L’occupazione francese, poi quella giapponese, la guerra con gli americani e il Vietnam rosso. Non c’è pace in questo Paese del Sud Est asiatico, raccontato da Nguyen Phan Que May in questo Quando le montagne cantano pubblicato da Editrice Nord. La storia, che si dipana lungo tutto il Novecento, è raccontata attraverso lo sguardo di Hu Ong e di sua nonna Dieu Lan costretta ad abbandonare cinque figli e a rifugiarsi sulle montagne, lontano da Hanoi. I bombardieri B-52 americani con il loro carico di napalm e di agente arancio sono la colonna sonora di giornate sempre eguali di cui la fine non è mai certa. Quando nonna e nipote tornano nella capitale la loro casa è un cumulo di macerie. Decidono di ricostruirla, perché mattone dopo mattone, c’è da ricostruire una nuova vita, piantare nuove radici ben solide nella terra. Questo raccontato da Nguyen Phan Que May non è un libro sulla guerra, sulle guerre che per un secolo hanno dilaniato e poi diviso il Paese. È un memoire, una storia che questa ex venditrice ambulante e coltivatrice di riso prima di diventare scrittrice, ha vissuto sulla sua pelle attimo per attimo prima di trasferirsi a Giacarta in Indonesia, dove oggi vive con la famiglia lavorando per alcuni organismi internazionali. Anche se è nata nel 1973, dunque due anni prima della caduta di Saigon e della fine del conflitto di cui non può avere certo memoria, molte delle vicende che si svolgono nel romanzo fanno parte della storia della sua famiglia. Non a caso lei dice di aver dovuto lavorare per sette anni prima di mettere la parola fine a questo libro acclamato a livello internazionale. Perché dentro non c’è solo la fatica dello scrivere ma pure la fatica di vite contaminate dal dolore di una generazione che non ha conosciuto altro che la guerra e i suoi effetti. Nel libro trova spazio anche Spirito Malvagio, l’identificazione dell’uomo che in un campo di granoturco le ha ucciso la nonna. Ma non c’è odio per questo. Odio in un Paese profondamente buddhista dove i morti continuano a vegliare sui vivi, è un sentimento che non può trovare ragione d’essere. Il libro solo tra qualche tempo sarà tradotto in vietnamita, nel Paese a regime comunista si fatica ancora per trovare vie d’uscita ad una censura stringente. Ma anche questo fa parte della fatica di vivere di Nguyen Phan Que May. A chi si chiedesse se questo romanzo, abbia un limite nella sua collocazione storica e geografica, val la pena ricordare quello che dice la piccola Hu Ong: «Mi ero convinta che, se le persone avessero incominciato a leggere e a scoprire le culture degli altri popoli, non ci sarebbero più state guerre». Fabio Poletti
Nguyen Phan Que May
Quando le montagne cantano
traduzione di Francesca Toticchi
2021 Editrice Nord
pagine 384 euro 18
Per gentile concessione della casa Editrice Nord pubblichiamo un brevissimo estratto dal libro Quando le montagne cantano.
Mia nonna diceva sempre che quando i nostri antenati muoiono non scompaiono davvero ma continuano a vegliare su di noi. E ora, mentre prendo un cerino e accendo tre bastoncini d’incenso, sento lei che mi guarda. Sull’altare degli antenati, dietro la campana di legno e i piatti di cibo fumante, i suoi occhi brillano alla luce della fiamma azzurro-arancione che brucia. Agito i bastoncini per spegnere la fiamma. Spirali di fumo salgono al cielo, richiamando gli spiriti dei morti.
« Ba` oi », sussurro, sollevando l’incenso sopra la testa. Attraverso il velo fumoso che nasconde il confine tra i nostri due mondi, lei mi sorride.
« Mi manchi, nonna. »
Una brezza entra dalla finestra aperta e mi sfiora il viso. « Hu ong, nipote mia adorata. » Gli alberi mormorano le sue
parole. « Sono qui con te, sempre.»
© 2020 by Nguyen Phan Que Mai
© 2021 Casa Editrice Nord s.u.r.l