È possibile raccontare una storia che negli anni Settanta sarebbe stata più coraggiosa, ma che nel 2020 è l’incarnazione degli stereotipi? La vita davanti a sé ci ha provato e se non ha interamente fallito è stato solo grazie al suo cast – che vede tra i protagonisti la divina Sophia Loren, in un grande ritorno della magnetica attrice 86enne, ma soprattutto il giovanissimo, Ibrahima Gueye, coprotagonista e vera rivelazione, alla sua prima interpretazione.

Il film, diretto da Edoardo Ponti, figlio della Loren, segnava il grande ritorno della diva sugli schermi e per questo motivo era stato pensato per le sale cinematografiche, ma le norme antiCovid lo hanno portato su Netflix dove è stato distribuito il 13 novembre.

La trama

La storia è tratta dall’omonimo romanzo di Romain Gary (che ha visto già un adattamento cinematografico nel ’77 ad opera di Mizrahi, con il quale vinse l’Oscar come miglior film straniero). La Loren è Madame Rosa, ex prostituta ebrea sopravvissuta all’Olocausto che si prende cura dei figli delle ex colleghe. Un giorno, su richiesta di un amico, il dottor Cohen, si ritrova a dover badare anche a Momo, un ragazzino di origine senegalese che sin dalle prime sequenze appare come un ladro di mercanzia di poco valore.

E, come prevedibile, fra i due si instaura un legame speciale. A salvare il film dalla banalità degli stereotipi, ancora una volta, ci ha pensato il cast: in primis il personaggio di Lola, interpretata da Abril Zamora, attrice transessuale spagnola in grado di smorzare i momenti più tesi della trama. Oppure Hamil, amico di Madame Rosa e gestore di un tabacchi ed ex venditore di tappeti persiani pregiati, interpretato dal grande attore iraniano Babak Karimi.

Ibrahima Gueye, la rivelazione

Ma il personaggio, e ancor prima l’attore, rivelazione del film è proprio il protagonista: Momo, interpretato da Ibrahima Gueye. Sarà il nome da fuoriclasse, ma se questo è il suo esordio, sentiremo ancora parlare di lui: di lui si sa poco, tranne che è in Italia da soli cinque anni e che non ha nessuna esperienza di recitazione alle spalle, eppure sa esattamente come bucare lo schermo. Meglio ancora, al fianco di un caposaldo del cinema italiano come la Loren, non solo è ben presente, ma insieme i due creano una perfetta alchimia di sguardi e di gesti.

Tanto, ma non abbastanza. Nonostante un incredibile cast, il film riesce a commuovere lo spettatore, ma non tanto per la trama che non esce dai binari degli stereotipi quanto per il sincero affiatamento che si percepisce tra gli attori. La speranza è quindi vedere nuovamente Ibrahima Gueye sugli schermi, possibilmente in ruoli meno scontati, che per una volta si allontanino dalla retorica sul disgraziato ragazzino nero, immigrato, che cambia vita grazie all’incontro con una donna bianca. Una giovane rivelazione in grado di tener testa alla Loren, merita di meglio.

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