Nel 2017 ha pubblicato in rete una cover di Sora Rosa di Antonello Venditti talmente emozionante che lo stesso Venditti l’ha chiamata per chiederle di aprire i suoi concerti. Poi, l’altro giro di boa è arrivato quest’anno, quando ha lanciato su TikTok la sua #Africachallenge, che è diventata virale anticipando il suo ultimo singolo, Non so se ci sarai. Simona Barbui, in arte Symo, ha il cuore diviso in due: da una parte c’è il Corno d’Africa, da cui proviene la sua famiglia, e dall’altro la città in cui è nata e cresciuta, Roma. «I miei genitori si sono conosciuti a Torre Angela, una borgata di Roma, ma la storia della mia famiglia è legata al colonialismo. Mia madre è nata in Etiopia e mio padre in Eritrea, figli di genitori a loro volta etiopi ed eritrei che li hanno portati in Italia da bambini. Invece i miei bisnonni erano italiani». 

Enfant prodige dell’hip hop

Symo racconta di non avere mai studiato musica però di avere avuto questa passione fin da bambina, coltivandola da autodidatta mentre si diplomava come operatrice turistica. Già verso i 14 anni è arrivata la prima occasione professionale nella discografia con il gruppo hip hop romano La Squadra. «Mia sorella maggiore si era fidanzata con un componente del gruppo e mi ha presentata. Abbiamo fatto tanti live e ovviamente lei mi accompagnava sempre, essendo io così giovane. Ho anche cantato in un disco, Punto di fuga del 2005, dove ha partecipato Ghemon. È stato un bel periodo, dopo però mi sono concentrata sullo studio». Finita la scuola, è entrata subito nel mondo del lavoro, fino a quando, una manciata di anni dopo, è arrivata un’altra opportunità:

Ho conosciuto Francesco Cucchi, dj romano noto come Nalumz Kolè, specializzato in musica elettronica africana. È diventato il mio produttore, e abbiamo iniziato un progetto in italiano, che per me era una novità allora, dato che a parte l’hip hop, ho sempre cantato R&B e soul in inglese. Da questa collaborazione sono nate circa dieci canzoni

Rinata sotto il segno dei pesci

Oltre ai singoli inediti, Symo ha pubblicato diverse cover che hanno ricevuto grande seguito sul web, come Mi sei scoppiato dentro al cuore di Mina e le fatidiche versioni di Venditti. «Quando su YouTube ho postato Sora Rosa di Venditti, in dialetto romanesco, sono stata chiamata dal suo manager e mi sono ritrovata ad aprire sia il concerto al Palalottomatica nel 2017, sia i live del 2019 per l’anniversario di Sotto il segno dei pesci, andando a finire anche nell’album. Cimentarsi con le cover fa sempre paura perché non sai come reagiranno i fan. Invece, quando mi è arrivata la chiamata di Venditti, ho pensato tiè! Che soddisfazione». 

Symo ha partecipato a Sanremo giovani nel 2018 arrivando tra i 24 finalisti ma ha un ricordo controverso di quell’esperienza, forse perché non era ancora pronta, dice, o magari perché non è stata abbastanza competitiva. «Ci ho messo tutto il cuore ma non avevo un’etichetta importante a sostenermi. Dopo ho pensato di smettere di cantare, ero molto scoraggiata. Ho fatto un primo passo per riprovarci facendo uscire il singolo Spazi vuoti, ma poi ho avuto bisogno di un periodo di pausa».

Le sfide della quarantena 

Durante il periodo di lockdown per il Coronavirus, Symo non si è fatta prendere dallo sconforto anche se ha avuto problemi con il lavoro. «Ho cercato di essere produttiva, avevo sempre la musica e ho puntato tutto su quella. Ho ripreso Africa, un mio pezzo di cinque anni fa che ho scritto pensando agli stereotipi sulle ragazze nere in Italia. Ciao bella mora di dove sei? Cuba, Brasile o Giamaica?, dico nella canzone.

Spesso la gente si rivolge a te come se l’Africa non esistesse, magari perché hai un colore di pelle più chiaro e c’è ignoranza sul fatto che l’Africa è un continente grande e vario e non siamo tutti uguali

«Mi fa piacere che tante persone si siano riconosciute e che molte ragazze afroitaliane e di altre origini condividano il mio messaggio».

Razzismo sistemico e questioni di genere

Ascoltando il suo lavoro, è evidente che Symo non si tira indietro quando si tratta di dire come la pensa, schierandosi e denunciando apertamente, come ha fatto per la violenza di genere quando ha scritto la vibrante Donna allo specchio. «Le donne fanno così tanto per dimostrare di essere forti ma sembra che non sia mai abbastanza. La violenza di genere dovrebbe riguardare tutti, come il movimento Black Lives Matter. Da donna nera, ho sempre difficoltà ma non mi piace essere compatita, anzi penso che questo sia il mio punto di forza. A proposito di Black Lives Matter, quello che è successo a Floyd non è una novità ma si riapre una grande ferita ogni volta che succede una cosa del genere. Questo movimento riguarda i neri di tutto il mondo, tutti gli afrodiscendenti, non solo quelli che sono in America. Anche in Italia abbiamo il razzismo sistemico, che esclude i neri da tanti settori, dalla politica allo spettacolo. Io mi sento discriminata quando accendo la tv e non vedo artisti neri italiani. O quando vado al centro commerciale, perché non vedo commessi neri, o sull’autobus perché non ci sono autisti afrodiscendenti. Vorrei una risposta, perché questa cosa proprio non riesco a capirla».