Julia Quinn Shonda RhimesLa regina Carlottatraduzione di Alessandra Petrelli2023 Mondadoripagine 360 euro 22

 

Abbiamo amato Bridgerton, la serie tv passata su Netflix nel 2020. Con i suoi costumi, il suo plot narrativo mai banale, attori di grande livello come l’indimenticabile Regé-Jean Page, inglese ma di origini zimbabwesi, ci ha alleggerito la pandemia ma ci ha fatto pure pensare. E molto. Perché non si era mai vista una serie così multietnica, così attenta alla diversity, dove agli afrodiscendenti non erano riservati ruoli marginali come al solito. Anzi, tra gli interpreti principali spiccava Golda Rosheuvel, attrice guyanese naturalizzata britannica, nel ruolo della Regina Carlotta. E proprio La Regina Carlotta si chiama il libro pubblicato in questi giorni da Mondadori e scritto da Julia Quinn e Shonda Rhymes. Un libro uscito in contemporanea alla omonima serie di Netflix, una sorta di prequel di Bridgerton, che sta già nell’olimpo degli indici di ascolto. Il libro è semplicemente la storia d’amore tra tra l’ancora principessa Carlotta di Meclemburgo-Strelitz e re Giorgio III. Una storia del 1761 che interessa ancora oggi, per le sue diatribe mai sopite. Infatti, delle origini della regina Carlotta di Meclemburgo-Strelitz si parla sin da allora senza che se ne sia venuti a capo. Secondo alcuni storici della diaspora africana la moglie di Giorgio III, che ha poi generato re Giorgio IV salito al trono dopo il periodo Regency, appunto della reggenza, sarebbe stata indubbiamente mulatta. Tanto che una sua effige sarebbe stata uno degli elementi di forza degli abolizionisti che volevano la fine della schiavitù pure nelle Colonie. Per altri storici la definizione di “mora” della regina, non avrebbe niente a che fare con il colore della sua pelle ma si riferirebbe alla religione islamica di appartenenza, pur essendo di origini arabe e berbere. Secondo un’opinione prevalente in realtà la regina Carlotta sarebbe stata una mozaraba, cioè una cristiana iberica in un regime musulmano, adepta del rito mozarabico con influenze sefardite. Da Buckingam Palace ovviamente nemmeno una parola in tutti questi secoli. L’appiglio regale sarebbe comunque servito al regista di Bridgerton Chris van Dusen, per ampliare la visione della corte inglese agli albori del XIX secolo: «Visto che la regina Charlotte sarebbe stata la prima di origini miste della Storia, ci ha fatto domandare cosa sarebbe successo se grazie a lei altre persone di colore fossero state elevate in società con titoli e terre». Domanda suggestiva e ancora attuale, rilanciata da questo libro destinato a diventare un best seller. Il colpo lo hanno fatto le due autrici. Julia Quinn, penna di punta del New York Times e autrice di tutta la saga di Bridgerton, otto volumi prima di questo, tutti pubblicati da Mondadori. E poi Shonda Rhymes, afroamericana, una macchina da guerra dello show biz americano. È lei, tanto per dire, che si è inventata Grey’s Anathomy, il medical drama arrivato alla diciannovesima stagione. Ma Shonda Rhymes non è solo una produttrice di successo. Si è battuata in prima linea per il movimento Black Lives Matter, sostenendo la campagna di proteste contro la morte di George Floyd ammazzato il 25 maggio 2020 dalla polizia di Minneapolis. Di George Floyd si parla a lungo nella diciottesima seie di Grey’s anathomy e in Station 19, un altra serie tv sui vigili del fuoco di Seattle firmato sempre da Shonda Rhimes. Chi pensa dunque che questo La Regina Carlotta sia solo l’ennesimo romanzo d’amore è decisamente fuori strada. La sua storia è soprattutto una storia di consapevolezza del suo ruolo e di diritti dei suoi sudditi da difendere, qualunque sia il colore della loro pelle. Carlotta deve imparare a destreggiarsi nell’intricata politica di Corte e, nello stesso tempo, proteggere il suo cuore, perché si sta innamorando del re, anche se lui la respinge. Soprattutto deve imparare a governare e a capire che le è stato dato il potere di cambiare la società. Deve combattere, per se stessa, per suo marito e per tutti i sudditi che guardano a lei per avere guida e protezione. Perché d’ora in avanti non sarà mai più solo Carlotta. Bensì, la regina Carlotta. Fabio Poletti