Edith ha 23 anni, è afroamericana, è single, vive a Brooklyn e lavora in una casa editrice. Parte dal ritratto di una ragazza come tante di oggi, il libro Chiaroscuro pubblicato da Feltrinelli, opera prima di Raven Leilani, giovanissima scrittrice afroamericana, già acclamata per alcuni suoi racconti pubblicati da riviste letterarie USA. A rendere speciale la vita di Edith, il colore della sua pelle, per il quale subisce discriminazioni anche nella più evoluta Grande Mela. Unica afroamericana nella casa editrice dove lavora, quando perde il posto troverà un sorprendente aiuto da Rebecca, la moglie di Eric, l’archivista digitale 40enne con cui ha una relazione non propriamente clandestina, visto che lui vive una relazione poliamorosa. Edith finisce così a vivere in un sobborgo assai bianco del New Jersey. Romanzo di formazione, sexy, contemporaneo, Chiaroscuro è il racconto della crescita di una giovane donna afroamericana, tra le paure della sua generazione e le aspirazioni di chi cerca di affermare la propria identità. Fabio Poletti

Raven Leilani
Chiaroscuro
traduzione di Stella Sacchini e Ilaria Piperno
2021 Feltrinelli
pag 240 euro 17

Per gentile concessione dell’autrice Raven Leilani e dell’editore Feltrinelli pubblichiamo un estratto del libro Chiaroscuro.

La prima volta che facciamo sesso siamo tutti e due completamente vestiti, seduti alle nostre scrivanie durante l’orario di lavoro, immersi nella luce azzurra del computer. Lui è uptown a lavorare a una nuova serie di microfiches e io downtown a correggere le bozze del nuovo romanzo che ha per protagonista il detective Labrador. Mi racconta cosa ha mangiato a pranzo e mi chiede se ce la faccio a sfilarmi la biancheria intima nel mio cubicolo senza che nessuno se ne accorga. I suoi messaggi hanno una punteggiatura impeccabile. Ha una passione per parole come dài, assaggia e spalanca. Il campo di testo vuoto è pieno di possibilità. Ovvio, la paura che l’it aziendale mi entri da remoto nel computer c’è, eccome, o che la cronologia mi costi l’ennesima convocazione da parte delle Risorse umane per l’ennesimo richiamo disciplinare. Ma vuoi mettere il rischio. Il brivido di qualcuno che ci sta spiando. L’idea che qualcuno in ufficio, con quel dolce ottimismo di chi ha appena terminato la pausa pranzo, possa incappare nella nostra chat e vedere con quanta tenerezza Eric e io abbiamo costruito questo nostro mondo segreto.
Nel suo primo messaggio mi fa notare alcuni errori di battitura nel mio profilo online e mi dice che ha un matrimonio aperto. Le sue immagini profilo sono scatti rubati, di una semplicità disarmante – una foto sgranata di lui addormentato sulla sabbia, una foto di lui mentre si rade scattata da qualcuno alle sue spalle. È questa la foto che mi colpisce di più. Le piastrelle sporche e il delicato ritirarsi del vapore. La sua faccia allo specchio, severa e concentrata in quell’esame silenzioso. Salvo la foto nel telefono, così posso guardarmela in treno. Le donne sbirciano da dietro la mia spalla e sorridono, e io lascio credere che lui sia il mio uomo.
D’altronde con gli uomini non ho mai avuto troppo successo. Non lo dico per piangermi addosso. È un dato di fatto. Ed ecco un altro dato di fatto: ho un seno grande che mi ha incurvato la schiena. Altri dati di fatto: il mio stipendio è molto basso. Ho difficoltà a fare amicizia, e gli uomini, appena mi sentono parlare, perdono interesse nei miei confronti. All’inizio vado alla grande, ma poi divento troppo esplicita sulla mia torsione ovarica o sull’affitto. Eric è diverso. Due settimane che ci scriviamo e già mi parla del cancro che ha praticamente decimato la sua famiglia materna. Mi parla di una zia adorata che faceva pozioni con peli di volpe e canapa. L’hanno sepolta insieme a una bambola di buccia di mais fatta da lei. A parte questo, descrive con affetto la casa della sua infanzia, le distese a perdita d’occhio di campi coltivati tra Milwaukee e Appleton, le cinciallegre dal petto giallo e i cigni colombiani che si avventuravano nel suo cortile in cerca di semi. Quando gli racconto della mia infanzia, mi limito ai momenti felici. La videocassetta di Spice World ricevuta per il mio quinto compleanno, la Barbie squagliata nel microonde un giorno che ero a casa da sola. Certo, il contesto della mia infanzia – le boy band, le merendine confezionate, l’impeachment di Bill Clinton – non fa che sottolineare il gap generazionale. Sull’argomento età Eric è molto sensibile, e fa una gran fatica a gestire la differenza di ventitré anni che c’è tra noi. Mi segue su Instagram e lascia lunghi commenti ai miei post. Gergo internettiano da pensionati inframmezzato da osservazioni serie e ponderate su come la luce mi cade sul viso. Rispetto alle avances degli uomini più giovani è un sollievo.
Prima di riuscire a incastrare i nostri impegni parliamo per un mese. Cerchiamo di incontrarci il prima possibile, ma poi succede sempre qualcosa. Questo è solo uno dei tanti aspetti per cui la sua vita è diversa dalla mia. Ci sono persone che fanno affidamento sulla sua presenza, e a volte hanno bisogno di lui con una certa urgenza. Dopo l’ennesimo appuntamento annullato all’ultimo momento, capisco che anch’io ho bisogno di lui. In un modo che trasforma i miei sogni in deliranti epifanie della sete – lunghe distese di deserto giallo, cattedrali bordate di muschi stillanti. Quando alla fine riusciamo a fissare il nostro primo vero appuntamento, io sono ormai pronta a tutto. Lui vuole andare al Six Flags.
Decidiamo di andare il martedì. Quando si presenta con la sua Volvo bianca, di tutto il rituale dei preparativi sarò arrivata sì e no al momento in cui cerco di individuare la risata più adatta. Provo tre vestiti prima di trovare quello giusto. Mi lego le treccine e metto l’eyeliner. C’è una pila di piatti nel lavello e un odore pungente di salmone che non è roba mia, e ho una paura folle che lui possa salire in casa. Provo un intimo tutto lacci e laccetti che sembra più che altro un viluppo di spago, e me ne sto impalata davanti allo specchio. Mi dico: sei una donna desiderabile. Mica una salsiccia stretta nel budello.

© 2020 by Raven Leilani
© Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano