Neoavvocato, ideatore e promotore della carta dei sindaci sull’inclusione sociale, Othmane Yassine è al suo secondo mandato come consigliere comunale di Fermignano, piccolo comune delle Marche. È stato uno dei relatori del workshop organizzato da NRW a Genova, “Diversity leadership nella politica attiva”.
Ha iniziato a fare politica seguendo il suo spirito irrequieto, da 25enne in un paese governato negli ultimi dieci anni dalla Lega Nord. Mosso anche da una sensazione di rigetto sociale, mai vissuto prima, lui che, come racconta, «è arrivato da Casablanca nel ’97, e da unico straniero in praticamente ogni contesto della quotidianità ho vissuto un’integrazione forzatamente rapida». A quindici anni qualcuno della Lega Nord di Fermignano gli mette in mano un volantino che recitava “La palestra prima ai nostri ragazzi”, palestra che un anno prima era stata richiesta dalla comunità islamica per pregare alla fine del Ramadan, sconvolgendo di fatto la vita del paese. Questo è stato il punto di avvio di un sentimento identitario ma soprattutto l’inizio della sua carriera politica: «Per la prima volta ho sentito il rifiuto sulla mia pelle. È servito a pormi le prime domande sull’identità e la politica».
Il bello di essere minoranza, secondo Othmane Yassine
Othmane Yassine ha deciso così di avvicinarsi al PD, che a venticinque anni gli offre di candidarsi con una lista civica legata al partito. Una scelta che, come spesso accade a chi vive la doppia identità, porta sulla sulle spalle anche un doppio peso. «Ho accettato con l’ansia della responsabilità, sapendo che se avessi avuto successo con le mie idee sarei diventato un modello positivo e replicabile, se avessi fallito avrei precluso la via ad altri stranieri in politica. Tutti avrebbero usato il mio esempio per dire: ricordi che disastro quando abbiamo candidato Yassine Othmane?», ricorda Othmane.
Quel ruolo simbolico sicuramente ha pesato soprattutto sull’elezione per il suo primo mandato, «Siamo talmente pochi noi di origini straniere in politica che, quando ci candidiamo, per forza le minoranze etniche si sentono rappresentate». Ma Othmane è anche il volto di una politica che non si ferma a rappresentare una nicchia. Come altri giovani politici che NRW ha seguito, il vero cambiamento sta nel rappresentare tutti, nel fare inclusione sociale senza paraocchi ed essere i rappresentanti di tutta la cittadinanza. Eppure Othmane è molto consapevole dell’importanza di venire da una minoranza, e della responsabilità politica che ne deriva.
Siamo portatori sani di minoranza, di una certa sensibilità verso necessità che una persona autoctona non vede. Vediamo cose che chi nasce con i diritti fondamentali già garantiti dai suoi predecessori, che hanno creato quel luogo in base alle loro esigenze culturali, non nota
Diversity e inclusione nella politica locale marchigiana
Othmane è consigliere di Fermignano da ormai cinque anni, e in questi anni ha cercato di portare il concetto di diversity in una politica di ampio respiro, che fa di Fermignano un esempio da seguire. Tre anni fa ha ideato la carta dei sindaci per l’inclusione sociale nell’area euro-mediterranea. Spiega come questa sia un’idea «nata dal fatto che gli uffici comunali e le amministrazioni subivano il fenomeno dell’arrivo migratorio senza conoscerlo, sia dal punto di vista linguistico che a livello di disposizione dei servizi». Decide quindi di coinvolgere il dipartimento di sociologia dell’Università di Urbino e condurre un’analisi delle esigenze del territorio. «Da lì abbiamo richiesto all’università di stilare un piano d’azione che abbiamo portato all’amministrazione comunale. Il progetto ha poi coinvolto 24 sindaci della regione, che hanno partecipato al convegno e firmato una carta in cui si impegnavano ad attuare le azioni raccomandate».
La carta dei sindaci è stata presentata anche a Bruxelles e ha vinto il fondo Amif (Asylum, Migration and Integration) dell’Unione Europea attraverso il progetto PISTE (Participation in small and medium-sized towns: Experiences, Exchanges, Experiments). Secondo Othmane, «mettere la diversity nella posizione di soggetto è già un cambiamento. Noi delle seconde generazioni non abbiamo mai fatto granché in politica».
Tra le iniziative lanciate in questi 5 anni anche l’apertura della prima moschea ufficiale di Pesaro Urbino, una necessità che Yassine Othmane sentiva in prima persona, «e che non era mai stata percepita altri consiglieri o dalle amministrazioni precedenti». Ma l’occhio al particolare, alla diversity, ha avuto un peso anche durante il covid:
Con il blocco frontiere nazionali e regionali, e in mancanza di un cimitero islamico in regione, chi aveva un culto diverso da quello cristiano non sapeva dove seppellire i propri cari. A Fermignano abbiamo aperto il primo cimitero islamico provinciale
I per diversity, secondo Yassine Othmane
Al workshop Othmane ha parlato di I per diversity, cioe 3.0, «una diversità non più interna alle nazioni ma europea, fatta di fenomeni veloci e globalizzati. Si pensi a un ragazzo nato in Marocco, che cresce e si sposa in Italia. Insieme hanno un figlio, si spostano in Germania per lavoro, il figlio studia in Germania, finisce gli studi in Francia, dove si sposa e fa un figlio a sua volta». Fenomeni di migrazioni esterne, ma poi interne all’Europa stessa che, già normalità ma sempre più frequenti, «impongono un discorso diverso e una politica diversa, destinata a guardare di più ai like, ai servizi che propone, invece che a fornire una determinata cultura e identità».
Che cos’è la cittadinanza oggi? Dobbiamo abituarci a un concetto più esteso di cittadinanza, uno strumento amministrativo che ti concede alcuni diritti. Questa è libertà politica, una politica che si sgancia dalla dimensione identitaria e non difende solo un’etnia, o una religione
Un discorso, quello della politica identitaria, che per le nuove generazioni di italiani sembra essere già all’ordine del giorno, quasi scontato. Eppure il resto della politica, quello meno progressivo o meno attento ai cambiamenti sociali, non sembra essere dello stesso avviso. Come rendere la diversity in politica un discorso non di nicchia? «Tutto cambierà quando la diversity non sarà vista come un lusso, ma come diritto fondamentale dell’uomo».