Identità è appartenenza. Ma per chi è figlio di plurime identità trovare un senso all’appartenenza è assai complicato. Lo sanno i migranti da tempo in un altro Paese, stranieri lì, stranieri in patria e dunque stranieri sempre. Lo sanno pure i sanguemisti, come se quelle doppie origini dessero vita ad un nuovo essere umano, quasi un alieno. È questa la sensazione che deve aver provato per tutta la vita James Welch, uno dei più importanti scrittori nativi americani, autore di questo L’ultimo giorno di Jim Loney, dove c’è tanto della sua storia, ora pubblicato dall’editore Mattioli 1885. James Welch, morto nel 2003 a soli 63 anni, oltre a questo romanzo è autore di Winter in the Blood e Fools Crow, per i quali ha ricevuto rispettivamente il Los Angeles Times Book Prize, l’American Book Award e il Pacific Northwest Boksellers Award. Welch è stato anche autore di saggi e poesia. Dopo aver frequentato le scuole nelle riserve dei Piedi Neri e di Fort Belknap in Montana, si è laureato presso l’Università del Montana studiando scrittura creativa con il poeta Richard Hugo. L’ultimo giorno di Jim Loney è il suo capolavoro, frutto di un intenso lavoro di introspezione, come quello che è costretto a fare il protagonista. Jim Loney è un sangue misto. Respinto dal padre bianco e incapace di riscoprire le origini della madre nativa americana, Loney è estraneo a entrambe le comunità e conduce un’esistenza solitaria in una cittadina del Montana. Preda di sogni inquietanti, Loney è perseguitato dalle visioni di un nero uccello di malaugurio. Nonostante i suoi tormenti, Jim è un giovane gradevole e non fatica a conquistarsi l’affetto di coloro che lo circondano, non riuscendo tuttavia a ricambiare le offerte di amicizia e di amore. Rhea, la sua ragazza, non può consolarlo e Kate, sua sorella, non riesce a farsi strada nel suo mondo. Si ritrova così costretto ad affrontare un viaggio interiore che potrebbe condurlo o alla scoperta di sé o all’autodistruzione. Fabio PolettiJames WelchL’ultimo giorno di Jim Loneytraduzione di Nicola Manuppelli2023 Mattioli 1885pagine 208 euro 18

 

Per gentile concessione dell’editore Mattioli 1885 pubblichiamo un estratto dal libro L’ultimo giorno di Jim Loney.Sedevano nella piccola station-wagon di Rhea in un boschetto di ontani appena fuori dalla vista della strada principale. Tre foglie gialle erano cadute sul cofano dell’auto. Avevano mangiato un pezzetto di formaggio Camembert e bevuto abbastanza vino da sentire un po’ di torpore.“Come ci sono finite quelle foglie sulla mia auto?” “Sono cadute da quell’albero.”“A novembre?”“Aspettavano noi.”Sedevano e guardavano le nuvole scure apparse all’improvviso sul ciglio orientale del canyon. Si avvicinavano veloci, espandendosi verso sud.“Pensi che nevicherà?”“C’è un sentore nell’aria. Non saprei.”“E come si chiama questo canyon?”“Mission.”“Mi ricorda la scuola missionaria laggiù, come si chiama?” “Non è la St. Paul? Strano, non me lo ricordo. Giocavo a basket contro di loro.”“E vincevi?”“Non erano molto forti. È una piccola scuola.”“Mi piace stare qui. È così tranquillo. Credi ci venga mai nessuno?”“Cacciatori, gente che viene a fare picnic. Persone che raccolgono prugnoli.”“Costruiamoci una capanna. Possiamo abbattere quei piccoli vecchi alberi. Ci costruiamo una capanna di tronchi e tu potrai cacciare. Proprio come i tuoi antenati. Mi farei dei vestiti di pelliccia. Ci sono ermellini qui?”“Donnole. D’inverno diventano bianche come gli ermellini.”“Ci pensi mai ai tuoi antenati?”“Quali?”“Quelli che consideri tali. Oh, sei così fortunato ad avere due gruppi di antenati. Pensa, puoi essere indiano un giorno e bianco il giorno dopo. A seconda di come preferisci.”Le nuvole avevano coperto il sole mentre parlavano e l’auto aveva cominciato a raffreddarsi. Era una bella immagine, pensò Loney, poter scegliere di essere una o l’altra cosa, ma ancora più bello sarebbe stato essere sempre solo l’uno o l’altro, discendere da una sola stirpe. Sì, era bello pensare di essere l’uno o l’altro, un indiano o un bianco. Qualunque fosse l’opzione, era sempre meglio che essere un meticcio.“Cosa le va di fare adesso, Mr Loney?”E poi Loney la tirò a sé. Era felice che Rhea non volesse altro da lui che il suo essere lì. La baciò e la tenne stretta e sentì i suoi piccoli seni scivolare dolcemente contro il suo petto. Nell’angusto sedile anteriore la spogliò e lei gli sbottonò la camicia e gli slacciò la cintura. Le sue dita fredde e delicate gli accarezzarono il petto e lui non pensò ai suoi antenati.Si spostò da dietro il volante e lei gli si mise a cavalcioni, la guancia premuta contro il suo orecchio. Si sentiva soddisfatta, e intorpidita dal vino. Chiuse gli occhi e annusò il suo olio per capelli e quando li riaprì vide un cervo dal lunotto posteriore. Era un grosso cervo, senza corna. Era fermo su un lato dell’auto, il muso rivolto verso la vettura. Rhea lo guardò muovere l’orecchio destro, poi sollevare uno zoccolo posteriore per grattarsi. Stava quasi per gridare, ma il torpore prevaleva e sentì la mano di Loney che la spingeva contro il suo grembo. Chiuse gli occhi perché voleva donarsi a lui, ma anche perché era assonnata e voleva mantenere quel segreto. Gli baciò il collo e lo sentì dentro di sé e pensò: Un giorno glielo dirò. In quell’istante era il miglior segreto di sempre.Titolo originale The Death of Jim LoneyTraduzione© 1979 James Welch. Translation rights arranged through Vicki Satlow of The Agency srl© 2023, Mattioli 1885