Progetto permanente, lo chiamano, ma ci si perde a guardare le ramificazioni di quella che era nata come un’idea per un magazine femminile. Un concorso annuale alla sua diciassettesima edizione (per partecipare c’è tempo fino al 15 dicembre), un podcast – Migranti Femminile Plurale – sulla piattaforma Spreaker alla sua seconda stagione e anche una web serie su Amazon Prime. Ma soprattutto diecimila. Le oltre diecimila donne di origine straniera che in questi anni hanno spedito alla giuria del Concorso il loro racconto in italiano di non più di 5 cartelle, partecipando al bando.
«Se viene al Salone del libro, ci trova nello stand più grande, l’Arena Piemonte». Daniela Finocchi, torinese, ideatrice e responsabile del Concorso Lingua Madre, rievoca così il rapporto stretto che il concorso letterario (e fotografico, in collaborazione con la Fondazione Sandretto Re Baudengo) da lei ideato nel 2005 ha con il Salone e la Regione Piemonte.
«Il nostro è un bando molto aperto. È rivolto a tutte le donne di origine straniera ma non solo, non pone limiti di età – partecipano anche giovanissime – e incoraggia la collaborazione.»
In che senso incoraggia la collaborazione?
«Chiediamo racconti in italiano e siamo quindi consapevoli delle difficoltà che questo può comportare per chi non è madrelingua: se qualcuna per riuscire a scrivere vuole farsi affiancare, la incoraggiamo a farlo. Crediamo molto nella relazione.»
Perché allora chiamare il Concorso “Lingua Madre”?
In effetti ci si può interrogare su questa scelta. L’italiano perché chi partecipa al Concorso vive in Italia, ma non è solo questo. In realtà, per le donne nessuna lingua è madre lingua, perché storicamente siamo sempre state escluse dalla sua costruzione. Allora esprimersi in un lingua che non è quella del padre può essere visto come un esercizio di libertà: ci si esprimere più liberamente e si sperimenta con il linguaggio. Il rapporto con la lingua può anche diventare oggetto del racconto
C’è molto autobiografismo nei racconti?
«L’autofiction è solo una delle possibilità. Certo, le biografie delle donne che scrivono spesso sono un racconto nel racconto, ma sarebbe limitante – e uno stereotipo – pensare che scrivano solo di ciò che hanno vissuto. I generi letterari di riferimento sono i più disparati. C’è il processo che subisce la protagonista di Marcela Luque perché cucina la pasta fritta – pura commedia dell’assurdo – così come i racconti di fantascienza di Petra VoXo. Chi racconta costruisce mondi, il nostro lavoro è mostrarne la possibilità.»
Anche se il progetto non si limita al solo concorso letterario.
«Lingua Madre è un luogo di gemmazione. Negli anni sono nati nuovi progetti e nuove idee. Questo anche perché, oltre a radicarci nelle attività di ricerca e di studio condotte dalle docenti, scrittrici e poetesse italiane e straniere che fanno parte della giuria del concorso, abbiamo saputo creare rapporti di collaborazione nel tempo con le autrici che abbiamo selezionato per la pubblicazione.»
Alcune di loro saranno protagoniste del workshop che NRW sta organizzando insieme a Lingua Madre per il prossimo 17 giugno alla scuola Holden di Torino.
«Ci saranno, fra le altre scrittrici, Lala Hu, Natalia Maraffini, Yeniffer Lilibell Aliaga Chávez e Rajae El Jamaoui. Chávez è nata in Perù, ha studiato Antropologia culturale e nel suo testo – che ha vinto il Primo premio della XV edizione – si è concentrata sul rapporto con la sua abuela e l’accettazione dell’omosessualità. Lala Hu insegna in Cattolica e nel 2021 aveva vinto il Secondo premio con un racconto sulla difficoltà di sentire proprio un luogo di appartenenza. Ci sarà Rajae El Jamaoui, il cui racconto Aspettando la primavera ci aveva colpito per la sua possibilità di diventare una sceneggiatura per il cinema. Maraffini invece è la voce del podcast Confessioni di una Millennial e la straniera segreta. Il perché si definisca così lo racconterà lei il 17».
Il workshop è gratuito e le iscrizioni sono aperte. Ci si iscrive qui.