Tremore è il terremoto che si abbatte su Haiti e sull’Iran. Tremore è la nostra epoca su cui si è abbattuto il Covid. Di Tremore sono fatte le relazioni personali tra i protagonisti di questo libro e pure nei rapporti interpersonali, in un’America che fa ancora fatica a viversi multietnica. Ma dentro c’è tanto altro, una nota positiva fatta di musica e di balli, di divertimento e spensieratezza come ogni volta la vita ci regala. Lontano dalla scrittura militante, in questo Tremore pubblicato da Einaudi, lo scrittore Teju Cole affronta anche – esperienza personale, racconta in mille interviste – cosa voglia dire essere nero in un mondo di bianchi, anche tra le élite intellettuali di un Paese come gli Stati Uniti, che ancora fatica a fare i conti con il suo più oscuro passato. Teju Cole, nato nel 1975 a Lagos in Nigeria dove è poi cresciuto fino ai 17 anni quando si è trasferito negli Stati Uniti, vive a Cambridge in Massachusetts. Scrittore, storico dell’arte, fotografo, insegna scrittura creativa ad Harvard. Tremore è stato nominato tra i libri dell’anno dal Washington Post e dal Times. È la storia di Tunde, un professore universitario africano, con una relazione sentimentale in crisi con la sua compagna giapponese Sadako, nella bianchissima università del New England. Tunde è un fotografo che vive da quasi trent’anni negli Stati Uniti. Le sue radici, però, sono nella caotica e contraddittoria Lagos, terra di martiri e peccatori, di progresso e superstizione. Sposato e senza figli, insegna a Harvard, il tempio della cultura americana, e si è fatto un nome nell’elitario mondo dell’arte, ma resta un nero in un mondo a misura di bianchi. E da outsider vede quello che sfugge a chi non conosce, né riconosce, che il proprio punto di vista: il sottinteso nell’espressione “terribile tragedia”, il passato schiavista in uno dei campus più prestigiosi d’America, la violenza dietro le opere d’arte custodite con ogni cura in eleganti musei come il Museum of Fine Arts di Boston. Il razzismo è ovunque. Spiega anche perché Samuel Little, il serial killer che ha mietuto più vittime nel Paese, risulti praticamente sconosciuto al pubblico perché si accaniva quasi esclusivamente su donne nere. In Tremore Teju Cole mescola voci, temi e generi, tratteggiando una modernità in cui la narrazione del mondo propagandata dalla ricca America bianca vacilla sotto i colpi di una logica ferrea. Tremore anche se mette il dito nella piaga delle questioni razziali, non è un libro politico, come spiega lo stesso Teju Cole: «I bianchi si trovano a loro agio in ambienti completamente bianchi. Non notano l’assenza dei neri nei loro musei e nelle loro scuole, nei ristoranti, nei film che guardano, nei libri che leggono, negli studiosi che citano. Anche in un mondo puramente immaginario, anche in un mondo futuristico, il loro standard è monocromatico. È come se inserire persone di colore nella finzione o immaginarle nel futuro fosse partecipare a un goffo tentativo di equilibrio politico, come se la presenza dei neri avesse senso solo e unicamente per rappresentare la “nerità”». Fabio Poletti

Teju Cole
Tremore
traduzione di Gioia Guerzoni
2024 Einaudi
pagine 216 euro 19,50