Pare il testo di antichi trovatori questo La ballata di Nina Simone, scritto dalla poetessa Francesca Genti e pubblicato da HarperCollins. La narrazione in versi sembra far rivivere la voce di una delle cantanti afroamericane più importanti della cultura statunitense. Torinese ma residente a Milano da tempo, la poetessa e drammaturga Francesca Genti mette in fila le parole che si fanno musica e ci ricordano la voce di Nina Simone, donna assai sofferta, diventata cantante jazz suo malgrado, quando invece sognava di diventare una pianista classica, carriera che le sarà preclusa per sempre per il colore della sua pelle negli anni più oscuri della segregazione. Di quella sofferenza, del suo impegno per i diritti civili a fianco dei protagonisti delle lotte di quegli anni, in questa ballata sembra di sentire la eco. Fino a riportarci la storia vera di Nina Simone, nata il 21 febbraio 1933 Eunice Kathleen Waymon a Tryon, Nord Carolina, figlia di una reverenda e di un tuttofare. Lei mostra un dono da subito, per la musica e il canto, tanto da far urlare la comunità di fedeli della sua chiesa al miracolo. E, poiché i doni di Dio non vanno sprecati, Eunice viene messa a studiare la musica classica con il massimo rigore. Inizia così, tra casa e chiesa, studio e salmi, il percorso di una delle più straordinarie cantanti e musiciste del XX secolo: Eunice Kathleen Waymon, nota al mondo come Nina Simone. Un percorso fatto di musica, certo, ma anche di dolori, di matrimoni falliti, violenze subite, razzismo. Fino alla presa di coscienza, grazie anche all’incontro con Martin Luther King, all’esempio di Rosa Parks. E grazie alla musica, che diviene strumento di lotta e disobbedienza, di risveglio delle anime e delle coscienze. Fabio Poletti Francesca Genti La ballata di Nina Simone 2022 HarperCollins pagine 192 euro 16
Per gentile concessione dell’autrice Francesca Genti e dell’editore HarperCollins pubblichiamo un estratto dal libro La ballata di Nina Simone.
CANTO DI ROSA PARKS E MARTIN LUTHER KING dove Nina ricorda lo stupore per i loro gesti coraggiosi e come questi eventi abbiano acceso in lei una scintilla (Mount Vernon, 1963) Era il dicembre del cinquantacinque, me lo ricordo come fosse ieri, io ero a Philadelphia e non pensavo alla violenza dei bianchi contro i neri. Poi alla radio sento una notizia: l’afroamericana Rosa Parks si rifiuta di cedere il suo posto a un bianco salito sopra il bus. Grande scompiglio alla stazione, subito arriva la polizia, Rosa è arrestata per violazione a una legge di rara nequizia. Ma il fatto non finisce affatto lì, per salvare la situazione, si mette in mezzo il reverendo King, pastore battista in Alabama, profondo Sud, dove la brama di segregazione non ha pari. Ma invece di tentare botte e spari contro la sorte ingiusta e grama, Martin Luther King, discepolo di Gandhi, teorico della non-violenza, si oppone senza prepotenza alla viltà dei bianchi miserandi. Il suo metodo è il boicottaggio a un sistema mai messo in discussione, origine di sopraffazione, da arrestare finalmente con coraggio. Comincia una protesta non violenta, lui ne è a capo con forza e autorità: i neri fanno sabotaggio ai mezzi pubblici di tutta la città, 382 giorni e quel bloccaggio getta il seme del cambiamento innestato da Rosa e il suo coraggio: tra stupore e sbigottimento, King e Nixon salgono su un bus, nero e bianco insieme fanno omaggio alla fine di quell’assurdità, fonte d’odio e di irrazionalità. Ho seguito tutta la vicenda come fosse un mito, una leggenda, loro gli eroi contro il destino ingiusto, più ascoltavo, più ci prendevo gusto, anch’io avrei voluto far qualcosa, non di artistico, di concreto, pensavo a come avrei contribuito per essere come King e Rosa. Allora non immaginavo ancora che di lì a qualche anno dopo le mie canzoni prendessero uno scopo: cantare i soprusi e la malora di cui il mio popolo è stato bersaglio, a quel tempo pensavo fosse sbaglio ribellarsi. Seguivo una condotta farisea, ma dopo Rosa ho cambiato idea. © 2021 Francesca Genti/ Grandi & Associati /HarperCollins