Zona gialla rossa o verde che sia, non sarà un Natale come tutti gli altri. Tra le (poche) certezze che ci si prospettano, un punto fermo: lo schermo e i servizi streaming che, fedeli, hanno accompagnato il nostro isolamento in questo anno, speriamo, irripetibile. Ecco quindi cinque proposte da mettere nella lista dei preferiti, perché se anche ci verrà chiesto di stare in casa più del solito, durante queste feste, non smetteremo di aiutarvi a ragionare e riflette sulla realtà che ci circonda. 

Dash and Lily 

Di Joe Tracz (Stati Uniti), con Austin Abrams e Midori Francis – New York, il Natale e un misterioso quaderno trovato tra gli scaffali di una rinomata libreria. Sono questi gli ingredienti principali di Dash and Lily, mini serie di otto puntate targata Netflix, che racconta la storia di due ragazzi che comunicano esclusivamente attraverso un quaderno. Si sfideranno in diverse prove che li porteranno non solo a conoscere meglio l’altro, ma soprattutto loro stessi. Una storia dolce e delicata, mai stucchevole, ma attenzione: non si tratta solo della classica commedia romantica natalizia. Una protagonista di origini giapponesi, come la sua famiglia, non ci stupiscono più su Netflix (come si è già visto in serie come Never have I ever Julie and the Phantoms), ma ci ricordano che sarebbe importante che non ci stupissero al di fuori di uno schermo. Disponibile su Netflix

Ethos 

Di Ali Farkhonde e Nisan Ceren Gocen (Turchia), con Öykü Karayel, Fatih Artman, Funda Erygit e Dafne Kayalar ­– Nato da un’idea di Berkum Oya, ricordato soprattutto per la serie tv The EndEthos è una sorta di thriller sociologico che porta lo spettatore a scoprire le profonde contraddizioni della società turca. Un racconto che ci porta nella Turchia di oggi, sempre più in bilico fra la contemporaneità laica e i tabù della religione musulmana, vista attraverso lo sguardo di donne divise dal velo, sovrastate da figure maschili paternaliste e autoritarie. Nella  serie ambientata a Istambul si scontrano due modelli femminili contrapposti, che provengono da due contesti apparentemente inconciliabili: quello metropolitano in cui gravitano donne emancipate e quello rurale in cui le giovani sono vincolate alle tradizioni. Tutte, però, sono legate da un filo comune: la travagliata ricerca della propria identità. Nonostante la coralità della serie, al centro della narrazione troviamo soprattutto il rapporto tra Meryem (Öykü Karayel), giovane e intelligente domestica proveniente da una famiglia disagiata con un disturbo psicosomatico e la psichiatra Peri (Dafne Kayalar) che, al contrario, proviene da una famiglia borghese e non tollera le donne velate. Disponibile su Netflix

The Farewell-Una bugia buona 

Di Lulu Wang (Stati Uniti), con Awkwafina, Zhao Shuzhen e Tzi Ma – Uscito a dicembre del 2019, Farewell non ha avuto una grande distribuzione nelle sale cinematografiche, nonostante Awkwafina abbia vinto il Golden Globe come miglior attrice. Ora è disponibile su Sky e sarebbe davvero un peccato non guardarlo: il lungometraggio di Lulu Wang racconta la storia di Billi Wang, una giovane nata a Pechino, ma cresciuta a New York. Quando scopre che a sua nonna è stato diagnosticato un tumore e che la sua famiglia ha deciso di tenerle segreta la malattia, Billi si ribella e vola in Cina, intenzionata a dire la verità all’anziana. Attraverso il conflitto vissuto da Billi, la regista mette in scena la sua vita a cavallo tra due culture diverse, che portano la ragazza a domandarsi come sia giusto reagire, lasciando lo spettatore con una nota agrodolce finale. Disponibile su Sky

Grand Army 

Di Katie Cappiello (Stati Uniti), con Odessa A’zione, Odley Jean, Amir Bageria, Maliq Johnson e Amalia Yoo – Tratto dall’opera teatrale Slut: The Play sempre scritto da Katie Cappiello. Ambientata in un liceo di Brooklyn, Grand Army è teen drama, particolare, che non lascia spazio alla spensieratezza tipica del genere, ma presenta la realtà cruda, a tratti angosciante, della vita di un gruppo di adolescenti di origini straniere. Come Siddartha Pakam, giovane indiano che fa parte dell’élite della scuola, ma tiene ben nascosta la sua omosessualità. Oppure Dominique “Dom” Pierre, una ragazza di origini caraibiche, che cerca di affrontare una situazione economica difficile e di costruirsi un futuro migliore. Infine c’è Leila Kwan Zimmer, di origini cinesi ma adottata da una coppia ebrea, che vive con disagio il fatto di non avere reali legami con le sue origini. La serie presenta molti difetti, molte questioni semplificate se non addirittura stereotipate, ma regala originali spunti di riflessione e, perché no, qualche scena degna di nota. Disponibile su Netflix

Jimmy O. Yang: good deal 

Di Jimmy O. Yang – Su Amazon Prime si può trovare l’esilarante spettacolo stand up di Jimmy O. Yang, nato a Hong Kong e trasferitosi negli Stati Uniti a 13 anni: con il suo monologo racconta i vari stereotipi che ogni giorno un cittadino americano dai tratti asiatici come lui si ritrova ad affrontare, a partire dal suo arrivo negli Usa, quando è stato relegato a ruolo di asiatico secchione. Jimmy però non risparmia nemmeno la sua cultura di provenienza, il suo sarcasmo investe sia gli ideali di sua madre, che lo vorrebbe medico, sia l’approccio ipercritico del padre, che non risparmia neppure i programmi televisivi. Ironico, sagace e diverte, Jimmy O. Yang riesce metterci difronte alla difficoltà del vivere in un altro Paese, da cittadini, ma senza mai essere accettati fino in fondo: neppure una risata, a quanto pare, ci salverà dallo stereotipo. Disponibile su Amazon Prime