Basta dire sindaca, per essere dalla parte giusta nell’uso del linguaggio? Sicuri che dire che “i neri hanno il ritmo nel sangue”, sia un complimento e non un pregiudizio negativo? Di fronte alle frasi fatte, in tempi di politically correct, questo Scrivi e lascia vivere pubblicato da Flacowski è una guida fondamentale. A scriverlo sono Alice Orrù, docente di Scrittura inclusiva e accessibile, con Andrea Fiacchi, docente di Design comportamentale e UX writing, e Valentina di Michele, docente di Content strategy ed emotional content. Perdersi nel ginepraio del linguaggio inclusivo legato alla diversity è un attimo. Se a nessuno verrebbe più in mente di usare la parola “negro”, la si trovava ancora sulle prime pagine dei giornali fino a pochi anni fa, non tutti sanno che la traduzione inglese “nigger” fa parte del linguaggio comune degli afroamericani dei ghetti. Ma loro e solo loro la possono usare. Ancora più complicato delle declinazioni di linguaggio nel mondo LGBTIAP+ dove la classificazione maschio femmina non ha più senso, come si può leggere nell’estratto allegato. Ma il linguaggio che vuole essere inclusivo deve tenere conto pure delle disabilità. Diversity è la parola d’ordine, elemento che vuole abbracciare tutti nessuno escluso. L’obiettivo del libro è aiutare a capire come stanare i pregiudizi inconsapevoli e gli stereotipi e a cambiarli, a trovare parole precise, che evitano la generalizzazione delle frasi fatte e non dividono, che rispettano la natura e le scelte delle persone, che creano una società più democratica e partecipativa. La pluralità delle parole diventa così elemento fondante. Essere consapevoli del significato di ogni termine ci aiuta a comprendere anche l’effetto che fa nella comunità, dove tutti siamo uguali e ognuno è diverso a modo suo. Fabio PolettiValentina Di MicheleAndrea FiocchiAlice OrrùScrivi e lascia vivereManuale pratico di scrittura inclusiva e accessibile2022 Flacowskipagine 224 euro 24,50

Per gentile concessione degli autori Valentina Di Michele Andrea Fiocchi Alice Orrù e dell’editore Flacowski pubblichiamo un estratto dal libro Scrivi e lascia vivere.Sesso, genere, grammaticaIl genere grammaticale è una convenzione linguistica: ogni lingua che ne fa uso ha maturato nel corso dei secoli i suoi criteri per attribuire un genere grammaticale alle parole.È divertente, per esempio, osservare come molte parole in italiano abbiano un genere grammaticale opposto in altre lingue. Dopo dieci anni in Spagna, ho ancora difficoltà ad accettare il fatto che in castigliano acqua è un sostantivo maschile: el agua.Pensa ad altri nomi che si riferiscono a oggetti inanimati o a concetti astratti. Abbiamo deciso che una tazza è femminile e un libro è maschile, una magia è femminile e un ricordo è maschile.Quando però si parla di esseri animati, persone e alcuni animali, il discorso cambia e di solito, ma non sempre, il genere grammaticale corrisponde al genere semantico, cioè quello basato sul sesso assegnato alla nascita o sul genere percepito del referente: il ragazzo e la ragazza, la scrittrice e lo scrittore, il leone e la leonessa.Se per gli animali questo discorso può reggere, la questione si fa molto più complessa per gli esseri umani perché salta a piè pari un concetto fondamentale: sesso non è sinonimo di genere sociale. A questo punto è necessaria una precisazione: in che senso sesso e genere sociale sono distinti?Il sesso biologico, o meglio sesso assegnato alla nascita (l’etichetta femmina o maschio, per capirci), è un concetto che si colloca in una dimensione scientifico-medica.Ogni persona, già prima di nascere, viene definita o di sesso maschile o di sesso femminile esclusivamente in base alla presenza di determinate caratteristiche sessuate, e in qualche modo osservabili, del suo corpo: apparato genitale, cromosomi, ormoni, marker genetici, gonadi.Ma la biologia umana è più complessa di come l’abbiamo sempre studiata a scuola: oltre a maschio e femmina esiste anche la categoria intersex. La ricerca di Intersex Esiste ci dice che tra lo 0,05% e l’1,7% della popolazione umana nasce con caratteristiche intersessuali non riconducibili alle nozioni binarie del corpo come maschile e femminile. Di base, considerare il sesso come binario, classificabile con due sole opzioni, M o F, è una forzatura non corrispondente alla realtà.Leggiamo nel sito del progetto Intersex Esiste:Frank Lillie, uno dei pionieri della ricerca ormonale, si riferiva al sesso biologico semplicemente come un appellativo per la nostra impressione generale delle differenze tra corpi maschili e femminili. Oggigiorno, le più influenti correnti della biologia non sono concordi nel considerare quali siano i fattori più importanti per la differenziazione sessuale.Inoltre, è fondamentale ricordare che non c’è correlazione tra il sesso assegnato alla nascita, l’identità di genere e l’orientamento sessuale/romantico: sono tutti concetti indipendenti, e ci torneremo tra un po’.A cosa ci riferiamo, invece, quando parliamo di genere? Qui lasciamo la sfera della medicina e dell’anatomia per entrare in una dimensione socio-psico-culturale che esplora le soggettive identità umane.Questo manuale non è lo strumento giusto per approfondire gli studi di genere; ci sono tantissimi saggi dedicati al tema, ma se vuoi saperne di più sulle origini delle teorie di genere puoi iniziare dal saggio Teorie di genere: Femminismi e semiotica, di Cristina Demaria e Aura Tiralongo (Bompiani, 2019).In sintesi, il genere è:1. l’insieme delle norme e delle consuetudini che definiscono la presenza, l’espressione e il ruolo di ogni persona nella società2. indipendente dal sesso assegnato alla nascita, perché non è una caratteristica fisiologica3. influenzato dalle aspettative sociali, perché la società tende ad associare al genere determinate caratteristiche e ad avere aspettative specifiche nei confronti delle persone in base al loro genere atteso.Il modo in cui le persone si relazionano al loro genere si chiama identità di genere. In un articolo di Valigia Blu (DDL Zan, perché il concetto di identità di genere è importante per la comunità transgender e chi vorrebbe rimuoverlo, aprile 2021), Nathan Bonnì, saggista e attivista che ha fondato il Progetto Gender-queer, spiega che[per identità di genere] si intende l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dal bisogno di compiere un percorso di transizione medicalizzata.L’identità di genere si esprime attraverso un atto di autodeterminazione. Se una persona si identifica come donna, non c’è storia: quella persona è una donna.Lo stesso vale per chi si identifica in un’identità di genere non binaria oppure come uomo.Sono persone con identità non binarie tutte quelle che rifiutano la costruzione binaria del genere e, di conseguenza, le aspettative e i ruoli che di solito attribuiamo rigidamente a uomini e donne.Per questo, invece che di binarismo di genere, è più corretto parlare di spettro delle identità di genere, un caleidoscopio identitario di cui fanno parte anche identità agender (persone che non si definiscono in nessun genere) o genderfluid (persone la cui identità di genere varia nel tempo o a seconda del contesto o degli individui con cui conversano).Per avere un’idea più completa delle identità di genere non binarie, puoi dare un’occhiata al sito nonbinary.wiki.Nonostante questo spettro di identità, ancora oggi, quando una persona nasce con determinate caratteristiche sessuali le viene attribuito in automatico un genere binario (o maschile o femminile) con tutto il suo carico di aspettative, ruoli sociali, pregiudizi, stereotipi, norme di comportamento… pure colori e giocattoli! Le aspettative sociali predominanti puntano ancora a rafforzare il binarismo di genere e dettano le forme di espressione di genere considerate accettabili e rispettabili. L’espressione di genere è il modo in cui esternalizziamo al mondo la nostra identità di genere, partendo dal nome, dall’abbiglia- mento, dai nostri comportamenti, e così via.Questo atteggiamento è problematico perché dà per scontato che tutte le persone siano cisgender, cioè si identifichino nel genere atteso alla nascita.Uno stereotipo simile, ancora duro a morire, riguarda l’orientamento sessuale e romantico, cioè la capacità di provare attrazione fisica, sessuale, emotiva, erotica o affettiva per altre persone. Tendiamo a dare per scontato che l’eterosessualità, cioè l’attrazione per persone di un genere diverso dal nostro, sia la norma. Questo preconcetto è chiamato eteronormatività. E invece, così come l’identità di genere, anche l’orientamento sessuale/romantico è uno spettro composto da molteplici possibilità che vanno oltre l’eterosessualità.Per avere un’idea dell’ampio spettro di identità di genere e orientamenti sessuali/romantici esistenti, possiamo fare riferimento all’acronimo LGBTQIAP+.Lorenzo Bernini, nel saggio LGBTQIA+ edito da Treccani Libri (2020), ricorda che[nell’acronimo rientrano] tutte le persone che per orientamento sessuale, identità e/o espressione di genere, caratteristiche anatomiche non aderiscono agli standard del binarismo cisessuale e dell’eterosessualità.Spacchettiamo l’acronimo LGBTQIAP+ per capirne il significato. Alcune lettere possono avere diverse interpretazioni, qui di seguito ne proponiamo una.LesbicaUna donna che ha un’attrazione fisica, sessuale, romantica o emotiva verso altre donne.GayUn uomo che ha un’attrazione fisica, sessuale, romantica o emotiva verso altri uomini.BisessualeUna persona che ha un’attrazione fisica, sessuale, romantica o emotiva verso due o più generi.TransgenderUna persona che non si identifica con lo stesso genere che le è stato assegnato alla nascita.QueerTermine ombrello che identifica tutti gli orientamenti sessuali o le identità di genere che non corrispondono all’eteronormatività o alla cisessualità.Intersessuale (o intersex)È il termine generico usato per parlare delle persone il cui corpo non è conforme alle combinazioni binarie delle caratteristiche sessuali. Esistono oltre trenta diverse variazioni intersessuali conosciute.AsessualeUna persona che non prova attrazione sessuale verso altre persone. Nella A rientrano anche le persone aromantiche, cioè coloro che non provano attrazione romantica verso altre persone. Asessualità e aromanticismo non devono per forza coincidere.PansessualePersona che può provare attrazione fisica, sessuale, romantica o emotiva per le persone di qualsiasi genere.+ Finale Serve a comprendere tutte le altre esperienze, identità e orientamenti non riassumibili nei termini precedenti.A questo punto una domanda molto comune in chi si imbatte per la prima volta in questi concetti è: c’è davvero bisogno di tutte queste etichette per parlare delle persone?Sarebbe fantastico vivere in un mondo che non ha bisogno di queste classificazioni, ma la verità è che le parole hanno il potere di dare visibilità e riconoscimento alle persone e alle loro identità. Come dice Tristan Guida, questi termini spesso molto specifici aiutano a riflettere su componenti delle identità di genere silenziate dalla norma eterocispatriarcale.Quindi, sì: abbiamo ancora bisogno di imparare a scegliere con cura i termini per parlare di identità di genere, sessuali e romantiche. E se queste parole non possono (e non devono) essere l’unico strumento per descrivere le persone, rappresentano un tassello fondamentale del kit per comunicare in modo più rispettoso.© 2022 Flacowski