Oscurate dai fatti di Capitol Hill e dagli ultimi rovinosi giorni della presidenza Trump, compresa la telefonata al segretario di Stato della Georgia per “trovare i voti che mancano” che è uno dei capi di accusa del suo secondo impeachment al voto oggi, non hanno avuto il risalto che meritavano due elezioni davvero storiche in Georgia, quella del primo senatore afroamericano (l’undicesimo in assoluto), il reverendo Raphael Warnock, e del primo senatore ebreo dello Stato, Jon Ossoff.

Reverendo battista originario di Savannah, prima di candidarsi Warnock ha predicato per quindici anni nella Ebenezer Baptist Church di Atlanta dallo stesso pulpito che fu di Martin Luther King Jr. Ma la sua storica vittoria – My friend John Lewis is surely smiling down on his beloved Georgia, ha commentato Barack Obama, facendo riferimento al leader dei diritti civili e congressman di Atlanta John Lewis, venuto a mancare nel 2020 – non è quella di un uomo solo ma il frutto di un laboratorio politico, guidato da una donna, Stacey Abrams.

Chi è Stacey Abrams

Stacey Abrams attualmente è la politica più influente non eletta d’America. Quarantasette anni, afroamericana, originaria del Wisconsin e cresciuta ad Atlanta, una specializzazione all’università di Austin e una in Legge a Yale, dopo una carriera nel Congresso dello Stato, nel 2018 Abrams ha corso per diventare governatore. E ha perso per soli 55mila voti, rifiutandosi di concedere la vittoria al suo sfidante, Brian Kemp, all’epoca anche segretario dello Stato. L’accusa mossa da Abrams a Kemp era quella di vote suppression, ovvero di aver cancellato dagli elenchi dei votanti migliaia di afroamericani per vizi di forma. Perdere dopo un decennio speso a battersi per allargare il diritto al voto avrebbe potuto demoralizzarla al punto da farla concentrare solo sulla sua carriera di scrittrice di romanzi, invece Stacey Abrams ha fondato la Fair Fight Action e nel settembre 2019 ha steso e inviato agli interessati del Partito democratico nazionale l’Abrams Playbook.

L’elettorato dell’Abrams PlayBook

In sedici pagine, ancora consultabili sul sito dell’organizzazione, Stacey Abrams spiegava perché la Georgia andava considerato uno stato in cui i democratici avrebbero dovuto investire nel 2020, nonostante l’ultimo candidato presidente democratico ad avervi vinto fosse stato Bill Clinton nel 1992. Neppure Obama era riuscito nell’impresa di vincere in Georgia, per non parlare di Hillary Clinton, che – sbagliando, secondo Abrams – non l’aveva considerato uno swing state, uno Stato in bilico tra democratici e repubblicani, e aveva investito poco, raccogliendo comunque un miglior risultato dell’Ohio, dove sul banco era stato messo nove volte tanto.

Andando oltre la retorica dello Stato rurale del Sud sotto la bandiera confederata, in Georgia, scriveva Abrams, la popolazione era in aumento e l’elettorato stava cambiando

Un elettorato già tendenzialmente democratico di afroamericani, ispanici e AAPI (Asian american and pacific islanders) che andava “solo” intercettato e portato alle urne. Prova ne era che, guardando ai voti e non ai vincitori, negli ultimi quindici anni quelli dei democratici non avevano fatto altro che aumentare e quelli dei repubblicani diminuire. Quello che serviva era investire tanto e presto per organizzare il voto, come aveva fatto lei, anche se – affermava generosamente – l’opportunità dei democratici di vincere in Georgia andava al di là del suo nome. Oltre all’infrastruttura, serviva qualcuno che potesse comunicare valori in modo e chiaro e forte, che non risultasse solo come il candidato contro Donald Trump e i repubblicani – magnificamente rappresentati da colei che si è definita la senatrice più conservatrice, Kelly Loeffler, e dall’uscente David Perdue – e capaci di andare oltre la loro stessa biografia.

Un anno e quattro mesi dopo, i votanti in Georgia hanno superato i 4 milioni, aumentando soprattutto nelle aree urbane e suburbane dove vivono le minoranze che tendenzialmente votano per i democratici e i soldi spesi per il ballottaggio hanno polverizzato qualsiasi record per un’elezione al Senato. Se lassù John Lewis sorride, sicuramente quaggiù a sorridere è una donna la cui carriera politica è solo all’inizio.

Foto: Facebook/Stacey Abrams