Gentrificazione: /gen·tri·fi·ca·zió·ne/sostantivo femminile. Trasformazione di un quartiere popolare in zona abitativa di pregio, con conseguente cambiamento della composizione sociale e dei prezzi delle abitazioni. Ne sappiamo qualcosa pure in Italia ma solo negli Stati Uniti, solo a New York la gentrificazione ha un effetto così devastante da dare vita a un libro horror come questo Quando nessuno guarda, scritto da Alyssa Cole, una scrittrice afroamericana nota per i suoi romanzi d’amore e storici, e pubblicato da HarperCollins. Il romanzo è ambientato a Brooklyn, la Broccolino degli immigrati italiani di inizi Ottocento, diventata con le sue brownstones, le case di pietra marrone, uno dei luoghi più ambiti dove abitare fuori Manhattan. Le abitazioni, per capire, si misurano in centimetri quadrati, perché nemmeno un angolo del loro valore venga perso. Ma come in ogni metropoli in grandissima espansione, e se non lo è Gotham City non sappiamo quale altra possa esserlo, non c’è quartiere dove gli anziani proprietari siano spariti per lasciar posto a yuppie danarosi negli Anni Ottanta fino ai noveaux riches dei decenni successivi. Da Harlem con le sue villette in collina passate di mano dagli afroamericani ai wasp di Manhattan, da Alphabet City, il quartiere Downtown oggi di lusso dopo essere stato strappato agli spacciatori di crack negli Anni Novanta. Abbiamo detto spariti, letteralmente. Ma se non fosse davvero così? Sydney Green crede di conoscere il quartiere di Brooklyn come le sue tasche, perché è qui che è nata e cresciuta. Eppure da un po’ di tempo c’è qualcosa che Sydney non sa definire, qualcosa di profondamente sbagliato, perché ogni giorno qualcosa cambia, impercettibilmente ma inesorabilmente. L’anziana dirimpettaia all’improvviso non si vede più, intere famiglie se ne vanno senza salutare. E appaiono nuovi vicini, sempre bianchi, sempre più ricchi. E agenti immobiliari, ovunque. Sydney decide di cercare di distrarsi organizzando delle passeggiate turistiche nel vicinato e sorprendentemente trova un aiutante in Theo, uno dei nuovi abitanti del quartiere. Ma le persone continuano a sparire e le passeggiate diventano una discesa nell’inferno della paranoia e della paura. E se i vecchi abitanti in realtà non se ne fossero mai andati? Fabio PolettiAlyssa ColeQuando nessuno guardatraduzione di Sara Caraffini2023 HarperCollinspagine 384 euro 18.50

Per gentile concessione dell’autrice Alyssa Cole e dell’editore HarperCollins pubblichiamo un estratto dal libro Quando nessuno guarda.Il mese scorso, il Quattro Luglio, ho aperto faticosamente il lucernario all’ultimo piano del brownstone e mi sono seduta lassù da sola. Durante la mia adolescenza, quel giorno la mamma, Drea e io facevamo sempre un picnic sul tetto, Brooklyn che si estendeva intorno a noi mentre i fuochi d’artificio esplodevano in lontananza. Quando mi sono arrampicata fin là da adulta, sola, sono rimasta colpita da come risultasse claustrofobica la vista, con nuovi edifici che riempivano i quartieri intorno a noi laddove un tempo c’era solo spazio aperto. Le gru si stagliavano minacciose sopra gli isolati circostanti come invasori usciti da un film sugli alieni, ombre simili a mantidi con occhi rossi che lampeggiavano nella notte, le bandiere americane fissate alla loro struttura che sbatacchiavano cupamente nel vento, segnalando che venivano in pace quando in realtà erano qui per distruggere.Per rifare.Forse mi sto lasciando trasportare dall’immaginazione, ma persino al livello del suolo la differenza è soverchiante. I ponteggi sono abbarbicati agli edifici in tutto il quartiere, come cirripedi della trasformazione, e gli operai edili sventrano case dove da bambina giocavo con gli amici. Nuovi condomini simili a cataste di brutte scatole da scarpe spuntano in lotti non edificati.Il paesaggio della mia vita è irriconoscibile, Gifford Place non mi sembra più casa mia.Sospiro, chiudo gli occhi e tento di rammentare il senso di libertà che provavo un tempo, prima in veste di bambina spensierata e poi come teenager so-tutto-io, mentre tenevo banco su questo primo gradino, con il mondo che mi si srotolava di fronte. Tre piani di mattoni vecchi di un secolo si levavano dietro di me come un solido muro protettivo, imbevuti dell’amore di mia madre e dei miei vicini e della tenacia del mio isolato.All’epoca andavo in giro scalza, anche se la signorina Wanda, che nei giorni bollenti come quelli che abbiamo avuto quest’estate apriva l’idrante antincendio, mi ripeteva che avrei preso la tigna. Sentire sotto i piedi il fresco cemento marrone del gradino davanti alla porta mi tranquillizzava.Adesso qualcuno chiama i vigili del fuoco ogni qual volta l’idrante viene aperto, persino quando usiamo il cappuccio sprinkler che riduce lo spreco d’acqua. E io porto le infradito quando siedo sul mio gradino, non perché mi preoccupi la famigerata tigna, ma perché sono di colpo a disagio quando invece dovrei sentirmi comoda.La signorina Wanda se n’è andata; ha venduto la sua casa questa primavera, mentre io ero imbozzolata nella depressione. La donna che ho avuto come vicina per quasi tutta la mia vita se n’è andata e io non sono riuscita nemmeno a salutarla.E la signorina Wanda non è certo l’unica.In meno di un anno, cinque famiglie hanno lasciato Gifford Place. Non sembra questo gran numero, ma ognuna delle loro case comprendeva tre o quattro appartamenti, quindi il cambiamento è stato a dir poco notevole. E questo senza contare gli affittuari. Si è arrivati al punto che provo una lieve fitta di apprensione ogni volta che vedo una nuova persona bianca nell’isolato. Chi ha rimpiazzato? Naturalmente ce ne sono sempre state alcune, inquilini in affitto che non potevano permettersi di vivere in nessun altro posto, ma erano tipi a posto e non davano fastidio a nessuno. Questi nuovi proprietari di case, invece, sono diversi.C’è un’anziana coppia di pensionati che per lo più organizza cene e bada agli affari suoi, ma chiama il 311 per lamentarsi del rumore. Jenn e Jen, le più simpatiche fra i nuovi arrivati, hanno una preoccupazione principale: a quanto pare hanno sentito dire che tutti i neri sono omofobi, quindi fanno i salti mortali per normalizzare la propria presenza, senza mai interrogarsi sulle due attempate donne nere che vivono nella casa accanto e non sono decisamente sorelle o semplici amiche.Poi ci sono le giovani famiglie come quella che si è trasferita nella casa della signorina Wanda o quelli pronti a metterne su una, come Ponytail Lululemon e il suo maritino dallo sguardo ramingo, che ho visto per la prima volta durante il tour storico. Hanno comprato l’abitazione dei Payne, qui di fronte, quindi presumo che quel giorno stessero davvero perlustrando il quartiere.Non hanno le persiane, quindi vedo cosa fanno dentro le mura domestiche. Di solito lei demolisce questo e quello, ristrutturando, il che dev’essere una specie di eredità genetica. Lui lavora da casa, apparentemente, e ama andarsene in giro a torso nudo all’ultimo piano. Non li ho mai visti interagire davvero; se io avessi un uomo che gironzola seminudo in casa mia faremmo ben altro che interagire, ma non sono affari miei.© 2020 Temple Hill Publishing© 2023 HarperCollins ItaliaPublished by arrangement with William Morrow Paperbacks acting in conjunction with The Italian Literary Agency and Writers House