James Baldwin è uno dei pilastri della letteratura afroamericana e uno dei protagonisti delle battaglie per i diritti civili dell’ultimo secolo, che siano quelle per l’uguaglianza o per i diritti degli omosessuali. La sua penna, in venti romanzi, saggi, opere teatrali o semplici taccuini di osservazioni sociali, ha cambiato la prospettiva degli afroamericani come pochi. Il suo lavoro può essere accomunato a quello di Richard Wright, al sofisticato sarcasmo di Ralph Ellison, fino alla protesta in stile manifesto di Amiri Baraka. Questo mondo non è più bianco è una raccolta di saggi che James Baldwin pubblicò nel 1955 col titolo Notes of a native son e che oggi Bompiani riporta in libreria nella traduzione di Vincenzo Mantovani. Il libro si divide in tre parti e affronta vari aspetti della vita dello scrittore e della comunità nera americana. Si spazia dai libri o film considerati classici, La capanna dello zio Tom o Carmen Jones, si arriva ad Harlem alla vigilia delle proteste e si segue Baldwin nella sua esperienza a Parigi e in Svizzera. Nato nel quartiere povero di Harlem a New York nel 1924, James Baldwin lottò tutta la sua vita contro il razzismo e le discriminazioni di cui le comunità nere e omosessuali erano oggetto negli Stati Uniti. Rifiutando la violenza, divenne una delle figure emblematiche del Movimento dei Diritti Civili al fianco di Martin Luther King. Baldwin proseguì la sua lotta da Parigi dopo la guerra e poi da Saint-Paul de Vence, in Provenza, dove si stabilì nel 1970 insieme al suo compagno, in una casa che divenne a sua volta un centro culturale, ospitando la scrittrice Marguerite Yourcenar che tradusse una sua opera teatrale, gli attori Simone Signoret e Yves Montand e musicisti come Ray Charles, per il quale James Baldwin scrisse pure una canzone, e Miles Davis e Nina Simone. I saggi di James Baldwin sulla vita ad Harlem, sulla letteratura di protesta, sul cinema, sugli afroamericani all’estero hanno oggi la stessa forza di quando vennero scritti durante gli anni Quaranta e i primi anni Cinquanta, quando James Baldwin aveva più o meno vent’anni. Dopo che I am not your negro, documentario di Raoul Peck candidato agli Oscar 2017 e ispirato a un manoscritto incompleto dello scrittore, ha riportato l’attenzione su James Baldwin, Questo mondo non è più bianco serve da preziosa introduzione alla sua vita e alla sua opera. I saggi qui raccolti lo hanno consacrato come una delle voci più potenti della critica sociale americana e catturano un’immagine della vita nera e del pensiero nero all’alba del movimento per i diritti civili. James Baldwin, le cui osservazioni si sono spesso rivelate quasi profetiche, è anche uno dei pochi scrittori del tempo ad affrontare la questione della razza con una miscela esplosiva di sdegno per la violenza fisica e politica contro i cittadini neri e di misurata empatia verso i loro oppressori, una combinazione che servì a risvegliare la coscienza di molti lettori bianchi, ciechi di fronte alle ingiustizie perpetrate sotto il loro naso, e che attirò a Baldwin plauso e disapprovazione in egual misura. La sua lotta, lo sappiamo bene, non è ancora finita. Anche i movimenti più giovani come Black Lives Matter si ispirano ai suoi discorsi e ai suoi scritti, intrisi di un ottimismo della ragione e di una forza senza pari: «Quando mi dicevano: ci vuole tempo, cioè quando ero giovane, intendevano dire che ci sarebbe voluto del tempo perché un nero, qui, potesse essere trattato come un essere umano; ma succederà. Aiuteremo a fare in modo che succeda. Ve lo promettiamo». Fabio Poletti
James Baldwin Questo mondo non è più bianco traduzione di Vincenzo Mantovani 2023 Bompiani pagine 208 euro 16Per gentile concessione dell’editore Bompiani pubblichiamo un estratto dal libro Questo mondo non è più bianco.
La rabbia dei disprezzati è personalmente infruttuosa, ma è anche assolutamente inevitabile; questa rabbia, che in genere non viene presa in grande considerazione ed è compresa così poco anche tra la gente di cui è pane quotidiano, è una delle cose che fanno la storia. Può essere condotta sotto il dominio della ragione solo a fatica, e mai del tutto, perciò non ammette discussioni. È un fatto che i comuni esponenti dello Herrenwolk, non avendo mai sentito questa rabbia dentro di sé ed essendo incapaci d’immaginarsela, non riescono assolutamente a capire. Per di più, la rabbia non può essere nascosta, la si può solo dissimulare. Questa dissimulazione illude gli sbadati, inasprisce la rabbia e aggiunge, alla rabbia, il disprezzo. Senza dubbio, ci sono tanti modi di affrontare il complesso di tensioni che ne risulta quanti sono i neri sulla Terra, ma nessun nero potrà mai sperare di liberarsi completamente di questo conflitto interiore, perché rabbia, dissimulazione e disprezzo hanno inevitabilmente accompagnato la sua prima presa di coscienza del potere dell’uomo bianco. Ciò che è cruciale in questa situazione è che, dato il peso così grande che hanno i bianchi nel mondo dei neri, per i neri i bianchi sono una realtà ben lontana dall’essere reciproca; ed è per questo che tutti i neri hanno verso tutti i bianchi un atteggiamento dettato, in realtà, dal proposito o di carpire al bianco il gioiello della sua innocenza o di farglielo pagare caro. Il nero vuole, usando tutti i mezzi a sua disposizione, che il bianco cessi di considerarlo un’esotica rarità e che lo riconosca come un essere umano. Questo è un momento assai difficile e carico di tensione, perché l’innocenza dell’uomo bianco contiene una dose cospicua di forza di volontà. La maggior parte della gente non è più riflessiva, per natura, di quanto sempre per natura sia malvagia, e umanamente il bianco preferisce tenere il nero a una certa distanza perché così gli riesce più facile conservare la propria semplicità ed evitare di essere chiamato a rispondere dei crimini commessi dai suoi progenitori o dai vicini. Baldwin, James, Notes of a Native Son © 1955, renewed in 1983, by James Baldwin Prefazione © 1984 by James Baldwin Introduzione © 2012 by Edward P. Jones © 2018 / 2023 Giunti Editore S.p.A. / Bompiani