Questo è un libro sul ritorno. Il desiderio del ritorno in Somalia, da dove mancava da 13 anni, di Abdullahi Ahmed. Se ci sono storie di integrazione che finiscono bene, una di queste è nel racconto che ne fa l’autore in Lo sguardo avanti, pubblicato da poco da Add Edtore. Certo è un libro di migrazioni, e non si può che partire dalla fatica edall’incertezza, dalla paura e dal percolo che affronta un giovanissimo somalo che da solo attraversa il deserto del Sahara insieme ad altri migranti, approda in Libia dove paga il prezzo della sua fuga dalla guerra ai trafficanti che, con quei soldi, armano le guerre, pure la guerra da cui scappa. Il viaggio in barca è fino a Lampedusa. Penultima destinazione prima di una cittadina della cintura piemontese, dove Abdullahi Ahmed diventa mediatore culturale. Nel 2016 diventa finalmente cittadino italiano. Ma è già tempo di pensare di rivedere la sua Somalia, i suoi affetti lontani, gli amici di un tempo. Solo la pandemia fermerà, almeno per ora, la voglia di tornare in Somalia. Di cui tanto si trova in questo libro che è soprattutto una ricerca delle proprie radici. Senza dimenticare il desiderio avuto un tempo, del viaggio che lo porterà in Europa, del bufis come scrive lui stesso: «Ho visto amici così disillusi da abbandonare i libri per imbracciare le armi e padri di famiglia rischiare la pelle per mantenere i propri cari, ed è in un contesto del genere che molti ragazzi hanno cominciato a crescere con un’idea in testa, una sorta di richiamo che ti prende e non se ne va più dai tuoi pensieri. Erano ossessionati dal bufis: il viaggio. E non parlo di un viaggio di piacere. È difficile da spiegare, ma vivendo in un mondo di guerra a un certo punto, improvvisa, senti nascere l’idea della fuga verso un altro Paese». Fabio Poletti

Abdullahi Ahmed
Lo sguardo avanti
La Somalia, l’Italia, la mia storia
2020 Add Editore
pagine 176 euro 12 ebook euro 6,99

Per gentile concessione dell’autore Abdullahi Ahmed e dell’editore Add pubblichiamo un estratto del libro Lo sguardo avanti.

Da mesi avevo segnato quella data sul calendario con un cerchio rosso: 1° marzo 2020. Dopo quasi tredici anni dalla mia partenza da Mogadiscio, ero pronto a ritornare in Somalia e abbracciare la mia famiglia che avevo lasciato nel 2007 scappando da una guerra civile e da un futuro pieno di dubbi. Erano settimane che aspettavo quel giorno ed ero emozionato al punto di non dormire la notte, immaginando il viaggio che questa volta avrei fatto con un biglietto aereo in mano, senza più dipendere dalle condizioni dei trafficanti.
Qualche settimana prima avevo scritto ad alcuni ex compagni di scuola rimasti in Somalia per annunciare il mio ritorno e non riuscivo a smettere di immaginare quanto li avrei ritrovati diversi. Il mondo in questi tredici anni era cambiato e forse anche loro; di molti non avevo più notizie da allora, io stesso ero ormai un’altra persona rispetto a quel ragazzo con lo zainetto semivuoto che aveva attraversato un deserto e un mare, fino a ritrovarsi senza niente in tasca in una città italiana di cui non aveva mai sentito il nome.
Da allora avevo una lingua nuova, altri amici e un’idea del mondo che neppure potevo immaginare e in questi anni sono cambiato così tanto che, se mi guardo indietro, mi stupisco nel vedere quanto coraggio avesse quel ragazzino che ero, e mi sorprendo a pensare ai rischi che ho passato e alle difficoltà che mi sono toccate. Come me, però, le stesse cose continuano ad affrontarle in tante e in tanti: buttarsi letteralmente sulle strade del mondo per cercare una salvezza, sfidare un mare e attraversare un deserto sperando di arrivare in un luogo che non si conosce.
Ho ritrovato molti pezzi della mia storia in ciò che mi hanno raccontato ragazze e ragazzi in questi anni di lavoro come mediatore culturale, eppure ogni volta la descrizione dei loro viaggi mi ha colpito e ferito. C’ero anch’io su quelle barche e su quei furgoni in cui si viaggia spaventati, e se ora mi appare tutto così distante, scopro invece che in una cosa sono rimasto lo stesso Abdullahi del 2007: nella voglia mai spenta di mantenere lo sguardo avanti, rivolto a quello che c’è da costruire e non alle cose che si sono lasciate alle spalle.

© 2020 Add Editore, Torino