Il nome di Vladimir Putin non lo pronuncia nemmeno una volta. Iryna Luts, 42 anni, ucraina di Stryy nella Regione di Leopoli, in Italia da quando ne aveva 18, ancora in attesa di cittadinanza, marito calabrese, una figlia di nove anni e mezzo, un lavoro in ambito bancario, animatrice dell’associazione Ucraina Più Milano, il presidente russo lo chiama solo Lui.

Noi stiamo facendo da scudo a tutta l’Europa contro di Lui. Non stiamo difendendo solo il nostro territorio, ma ci battiamo per la difesa dei nostri valori e dei diritti umani

Ucraina Più Milano è nata nel 2015, un anno dopo l’invasione della Crimea. All’inizio era solo un’associazione di promozione culturale e turistica del suo Paese. Adesso è qualcosa di molto di più. «Nessuno fino ad allora conosceva l’Ucraina. Dal niente abbiamo messo in piedi una biblioteca con testi in molte lingue, anche in russo. E poi un corpo di ballo. Ora raccogliamo soprattutto fondi per mandare in Ucraina medicinali e cibo preconfezionato. Ma pure strumenti di difesa non letali come giubbotti antiproiettile ed elmetti. Non ci si può difendere a mani nude».

La paura per i parenti e gli amici rimasti in Ucraina

In Ucraina ci sono ancora i suoi genitori, a Stryy. «Sono abbastanza al sicuro per ora, ma mi hanno detto che non lasceranno mai la loro casa. Mio fratello invece è impegnato come volontario nella costruzione dei sistemi di difesa, è più utile così. È chiaro che siamo tutti molto preoccupati, la situazione in due settimane è degenerata. Ma quello che sta succedendo è solo la conseguenza di una guerra che va avanti da 8 anni e che l’Occidente ha preferito non vedere. È chiaro che adesso sono tutti con noi. Ma se il mondo si fosse mosso prima, tutto questo non sarebbe successo».
Sotto i bombardamenti russi, coi civili mitragliati, gli ospedali in cui esplodono bombe e intere famiglie, bambini compresi, annientate dalla marcia dei carri armati, parlare di nazionalismo ucraino ha forse poco senso.

Sembra la Seconda Guerra Mondiale

Iryna Luts, di fronte a tutto questo ha sentimenti di fiamma: «Quando vedo le immagini del mio Paese invaso, mi sembra di assistere ai filmati della Seconda Guerra Mondiale. Quando amici mi raccontano che hanno perso la casa cerco di mettermi nei loro panni ma non riesco nemmeno ad immaginare cosa possano provare. Se Lui, quel pazzo scellerato, manda i missili, noi non possiamo che difenderci. Noi non siamo mai stati russi nemmeno quando c’era l’Unione sovietica».

La nostra lingua era proibita. Mio padre non ha mai voluto iscriversi al Partito comunista e mia madre che lavorava in un negozio in un quartiere abitato da soldati, ha avuto sempre problemi perché parlava ucraino. Bisogna tornare indietro di cento anni per capire quello che sta succedendo. Ci definivano la Repubblica più importante dell’Urss dopo la Russia, ma non è vero. Erano i russi che avevano bisogno di noi, soprattutto delle nostre materie prime. Senza l’Ucraina la Russia non sarebbe esistita

«Mi ricordo che a Capodanno quando i bambini si travestono, come qui da noi a Carnevale, mia madre ci teneva che mettessimo camicette ricamate e cerchi di fiori nei capelli, come nella tradizione ucraina».

L’associazione Ucraina Più Milano ad Affori

Eppure c’era un tempo in cui l’associazione Ucraina Più Milano pensava a far conoscere il proprio Paese attraverso il ballo.

C’è anche una ballerina russa con noi. Non sta con Lui. Ho amici e conoscenti in Russia. Tutte persone squisite che non la pensano come Lui

O con la biblioteca aperta nel quartiere di Affori, un centro culturale importante per i 19 mila ucraini regolari in città, il doppio contando pure quelli non in regola. «Avevamo libri in tutte le lingue. Chi dice che noi ucraini in Italia siamo solo badanti parla per ignoranza e disprezzo. Molte delle nostre badanti hanno una laurea. Una di loro ha scritto un libro di fiabe per bambini. Io lavoro nel settore bancario, altre in ambito assicurativo, ci sono manager, persone che lavorano in ambito culturale o nel mondo dello spettacolo. Ucraina Più Milano era nata proprio per questo».

Poi è venuta la guerra. Il mondo è cambiato e pure la vita dei 248 mila ucraini che vivono in Italia. «A chi ci chiede come finirà la guerra rispondo che vinciamo noi. L’ipotesi che l’Ucraina si arrenda non è contemplata. Non è ammissibile che nel XXI secolo Lui invada un altro Paese con i missili, i carri armati o l’aviazione. Ma alla fine ha fatto i suoi conti senza di noi. Noi siamo ucraini e vinceremo. A  quale prezzo è un’altra domanda».