Merry Christmas. Joyeux Noël. Frohe Weihnachten. Feliz Navidad. Buon Natale. Quasi non potevamo più farci gli auguri. Meglio dire solo Buone feste, avevano indicato i soloni dell’Unione Europea che, dopo aver spaccato il capello in quattro sulle dimensioni delle vongole – non più piccole di 22 millimetri per essere raccolte, avevano stabilito a fine ottobre 2019 – adesso nel nome del politicamente corretto sentenziano su come fare gli auguri anche a chi non crede al Natale. In realtà dopo un certo bailamme la stessa Ue ha fatto marcia indietro, imponendosi una più approfondita discussione prima di rifilarci nuove indicazioni.
L’iniziativa delle linee guida aveva lo scopo di illustrare la diversità della cultura europea e di mostrare la natura inclusiva della Commissione. Tuttavia, la versione pubblicata delle linee guida non è funzionale a questo scopo. Non è un documento maturo e non va incontro ai nostri standard qualitativi. Quindi lo ritiro e lavoreremo ancora su questo documento, è stata la motivazione della commissaria Ue all’Uguaglianza Helena Dalli, supervisor per la comunicazione dell’Unione
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In Ue fiumi di retorica
Fiumi di retorica sull’uguaglianza persino sui social. Ciclicamente a Bruxelles se ne inventano una, dal crocifisso al velo islamico, pur di non offendere chissà chi. Nel testo poi ritirato – nessun obbligo, solo un suggerimento, veniva sottolineato – si indicava che nessun riferimento religioso andrebbe inserito nelle frasi. Nè si dovrebbero usare riferimenti di «genere, etnia, razza, religione, disabilità e orientamento sessuale». E ancora. La proposta Ue, poi arenata per un mare di polemiche, si basava su un concetto ripetuto più volte: «Il testo evita di dare per scontato che tutti siano cristiani. Non tutti celebrano le feste cristiane, e non tutti i cristiani le celebrano nelle stesse date. Sii sensibile al fatto che le persone hanno diverse tradizioni religiose e calendari».
Ci sono anche riferimenti non legati alle feste. La richiesta è di usare «una varietà di immagini, testimonianze e storie, che riflettano nel modo più ampio possibile le diversità». Ora, ammesso e non concesso che ci sia davvero qualcuno che si offende perché gli viene augurato Buon Natale non riconoscendosi nella religione cristiana, le parole che arrivano dalla Unione Europea sono capziose nel momento in cui cercano di indurci a credere che il livello di sensibilità sull’argomento delle diverse culture, sia talmente profondo da investire anche le questioni lessicali.
Ma i migranti continuano a morire
Invece ci pare proprio che la Ue sia totalmente disinteressata ai portatori di culture differenti, che nell’affacciarsi in Europa sotto forma di migranti, sono talmente poco tutelati da annegare in mare. Chi, non cristiano, affronta il Mediterraneo o il Canale della Manica su un barcone, si lega agli assali di un camion per entrare in Europa dalla Rotta Balcanica, ci immaginiamo possa essere più interessato ai propri diritti che non a ricevere un più consono augurio di buone feste. La recente guerra di frontiera tra Francia e Gran Bretagna sui migranti che attraversano la Manica è quanto di peggio ci possa essere per dimostrare la totale incapacità della UE a trovare politiche comuni sui migranti.
Per non parlare dei muri che si ergono nell’Europa dell’Est contro i richiedenti asilo, davanti ai quali l’Unione Europea al massimo abbaia e non morde. Infine, questa sugli auguri sembra la polemica innescata anni fa a Bologna da chi voleva che i tortellini non fossero col ripieno di carne di maiale per non offendere i musulmani. Va bene, va tutto bene. Poi però non chiamateli più tortellini. E se volete che per i migranti che si affacciano in Europa queste siano davvero buone feste, accoglieteli davvero e non limitatevi solo ad evitare di dirgli buon Natale mentre li respingete o, ancora peggio, li guardate annegare.
Foto/Flickr:Marco Verch Professional