Eugenia Bonfiglioli, 34 anni, italiana di Ferrara, insegnante a Strasburgo, ha l’anima camerunense. Nei social e alla televisione di Yaoundé dove si esibisce come comica in perfetto camfranglaise, lo slang di strada del Paese africano, la conoscono come LaGuga LaWat: «LaGuga perché era il soprannome che sin da piccola mi aveva dato mia nonna, LaWat perché sono “la ragazza bianca del quartiere”».

Il suo sembra essere un percorso al contrario. Immaginiamo nato per caso…

«Assolutamente sì. Nel 2005 mi trasferisco in Germania all’Università di Heidelberg dove studio Scienze Politiche. Incontro molti studenti in arrivo dal Camerun che parlano questa lingua, questo slang, prima nelle strade del loro Paese poi in Europa. Imparo la loro lingua, la loro arte, la loro cultura, il loro cibo, le musiche, quelle tradizionali e poi l’afro beat. Molte persone sono a favore dell’integrazione degli stranieri in Italia, io ho fatto l’esperimento al contrario. Un’integrazione al contrario. Anche perché poi, solo nel 2015 sono andata in Camerun per la prima volta».

Bianca, italiana, difficile farsi accettare?

«Gli studenti che ho incontrato in Germania sono cosmopoliti, hanno uno spirito aperto. Un cambiamento c’è stato da quando sono diventata un personaggio pubblico. Se in televisione o nei video inizio a parlare di cose scomode a livello politico è capitato che mi dicessero: “Ehi, parla del tuo Paese, di Berlusconi, degli africani che sfruttate nei campi di pomodoro…”».

Questo in Europa. E in Camerun?

«In Camerun era divertente. Verso i bianchi c’è un atteggiamento molto espansivo. Per strada capitava che mi chiamassero: “Ehi, bianca!”. Io gli rispondevo nella loro lingua, nello slang. All’inizio si stupivano poi si rompeva il ghiaccio. Non era più allora il rapporto classico tra bianco e nero. Molti si sorprendono, ma la mia aspirazione è quella di valorizzare una parte che molti nascondono. Capita che gli stranieri che arrivano in Italia facciano di tutto per distanziarsi dalle loro origini. Ma è un po’ quello che facciamo anche noi italiani all’estero. Io insegno italiano in una scuola materna internazionale a Strasburgo. Capita di sentire persone che, anche se italianissime, si dicono francesi».

E la natura comica quando l’ha scoperta?

«Da sempre dice mia mamma. Ma io non volevo fare la comica. Ho iniziato a registrare dei video in cui trattavo in modo ironico argomenti come le coppie, la suocera… Da lì è nato tutto. Far ridere una persona di un’altra cultura non è facile».

Lei non è una comica “italiana”.

«No, mi esibisco per un pubblico camerunense. All’inizio facevo eventi, spettacoli in giro per l’Europa. Poi sono arrivati i video e i talk show alla televisione del Camerun. Che fossi bianca era un dato di fatto. Ma che tu sia bianco o nero l’importante è che fai ridere».

Una domanda che non si fa più a chi è di origine straniera, ma che nel suo caso è obbligatoria: si sente più italiana o africana?

«Difficile dirlo. Sono un mix. A volte reagisco all’italiana, altre all’africana, più fatalista, pure superstiziosa… Ma l’italianità non è in discussione. Lavoro in una scuola internazionale dove insegno italiano e dove emerge tutto il mio amore per l’Italia».

Il futuro di Eugenia LaWat dov’è?

«In Camerun. È un Paese giovane, età media 19 anni, dinamico, anche se ci sono tanti problemi il mio futuro è là».