera di liberarsi del panda – che prende il sopravvento quando lei prova una forte emozione – è rinchiuderlo in un amuleto. Se inizialmente la diligente Mei Mei non vede l’ora di conformarsi, con l’avvicinarsi del rituale capirà che è in grado di governare la comparsa del panda e anzi farne un proprio punto di forza per ottenere ciò che vuole, cioè, trattandosi di un’adolescente dei primi anni Duemila (il film è ambientato nel 2002), i biglietti per vedere una boy band insieme alle sue amiche. E quando davanti le si spalancherà la possibilità di fare quello che ci si aspetta che lei faccia, Mei Lee sceglierà per sé una strada diversa.

Meilin Lee, l’eroina sinocanadese di Red

Le origini cinesi di Meilin Lee sono messe in chiaro e rivendicate sin dalle diapositive in apertura di Red che la mostrano intenta ad onorare i propri genitori e soprattutto la madre, tanto nel 1994 quanto nel 2002. Seguendola nel suo ritorno da scuola verso casa, la vediamo arrivare non in un quartiere qualsiasi della città di Toronto ma a Chinatown, dove nel complesso in cui vivono lei e i suoi sorge anche il tempio dedicato alla memoria dell’antenata guardiana del panda rosso.

Ma Meilin Lee è anche una ragazzina occidentale che porta le sneaker sotto i leggins violetti, dorme indossando una maglietta con la foglia d’acero, ama il frontman nero dei 4 Town e non capisce la nonna quando parla cantonese. Inoltre, come sottolineato dalla regista Domee Shi, il panda in cui si trasforma è bianco e rosso, come la bandiera del Canada.

La regista di Red Domee Shi e la sua squadra

La talentuosa disegnatrice Pixar – suo anche il bellissimo e lacerante cortometraggio Bao – alla sua prima prova da regista di un film di animazione Domee Shi e la sua scenografa Rona Liu hanno molto in comune con la loro protagonista e non solo perché sono sinocanadesi.

Il film tratta tanto lo stravolgimento che provoca l’inizio pubertà per qualsiasi adolescente, quanto la difficoltà ad affermare la propria identità rispetto alla sua famiglia per una ragazzina di seconda generazione che crescendo fa esperienza anche di ciò che i suoi non conoscono

Nell’immaginare le caratteristiche fisiche di Meilin – il viso tondo, le caviglie non filiformi, i nei e le sopracciglia marcate – hanno ripreso i propri tratti fisici o delle adolescenti che sono state. Così come nel disegnare le ambientazioni – i particolari del tempio, il quartiere cinese – hanno attinto alla propria memoria. E sull’accettazione del proprio panda rosso interiore hanno certamente qualcosa da dire.