“Il mondo è una visione non una divisione” dichiara il neonato Terraviva Film Festival, presentando la sua prima edizione nel 2020. Un programma fitto di proiezioni e appuntamenti online tra il 15 e il 20 dicembre, una sorta di guida civile attraverso la settima arte, per salvare il Pianeta e coltivare la convivenza tra culture. La selezione di film internazionali, serie e incontri è disponibile online e gratuitamente tramite la piattaforma MyMovies.

Il Festival

Da Casalecchio di Reno, dove il Festival è organizzato in collaborazione con l’Università di Bologna, si parte all’esplorazione di ciò che accade nel mondo in materia di migrazioni e ricerca di identità, diritti e sostenibilità ambientale. Per i film in concorso, sette lungometraggi (di cui sei documentari) e nove cortometraggi, di varia durata tra i 7 e i 42 minuti, si tratta di una vera e concorso cinematografico, che prevede un premio finale. I film vengono valutati da una giuria organizzata in due sezioni, una parte formata da professionisti e l’altra da studenti. Ogni giorno, ad accompagnare le pellicole si tengono dibattiti, masterclass e interviste per approfondire le tematiche attorno alle quali ruota il Festival.

Tra i focus più urgenti della manifestazione troviamo i temi della cittadinanza e dello ius soli, su cui verterà l’incontro di venerdì 18 L’Italia sono anch’io, con la partecipazione della vicepresidente della Regione Emilia Romagna, Elly Schlein, durante il quale il documentarista etiope Dagmawi Yimer presenterà il Premio Mutti, rivolto ai registi migranti. All’incontro seguirà la proiezione di 18 Ius Soli di Fred Kuwornu, documentario fuori concorso sul diritto di cittadinanza per chi è nato o cresciuto in Italia da genitori di origine straniera.

Identità e migrazioni

I temi dell’identità e delle migrazioni sono quelli più affrontati, in pellicole come Songs Of The Water Spirits di Nicolò Bongiorno, un racconto in bilico fra moderno e antico a proposito delle trasformazioni subite dal Ladakh, una regione dell’India tra le vette dell’Himalaya divenuta un laboratorio antropologico. O in La storia vergognosa di Nella Condorelli, un’incursione nella grande emigrazione italiana a cavallo tra Ottocento e Novecento attraverso lo sguardo di Fiorella, modella americana di quarta generazione, in viaggio verso la Sicilia sulle tracce della sua famiglia di origine. O ancora in molti dei cortometraggi, a partire da Granma di Alfie Nze e Daniele Gaglianone, che vede protagonista un ragazzo di Lagos con la passione per la musica hip hop, a L’attesa di Dagmawi Yimer, un’ esplorazione della tematica del tempo attraverso le testimonianze di tre migranti in Europa e Youth di Giorgio Bosisio, su un gruppo di teenager afgani che vagano senza meta per Atene, sospesi nel limbo del sistema di asilo dell’Europa.

Sostenibilità

Il Festival ha riservato uno spazio importante anche alla sostenibilità e alle conseguenze della crisi ambientale. Tra i film che trattano questa tematica, segnaliamo Wood di Monica Lazurean-Gorgan, Michaela Kirst ed Ebba Sinzingera, una docu-inchiesta sul business del disboscamento illegale. Ancora, Strike di Francesca Floris, Pietro Jellinek e Davide Petrosino, un documentario sulla rivoluzione gentile dei ragazzi dei Fridays For Future. E The Climate Limbo, che indaga la connessione tra migrazioni e disastri ambientali, attraverso le storie di due migranti climatici.