Insieme alla Shoah, il genocidio degli armeni arrivato al suo culmine nel 1915, è uno dei capitoli più bui della storia del secolo scorso. Le connessioni tra i due eventi sono sempre state fatte a modo di comparazione, 6 milioni di ebrei sterminati nei campi, almeno 1 milione e mezzo di armeni trucidati dai turchi, ma non si è mai andati oltre. In questo Giustificare il Genocidio La Germania e gli armeni da Bismarck a Hitler, pubblicato dall’editore Guerini e Associati, Stefan Ihrig svela le connessioni profonde tra i due Paesi, la Turchia e la Germania, ne ripercorre le vicende storiche comuni, fino all’avvento di Hitler che ammirava lo sterminio degli armeni, tanto da trarne ispirazione per la Endlösung, la “soluzione finale” per eliminare ogni ebreo dalla faccia della Terra. Stefan Ihrig è uno storico tedesco. Dirige il Centro studi germanici ed europei dell’Università di Haifa in Israele. È co-editor del Journal of Holocaust Research. La sua ricerca si focalizza sulla storia europea e mediorientale. È autore pure di Atatürk in the Nazi Imagination, pubblicato nel 2014 e non ancora tradotto in italiano.
Stefan Ihrig sottolinea come i forti legami stretti con l’Impero ottomano in declino, abbiano portato la Germania di Bismarck e Guglielmo II ad accettare le violenze contro gli armeni come una necessità politica. Dal 1890 in poi, la Germania ha continuato a giustificare e giustificarsi di fronte alle atrocità commesse contro gli armeni, aprendo la strada a una negazione e a una giustificazione ancora più devastanti durante il nazismo. Attraverso una ricerca accurata e approfondita, Stefan Ihrig mette in luce il ruolo dei nazionalisti tedeschi nel negare e poi giustificare il genocidio armeno, gettando così le basi ideologiche che avrebbero preparato il terreno per la Shoah. L’autore ci invita a considerare le connessioni dirette tra il genocidio degli armeni e l’Olocausto, accendendo un faro sulle ripercussioni spesso insidiose e tragiche sull’attualità. Fabio Poletti Stefan Ihrig Giustificare il Genocidio La Germania e gli armeni da Bismarck a Hitler 2023 Guerini e AssociatiPer gentile concessione dell’autore Stefan Ihrig e dell’editore Guerini e Associati pubblichiamo un estratto dal libro Giustificare il Genocidio La Germania e gli Armeni da Bismarck a Hitler.
Ciò che colpisce, del rapporto tra il Genocidio armeno e il Terzo Reich, è l’assenza di menzioni dirette del genocidio nella maggior parte dei testi pubblicati durante il Terzo Reich. Questo è tanto più sorprendente se si considera quanto fosse noto il Genocidio armeno negli anni fino al 1933 in Germania, e quanto fosse rilevante per i nazisti, che altrimenti facevano incetta di tutta la storia mondiale recente e remota, per far valere i loro punti di vista. Tuttavia, se intendiamo l’Olocausto come una delle più grandi cospirazioni criminali della storia, allora l’omissione del Genocidio armeno nei documenti del Terzo Reich potrebbe senz’altro aver fatto parte di questa cospirazione. Tuttavia, per quanto logica, ovvia, non esiste alcuna prova, in un senso o nell’altro, di una politica ufficiale di non menzione del Genocidio armeno nel Terzo Reich. Eppure pare plausibile, proprio in ragione di questo notevole silenzio. Il cambiamento di retorica e di strategia dei nazisti, e in particolare di Hitler, nel trattare della Turchia e degli armeni, fu sorprendente. Fino alla fine degli anni Venti, Hitler parlò pubblicamente degli armeni come un’estensione del suo antisemitismo. D’altra parte, nel periodo che va dal 1923 al 1933, si astenne dal sostenere le soluzioni turche e dall’elogiare Atatürk, sebbene lo tenesse a modello. Dopo il 1933, egli avrebbe sancito e di fatto preso l’iniziativa di istituire un piccolo culto nazista attorno ad Atatürk, suo ispiratore e «stella splendente»; ma raramente fece menzione agli armeni, o comunque pochi sono i riferimenti documentati. Il suo apparente silenzio su questo argomento – condiviso da altri nazisti di primo piano durante il Terzo Reich – è più che evidente. I leader nazisti facevano riferimento a ogni tipo di popolo ed esempio storico – e spesso questi discorsi e l’odio espresso nei confronti degli ebrei non conoscevano limiti. Il fatto che nessuno mai li menzionasse è talmente evidente da lasciar supporre che esistesse una sorta di accordo affinché un precedente del genere non venisse mai nominato. Hitler, e con lui gran parte del Terzo Reich, improvvisamente smise di parlare degli armeni, e anche il genocidio non fu più apertamente discusso come prima. A eccezione dei libri sulla storia della Turchia e di Atatürk, come detto nel Capitolo XIV, la letteratura menzionava il genocidio solo utilizzando espedienti codificati o eufemistici. Così, ad esempio, Max Biehl, nel suo pamphlet violentemente anti-semita Inghilterra – Il banchiere usuraio (1940), faceva riferimento solo all’«uscita» o all’«espulsione» degli armeni dalle province orientali ottomane. E più o meno lo stesso facevano i giornali. Prendiamo, ad esempio, il fiore all’occhiello della stampa nazista, il Völkischer Beobachter. In esso si trovavano occasionalmente articoli saggistici sull’alleanza turco-tedesca durante la Prima Guerra Mondiale. Tutti questi, tuttavia, non menzionavano nemmeno gli armeni. L’assenza degli armeni è molto evidente in numerosi contesti del Terzo Reich, non solo nei discorsi, negli ordini, nelle «conversazioni a tavola» e così via. Prendiamo, ad esempio, i libri di Hermann Wanderscheck sulla propaganda della Prima Guerra Mondiale. Dal 1939 in poi, Wanderscheck fu al servizio di Goebbels al Ministero della Propaganda, ma già prima aveva «lavorato per il Führer», come scrisse Ian Kershaw. Nel libro Guerra mondiale e propaganda del 1936, Wanderscheck focalizzò l’attenzione quasi esclusivamente sulla propaganda britannica delle atrocità durante la Prima Guerra Mondiale. Agli armeni si fa riferimento solo quando al lettore viene presentato Lord Bryce, autore di un rapporto sulle atrocità belghe. E questo è tutto quel che il libro, di ben 270 pagine, ha da dire su questo argomento. Allo stesso modo, nel suo pamphlet del 1940 Menzogne inglesi: Propaganda durante la guerra mondiale e oggi, in oltre settanta pagine menziona l’Armenia solo una volta, sepolta in un elenco che comprende più di diciassette voci; in questo caso non offre né un commento, né una confutazione della propaganda britannica. Risulta sorprendente, poiché non sussisteva alcuna ragione immediata per cui tali libri antibritannici (e anti-Intesa) non dovessero accennare al caso armeno. Le uniche spiegazioni ragionevoli sono che Wanderscheck semplicemente ritenesse che le accuse britanniche di genocidio fossero vere in relazione al caso armeno, a differenza delle altre accuse britanniche passate al vaglio: ad esempio quelle relative alle atrocità belghe; oppure, e questo sembra più plausibile, esisteva una sorta di accordo in ragione del quale durante il Terzo Reich del Genocidio armeno non si doveva parlare, se non in pubblicazioni che trattavano in modo esplicito la storia della Turchia. All’inizio del 1940, la rivista Life presentò un estratto delle memorie di Nevile Henderson, che stavano per essere pubblicate. Life annunciò il volume come «il primo grande libro di memorie di questa guerra» e l’estratto includeva una frase molto significativa dell’ex ambasciatore britannico in Germania: «Atatürk (Mustafa Kemal) ha costruito una nuova Turchia sulle rovine della vecchia; e la sua espulsione dei greci, che ha forse suggerito a Hitler di fare lo stesso in Germania con gli ebrei, è già stata dimenticata e perdonata». Questa citazione ricorda per molti versi una frase attribuita a Hitler, e al suo discorso ai capi militari nell’agosto 1939. Prima dell’inizio delle operazioni in Polonia, si ritiene che Hitler avesse raccomandato al suo esercito la massima brutalità, e che avesse concluso quella parte del suo discorso con le seguenti parole: Il nostro obiettivo di guerra non consiste nel raggiungere determinate linee, ma nella distruzione fisica del nemico. Di conseguenza, ho allertato la mia formazione «Teste di Morte» [cioè le SS] – per ora solo a Est – con l’ordine di mandare a morte, senza pietà e senza compassione, uomini, donne e bambini di origine polacca. Solo così otterremo lo spazio vitale di cui abbiamo bisogno. Del resto chi parla oggi dell’annientamento degli armeni? © 2023 Edizioni Angelo Guerini e Associati srl Edizione originale: Justifying Genocide. Germany and the Armenians from Bismarck to Hitler © 2016 by the President and Fellows of Harvard College Published by arrangement with Harvard University Press