La musica del Mediterraneo e la sua tromba swing saranno la colonna sonora di Integrazioni Clandestine, la serata evento di NRW che compie un anno.
Sul palco del ristorante Samarkand di Milano lunedì 2 dicembre si esibirà il trombettista Raffaele Kohler, 38 anni, milanese con un nome tedesco, lascito di un trisnonno «che scapperà poi con una ballerina». Il suo non sarà solo un concerto, ma un evento in cui le note non saranno solo suonate ma raccontate:
C’è una canzone ricorrente in tutto il Mediterraneo. In Turchia si chiama Üsküdar, ma in altri Paesi come Grecia, Albania, gli stati della ex Jugoslavia, Israele e Palestina, anche se la melodia è identica il testo è diverso. Nessuno sa chi l’abbia scritta, ma ogni Paese rivendica la sua primogenitura. L’ho suonata ovunque in Europa, tutti mi dicono di conoscerla. Vuol dire che alla fine la musica è più forte di qualsiasi muro, di qualsiasi confine. C’è un mare, il Mediterraneo, che ci unisce tutti quanti. E anche se si fa fatica a riconoscerlo, le influenze musicali travalicano ogni confine. Ascoltate la musica turca, mettetela a confronto con le canzoni napoletane e sentirete che non sono così distanti.
Üsküdar sarà parte della mia colonna sonora all’evento di NRW. Le radici musicali di Raffaele Kohler, sono state alimentate da una madre attenta e premurosa che un giorno a casa disse ai suoi figli: «Se compero una tromba, poi c’è qualcuno che la suona?».
Ricorda Raffaele Kohler:
Mia sorella era troppo piccola, mio fratello suonava già la chitarra, io mi sono ritrovato la tromba in mano. Con mio fratello facevamo duetti blues. Il jazz è arrivato quasi subito. Mio padre grande appassionato ci fece ascoltare i suoi dischi. Poi sono entrato al Conservatorio e ho avuto come maestro il grande Emilio Soana. Oggi non solo vivo di musica, ci muoio con la musica.
Dal giorno che sua madre gli regalò una tromba Raffaele Kohler non si è più fermato. Con gli Ottavo Richter, uno dei suoi tanti gruppi, ha inciso 8 album, un altro con la Raffaele Kohler Swing Band e presto uscirà una incisione in duo con il pianista Mell Morcone. Poi ci sono le collaborazioni con la Banda Osiris, Settegrani, Vinicio Capossela, Laura Fedele, Gaetano Liguori, l’americano David Bronberg e da ultimo il progetto Slide Pistons.
In passato, Raffele Kohler ha contribuito anche al progetto Trombe Clandestine, una barca a vela che solcava il Mediterraneo con il suo carico di artisti e musicisti per azzerare le differenze tra i popoli.
Un pensiero che da sempre accompagna Raffaele Kohler:
Sono gli uomini a fare i confini. Ma la musica non può essere rinchiusa. Alla fine veniamo tutti dallo stesso mar Mediterraneo. Ci sono musiche, penso a quella balcanica, a quella mediorientale o al sirtaki che hanno un potere travolgente di coinvolgere chiunque la ascolti. Ognuno riconosce come sue queste musiche che fanno ballare. Ma se penso alle influenze della musica mi viene in mente la musica che facevano gli schiavi africani capaci di contaminare quella dei nordamericani. Uno scambio che ci ha dato il jazz. Per questo in musica non si può essere razzisti.
I tentativi di costringere o addirittura cancellare un certo tipo di musica si sono sempre fatti. Nella Germania nazista il jazz era proibito e considerato musica degenerata. «Sì ma poi lo suonavano. Ho sentito incisioni di musicisti tedeschi che suonavano jazz con i testi delle canzoni che avevano nel mirino gli odiati americani. A parte questo suonavano davvero bene. Segno che conoscevano il jazz molto bene e lo amavano».
Foto: Fernando Arias