In attesa di collegarci al telefono con Sans Soucis da Londra, il classico trillo inglese ci proietta subito su uno scenario internazionale. «Vivo qui dal 2015, ma sono nata a Modena da papà italiano e mamma congolese». Nonostante il suo songwriting si stia facendo notare sulle scene britanniche e statunitensi, il cuore della giovane cantante viaggia sempre in direzione sud e quando torna in Italia si rifugia in Calabria, la terra dei suoi nonni. A loro ha anche dedicato una canzone nata durante i momenti più duri dell’emergenza Covid, il suo personale modo per annullare le distanze con le persone care.
L’educazione internazionale
«Mia madre mi ha sempre detto che a 18 anni si va fuori di casa e si fanno esperienze all’estero e io l’ho presa alla lettera. Dopo il liceo ho passato sette mesi a Boston prima di trasferirmi a Londra» racconta divertita ed evidentemente orgogliosa dell’educazione ricevuta. Dopo le band della scuola superiore e gli studi da cantante lirica, in Inghilterra ha proseguito la formazione musicale laureandosi in jazz al conservatorio.
Da piccola non pensavo alla musica come carriera perché avevo la percezione che in Italia non fosse realmente percorribile. E poi non credo che l’Italia potesse offrirmi ciò di cui avevo bisogno. La musica per me è sempre stata una cosa internazionale, non mi sono mai vista come “un’artista italiana”
London calling
A Londra, invece, ha conosciuto persone con le sue stesse ambizioni. Insieme al suo coinquilino ha realizzato un demo che ha vinto un contest universitario, guadagnandosi così la sponsorizzazione per produrre un brano. «Da quel momento ho approfittato di ogni occasione per esibirmi dal vivo, di tutte le serate open mic (in cui si possono esibire anche non professionisti, ndr), grazie alle quali ho fatto incontri importanti. Via via ho iniziato a capire come funziona l’industria discografica, come muovermi per trovare il giusto supporto da artista emergente. A Londra ci sono molti strumenti professionali per i musicisti indipendenti e per entrare in contatto con altri creativi». Il confronto con l’Italia diventa ancora più spinoso quando si affronta la questione economica. Quello che da noi è quasi un sogno nel cassetto, in altri Paesi corrisponde a una normale retribuzione lavorativa, come conferma Sans Soucis: «Che soddisfazione essere pagata per le performance. Quasi mai ho ricevuto proposte di esibizioni gratuite. A differenza dell’Italia, dove non si è mai abbastanza qualificati, mentre qui è una questione di potenziale».
Le doppie radici
La musica è un linguaggio che riesce a esprimere molto più delle parole, ci racconta Sans Soucis, anche quando si tratta di esplorare la propria identità.
Nel momento in cui ho cominciato a fare musica la connessione tra eredità italiana e background congolese è emersa in modo naturale. Da piccola, durante le feste in casa si ascoltavano Papa Wemba o la rumba congolese, ma allo stesso tempo si suonava la chitarra classica cantando Battisti. È un’identità mista che ritrovo nel mio progetto musicale e mi fa sentire più in pace con chi sono.
Forse anche per questo è difficile definire il suo genere, in cui è evidente la formazione jazz, ma si sente anche un melting pot di cantautorato e pop internazionale. «Tra le righe delle mie canzoni ci sono sempre gentilezza, amore e la ricostruzione di traumi personali. Cerco temi che possano far pensare. Durante il lockdown ho passato molto tempo a produrre in studio. Ho scritto Confini, una canzone in italiano composta pensando ai miei nonni e al momento storico che stiamo vivendo».
2021, la musica a 360 gradi
Per il nuovo anno Sans Soucis prevede l’uscita di due ep che confluiranno poi nel suo primo album. Canzoni non solo in inglese ma anche in italiano, in una proporzione adatta a un mercato internazionale, che forse ormai è pronto a fare l’orecchio a testi nella nostra lingua.
E parlando di show, ammette di non amare lo streaming e di essere molto focalizzata sulle future esibizioni off line: Per il mio prossimo live sto pensando a qualcosa che sia a 360 gradi, coinvolgendo anche la parte visiva. Ho fatto diversi concerti in contesti di esposizioni d’arte, una cosa di nicchia ma che sta suscitando molta curiosità
Non tutto lo streaming viene per nuocere, però, perché grazie a School Night, una piattaforma californiana di lancio per artisti emergenti (che, tra i tanti nomi, ha fatto da trampolino per Billie Eilish e Lizzo), ha da poco debuttato negli Stati Uniti. «Difficile prevedere come i vari governi gestiranno l’emergenza Covid. In Inghilterra molti show in programma nel 2020 sono slittati al 2021 e ora dobbiamo cominciare a pensare di anno in anno. Mi posso solo augurare che il vaccino dia una mano alle industrie che si sono fermate e che la velocità di distribuzione possa permettere a qualche festival di tornare in estate. Il concerto live è inimitabile, è un’utopia cercare di riprodurlo, la sua energia non può essere riprodotta su un schermo».
Abbiamo chiesto a Sans Soucis quali artisti ci suggerisce di ascoltare. Ecco la playlist che la cantante ha creato per il nostro canale Spotify, Nuove Radici World Radio.
Foto: Chiara Bruschini