Non è Bridgerton, è Buckingham Palace ed è un altro film maledettamente serio. Se la serie tv targata Netflix ci aveva fatto immaginare il duca di Hastings, nero di pelle, perfettamente integrato ai vertici dell’aristocrazia britannica degli inizi del XIX secolo, le recenti rivelazioni della duchessa del Sussex Meghan Markle e di suo marito il principe Harry, alzano il velo su una istituzione conservatrice come nessuna al mondo. Davanti alle telecamere della americana Cbs nell’intervista di Oprah Winfrey, Meghan Markle ha sganciato una bomba atomica: «A Corte c’era chi temeva che mio figlio Archie fosse troppo scuro».

Sono bastate poche ore e dalla Corte inglese è arrivato un comunicato che molti osservatori considerano come un’offerta di scuse e l’avvio di una inchiesta anche se privata

Nelle poche righe che si vuole siano state ispirate direttamente da Elisabetta II, con l’opposizione dei principi Carlo e William, Buckingham Palace si piega di fronte ad accuse inaudite: «Tutta la famiglia reale è rattristata nell’apprendere pienamente quanto difficili siano stati gli ultimi anni per Harry e Meghan. Le questioni sollevate, in particolare quelle sulla razza, sono preoccupanti». Per evitare la debacle totale, Buckingham Palace si appiglia a una disquisizione che appare di facciata, sull’origine di quelle frasi razziste: «Anche se alcuni ricordi possono variare, esse vanno prese molto sul serio e affrontate privatamente dalla famiglia. Harry, Meghan e Archie saranno sempre membri molto amati».

Meghan Markle, afroamericana, ex attrice, indimenticabile protagonista della serie Suits su Netflix, per questa uscita è stata subito attaccata dalla destra inglese, sostenendo che il suo fosse un pregiudizio dovuto all’allontanamento volontario da Buckingham Palace con relativa rinuncia ai diritti monarchici. Che poi sia una bella e brava ex attrice, per di più divorziata, non ha fatto che alimentare più di un pregiudizio. Cosa già successa con Wally Simpson, la donna divorziata e americana, che fece abdicare Edoardo VIII per amore. Non a caso, quando il principe Harry ufficializzò la sua relazione con Meghan Markle, mezza Inghilterra arricciò il naso per il suo ingresso a Corte.

Nell’intervista alla Cbs la duchessa di Sussex ha sottolineato che i rilievi sul colore della pelle di Archie, non vennero né dalla Regina Elisabetta né dal principe Filippo

Qui non importa chi e in che modo le abbia chiesto di Archie. Non lo sapremo probabilmente mai. Meghan Markle non lo dirà, Buckingham Palace preferisce lavare i panni sporchi in famiglia. Quello che conta è che con le sue parole che hanno provocato una crisi senza precedenti nella monarchia britannica, Meghan Markle ha sollevato un problema, per cui il colore della pelle di un bambino potrebbe essere ancora un ostacolo nel XXI secolo. Cosa risaputa da molte donne non bianche in tutto il mondo.

Non a caso a fianco di Meghan Markle si sono schierate molte donne, icone della battaglia infinita per i diritti. Ne scegliamo due. Amanda Gorman, la giovane poetessa afroamericana – se fosse stata bianca, chi avrebbe sottolineato che era bianca? – diventata famosa per aver letto una sua poesia all’insediamento di Joe Biden, ha dato il suo appoggio incondizionato alla duchessa: «La forza di Meghan ispirerà le donne per difendere le loro vite». Bernice King, la figlia minore di Martin Luther King, è stata ancora più netta: «Neppure un titolo regale protegge dalla devastazione e dalla disperazione del razzismo. Sono grata a Meghan perché è ancora tra noi». E allora, se l’intervista ha smosso un po’ della polverosa immobilità di Buckingham Palace, non è certo un problema. Anche se pare che non sapremo mai chi ha così odiato il piccolo Archie prima ancora di venire al mondo, solo per quel quarto di sangue afroamericano. Del resto stiamo aspettando da due secoli che la Corte ci dica una volta per tutte se la regina Carlotta di Meclemburgo-Strelitz, la regina di Bridgerton, fu la prima non bianca a salire al trono.