Gli Hazara sono i grandi dimenticati della Storia. Vivono da sempre in una regione montuosa dell’Afghanistan centrale, chiamata Hazarajat o Hazaristan. Un tempo questo popolo, sono sciti e musulmani e parlano la lingua dari, rappresentava il 65% degli abitanti del Paese. Oggi, dopo un genocidio senza precedenti iniziato nell’800 e andato avanti fino ai giorni nostri, sono il 20%. Ma per le autorità talebane, che non vogliono riconoscere loro alcun diritto, sono appena il 9%. Ci vuole la matematica per capire cosa hanno passato gli Hazara.

Hazara: il più grande genocidio della storia

Oggi l’Afghanistan conta quasi 40 milioni di abitanti. Gli Hazara sono 8 milioni. Se fossero ancora il 65% della popolazione sarebbero 26 milioni. Il genocidio degli Hazara, oltre 20 milioni di persone sterminate secondo i calcoli più ottimistici, iniziò nel 1893 quando il capo pashtun Abdul Rahman, di origine sunnita, si disfece in ogni modo, davvero in ogni modo, dei due terzi della popolazione afghana solo perché Hazara e dunque scita.

Agli Hazara, di origine mongola, si dice siano gli eredi di Gengis Kahn, si deve la costruzione dei Buddha della valle di Bamiyan che i talebani distrussero con l’esplosivo nel 2001. I talebani non si limitarono ad abbattere le statue ma fecero una pulizia etnica che ha fatto scomparire del tutto la comunità Hazara dalla valle

Oggi gli Hazara hanno trovato rifugio in Pakistan, ma la diaspora li ha sparsi in tutto il mondo, Italia compresa.
Del genocidio degli Hazara in Occidente si sa quasi niente. Amin Wahidi, il regista costretto a scappare dall’Afghanistan perché minacciato di morte dai talebani, aveva raccontato a NRW:

Contiamo poco nel gran gioco dei poteri in Afghanistan, perché noi siamo pacifici. Non siamo minacciosi, non abbiamo armi pesanti come i terroristi talebani per uccidere e minacciare gli interessi internazionali. Le nostre armi sono le penne per scrivere, libri per raccontare, pennelli per dipingere e cineprese per girare

In un Afghanistan governato da più di duecento anni dal gruppo etnico dei pashtun, gli Hazara hanno sempre dovuto lottare per sopravvivere e riaffermare la loro preziosa identità e far valere i loro diritti. L’avvento dei talebani e il susseguirsi di governi intrisi di politiche etnocentriche hanno provocato un nuovo genocidio degli Hazara, che ancora oggi sono vittime di violenti episodi di pulizia etnica e marginalizzazione sociale.

Giovedì un convegno a Milano sulla storia dimenticata degli Hazara

Di tutto questo se ne parlerà giovedì 26 maggio a Milano, dalle 15.00 alle 18.00, presso l’aula Mario Martini, Edificio U6, Università Bicocca, nel seminario dal titolo “Il popolo Hazara in Afghanistan: discriminazione, marginalizzazione, genocidio”. L’iniziativa è promossa dal centro culturale “Il Trattato” e dal laboratorio “He.Co.Psy” (Health, Conflict, Psychology) del Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “Riccardo Massa”. Apre i lavori Nanni Mascena autore presso Il Trattato. Seguiranno gli interventi di Alberto Mascena, professore di Psicologia Sociale all’Università Bicocca di Milano nonché presidente di Aifcom, Associazione Italiana Famiglie e Coppie Miste e Guido Veronese del Laboratorio di Etnopsicologia, psicologia clinica e diritti umani. A seguire Claudio Concas studioso della questione Hazara e autore di un libro di imminente pubblicazione su questo.
Di particolare rilievo gli interventi in sala degli attivisti Hazara: il regista Amin Wahidi, il giornalista e poeta Basir Ahang, la scienziata medica Homira Rezai e il fondatore della Najiba Public Library a Daykundi Hussain Rezai. L’ex governatrice Hazara del distretto di Cahar Kint manderà un contributo video. A chiudere gli interventi Silvana Arbia, già Cancelliere della Corte Penale Internazionale dell’Aja dal 2008 e Acting Chief of Prosecutions presso l’Ufficio del Procuratore del Tribunale Internazionale per il Ruanda.

Foto: Unsplash