C’è l’esperto di social media, 21 anni, che a Milano è stato assunto in una multinazionale, mentre frequenta ancora il corso di italiano. C’è l’operaia, 22 anni, che a Pero, nell’hinterland milanese, mentre sta completando il corso di studi per imparare la nostra lingua, sta per entrare in fabbrica. C’è un urbanista, laureato in Architettura, 43 anni, che nel capoluogo lombardo sta seguendo un corso avanzato di italiano, in attesa di verificare le sue competenze e trovargli un adeguato impiego che valorizzi la sua professionalità. C’è una famiglia di tre persone, lui 43 anni, lei 42 e figlio di 17, che a Vicenza, arrivata da poco, sta imparando l’italiano.
Un quinto dei profughi in età scolare
Passa attraverso l’istruzione, il sostegno ai profughi ucraini arrivati in Italia in fuga dai carri armati di Vladimir Putin. In quella che sembrava una guerra destinata a durare poco, con i richiedenti asilo pronti a rientrare in patria alla fine del conflitto che si pensava lampo, ora si fanno i conti con una permanenza a più lungo termine. Le zone a Sud e ad Est dell’Ucraina sono sotto attacco militare. A Nord preme minaccioso l’esercito bielorusso da cui si teme che possa entrare nel conflitto. Se la situazione nel Paese che bussa alle porte dell’Europa è tutt’ora instabile, migliaia di profughi sono in cerca di accoglienza, istruzione e possibilità di lavoro.
I numeri del Ministero dell’Istruzione, aggiornati al 9 maggio, raccontano dello sforzo che si sta facendo. A quella data gli ucraini in età scolare accolti nei nostri istituti sono 22 mila 788. Di cui 5 mila e 60 nella Scuola dell’infanzia, 10 mila 399 nella Primaria, 5 mila 266 nella Secondaria di primo grado e 2 mila 103 in quella di secondo grado.
I giovanissimi studenti rappresentano un quinto dei profughi arrivati nel nostro Paese. Secondo il Viminale, il dato è aggiornato al 10 maggio, i richiedenti asilo sono 111 mila 386. Il Governo ha stanziato fino ad ora oltre 900 milioni di euro. Gli ultimi 360 milioni con il Decreto Aiuti firmato il 5 maggio
In attesa che arrivino gli stanziamenti europei si muovono anche i privati.
Welfare per gli ucraini
L’ultimo accordo, tra i più importanti, è quello raggiunto da Assolavoro, l’Associazione Nazionale delle Agenzie per il Lavoro, con i sindacati di categoria. A sostegno dei rifugiati sono stati stanziati 45 milioni di euro che andranno in corsi di italiano, corsi di formazione professionale ma pure a fornire un sostegno immediato all’autosufficienza dei profughi. Come ad esempio un’indennità di frequenza per chi non ha ancora un lavoro oltre al rimborso per le spese di vitto, alloggio e trasporto. Ai titolari di protezione internazionale, concessa automaticamente in via provvisoria per due anni, andranno poi mille euro una tantum alla fine del percorso formativo.
Un’altra parte dei fondi andranno pure a chi sostiene e accoglie i profughi. A quasi tre mesi dall’invasione russa sappiamo che ci sono molte famiglie in difficoltà nel proseguire l’accoglienza e che lamentano di essere state abbandonate dallo stato. 1000 euro per chi ospita i profughi per almeno tre mesi, che diventano 1500 nel caso in cui ci siano donne in gravidanza o minori di 18 anni
Il pacchetto di aiuti prevede anche prestazioni di welfare come il rimborso per l’assistenza psicologica, quello per l’acquisto dei beni di prima necessità per i neonati e un contributo per l’asilo nido e per il sostegno all’istruzione.
«Si tratta di uno dei più importanti stanziamenti da parte privata o associativa a sostegno dei rifugiati in generale e degli ucraini in questo momento drammatico in particolare», evidenzia Alessandro Ramazza, Presidente di Assolavoro. «Con questo Accordo un rifugiato potrà frequentare corsi di lingua italiana e corsi di natura tecnica, avrà sostegni economici concreti e sarà accompagnato in percorsi verso il lavoro». Alla fine un altro modo per vincere una battaglia, quella che porta all’inserimento dei richiedenti asilo, l’unica che ci piace.