Dimenticate La capanna dello zio Tom. E pure Via col vento. Lo stereotipo del nero buono e rispettato anche se schiavo o il romanticismo durante la Guerra di Secessione rappresentano al peggio una delle storie più tremende dell’epopea degli Stati Uniti d’America. L’ex schiava Linda Brent, ma che in questo Voi donne e uomini liberi pubblicato da Mattioli 1885, appare con il suo vero nome di Harriett Ann Jacobs, racconta della sua vita molto più che in un diario. E che si tratti di vita straordinaria lo si capisce subito. Harriet Ann Jacobs, nata nel 1813, è stata una scrittrice e un’abolizionista statunitense. Nata schiava, imparò a leggere e scrivere grazie all’aiuto della sua padrona. Nel 1842 riuscì a fuggire e a raggiungere New York. Da qui si spostò a Rochester, dove conobbe la riformista quacchera Amy Post e il famoso leader nero Frederick Douglass che la incoraggiarono a raccontare la propria storia in questo libro, pubblicato nel 1861. Harriet Ann Jacobs trascorse i suoi ultimi anni a Washington, dove morì nel 1897. Il suo libro non è solo la testimonianza degli anni della segregazione e dello schiavismo, dove il colore della pelle valeva più di qualsiasi cosa. Ma è un vero e prorio manifesto per uomini liberi, scritto da una donna libera che già allora, decenni prima la battaglia delle donne per il diritto al voto, aveva individuato nello specifico femminile il motore che avrebbe potuto cambiare la Storia con la esse maiuscola. «Avevo le mie segrete speranze, ma dovevo combattere la mia battaglia da sola. Avevo l’orgoglio di una donna e l’amore di una madre per i miei figli; e decisi che dalle tenebre di quel momento dovesse sorgere per loro un’alba più luminosa. Il padrone aveva dalla sua parte il potere e la legge; io avevo una volontà determinata. Ognuno ha la sua forza». Fabio PolettiHarriet Ann JacobsVoi donne e uomini liberiEpisodi della vita di una ragazza schiavatraduzione di Livio Crescenzi e Ursula Miotto2022 Mattioli 1885pagine 304 euro 15

Per gentile concessione dell’editore Mattioli 1885 pubblichiamo un estratto dal libro Voi donne e uomini liberi.Pregiudizi contro il colore della pelleChe sollievo fu per il mio spirito vedere i preparativi per la partenza dalla città. Andammo ad Albany con il battello a vapore Knickerbocker. Quando il gong suonò per il tè, Mrs Bruce mi disse: “Linda, è tardi, e tu e la bambina fareste meglio a venire a tavola con me.” Le risposi: “So che è ora che la bambina ceni, ma preferirei non venire con voi, se non vi dispiace. Ho paura d’essere insultata.” “Oh, no, non se sei con me” mi fece. Vidi diverse bambinaie bianche avviarsi con le loro signore e m’azzardai a fare lo stesso. Noi sedevamo all’estremità della tavola. Non appena mi accomodai, una voce burbera disse: “Alzati! Lo sai che non ti è permesso sederti qui.” Sollevai lo sguardo e, stupita e indignata, vidi che colui che aveva parlato era un uomo di colore. Se il suo compito gli imponeva di far rispettare i regolamenti dell’imbarcazione, almeno avrebbe potuto farlo in modo educato. Gli risposi: “Non mi alzerò di qui, a meno che il comandante non venga a portami via.” Non mi fu offerta nessuna tazza di tè, ma Mrs Bruce mi porse la sua e chiese che gliene portassero un’altra. Mi guardai attorno per vedere se anche le altre bambinaie venivano trattate allo stesso modo. Loro erano tutte servite in modo cortese.La mattina dopo, quando ci fermammo a Troy per la colazione, tutti si precipitarono intorno alla tavola. Mrs Bruce mi disse: “Prendimi sottobraccio, Linda, ed entriamo insieme.” Il padrone dell’albergo la sentì, e disse: “Signora, intendete permettere alla vostra bambinaia e alla bambina di fare colazione con la mia famiglia?” Sapevo che il motivo era da attribuire alla mia carnagione, ma si espresse in modo cortese, per cui non ci feci troppo caso.A Saratoga trovammo l’United States Hotel affollato e Mr Bruce prese uno dei cottage che erano di pertinenza dell’albergo. Avevo pensato, con gioia, di andare nella quiete della campagna, dove avrei incontrato poca gente, ma lì mi ritrovai in mezzo a uno sciame di gente del Sud. Mi guardai intorno con timore e tremore, temendo di vedere qualcuno che potesse riconoscermi. Fui felice di scoprire che ci saremmo fermati solo per poco tempo.Tornammo presto a New York, per fare i preparativi per trascorrere il resto dell’estate a Rockaway. Mentre la lavandaia metteva in ordine gli abiti, colsi l’occasione per andare a Brooklyn a trovare Ellen. L’incontrai mentre andava in una bottega di alimentari, e le prime parole che mi disse furono: “Oh, mamma, non andare da Mrs Hobbs. Suo fratello, Mr Thorne, è venuto dal Sud, e forse lui rivelerà dove ti trovi.” Accettai l’avvertimento. Le raccontai che il giorno dopo sarei partita con Mrs Bruce e che avrei cercato di vederla quando fossi tornata.Essendo al servizio della razza anglosassone, non fui fatta salire in una ‘carrozza Jim Crow’, (*) mentre ci recavamo a Rockaway, e nemmeno fui invitata a scarrozzare per le strade in cima a dei bauli su un carro da trasporto; ma dovunque trovai le stesse manifestazioni di quel crudele pregiudizio che tanto scoraggia i sentimenti e reprime le energie delle persone di colore. Giungemmo a Rockaway primache facesse buio e ci sistemammo al Pavilion – un grande albergo situato in una splendida posizione in riva al mare – un’importante località di villeggiatura del bel mondo. C’erano trenta o quaranta bambinaie, di una grande varietà di popolazioni. Alcune signore avevano cameriere e cocchieri di colore, ma io ero l’unica bambinaia tinta di sangue d’Africa. Quando suonò la campanella del tè, presi la piccola Mary e seguii le altre bambinaie. La cena fu servita in una lunga sala. Un giovanotto, che aveva il compito di disporre le cose, fece due o tre volte il giro della tavola, e alla fine m’indicò un posto all’estremità in fondo. Poiché c’era solo una sedia, mi sedetti e presi la bambina in grembo. Al che il giovanotto venne da me e mi disse, nel modo più gentile possibile: “Vi dispiacerebbe far sedere la bambina sulla sedia, e stare dietro di lei e darle da mangiare, per favore? Dopo che avranno finito, verrete accompagnata in cucina dove farete un’ottima cena.”Quello fu il colmo! Feci fatica a controllarmi, quando mi guardai attorno e vidi delle donne che erano bambinaie, come me, con solo una sfumatura di carnagione più chiara, che mi fissavano con uno sguardo di sfida, come se la mia presenza fosse una contaminazione. Tuttavia, non dissi nulla. Tranquillamente presi la bambina in braccio, andai nella nostra stanza e mi rifiutai di tornare a tavola. Mr Bruce diede ordine che i pasti per la piccola Mary e per me fossero mandati in stanza. La cosa funzionò per alcuni giorni, ma i camerieri dell’albergo erano bianchi, e presto iniziarono a lamentarsi, dicendo che non erano stati assunti per servire i negri. Il padrone dell’albergo chiese a Mr Bruce di mandarmi giù a prendere i miei pasti, perché i suoi domestici si rifiutavano di portarli di sopra, e i servitori di colore degli altri clienti erano scontenti perché non tutti erano trattati allo stesso modo.Da parte mia, risposi che i domestici di colore dovevano sentirsi scontenti di se stessi, per il fatto che non avessero abbastanza rispetto di sé tanto da non sottomettersi a un tale trattamento; che non c’era alcuna differenza di prezzo per il vitto per la servitù di colore e quella bianca, e non c’era alcuna giustificazione per una differenza di trattamento. Dopo questo episodio, rimasi ancora un mese e, quando videro che ero risoluta a difendere i miei diritti, decisero di trattarmi bene. Lasciate che ogni uomo e ogni donna di colore facciano così, e alla fine cesseremo d’essere calpestati dai nostri oppressori.(*) Riferimento alle ‘leggi Jim Crow’, provvedimenti legislativi locali e dei singoli Stati degli Stati Uniti d’America emanati tra il 1877 e il 1964. Di fatto servirono a creare e mantenere la segregazione razziale in tutti i servizi pubblici, istituendo uno status definito di ‘separati ma uguali’ per i neri americani e per gli appartenenti a gruppi razziali diversi dai bianchi.© 2022, Mattioli 1885