Non ci sono più dubbi. Malika Chalhy, la ventiduenne di Castelfiorentino, che tutti abbiamo amato per aver rotto con la sua famiglia di origine marocchina che non le permetteva di vivere la sua relazione lesbica, è italiana come ogni italiano, forse di più.

Nel suo Dna, in ogni goccia di sangue che le scorre nelle vene, c’è così tanta italianità che le possiamo perdonare tutto. Anche essersi comperata una Mercedes, una Classe A usata, pagata appena 17 mila euro, e un cane di razza pregiata French Bulldog del valore di 2500 euro, con parte di quei 140 mila soldi raccolti in donazioni sulla piattaforma Gofundme.

Le perdoniamo che all’inizio abbia detto che l’auto non era sua ma del padre della fidanzata. Che abbia poi detto di aver sbagliato e che, alla fine, forse sarebbe stato meglio se si fosse trovata un lavoro. Accettiamo anche che quel cane, non un bastardino qualsiasi, lo abbia comperato per «supporto psicologico». Comprensibile da chi si è sentita dire dalla madre che sarebbe stato meglio se lei fosse morta di tumore. Non sappiamo, ma questo fa parte della sua privatissima relazione, se la legittima fidanzata, che di supporto psicologico gliene deve aver dato parecchio, abbia avuto qualcosa da dire nel dover condividere l’affetto di Malika con un cane seppur di pregiatissima razza.

Ovviamente non tolleriamo e condanniamo duramente quegli haters da tastiera che di fronte al confortante shopping di questa ragazzina ventiduenne le hanno augurato tutto il peggio possibile, a partire dallo schiantarsi contro un albero con la sua Mercedes Classe A.

Invece ci stupisce che Malika Chalhy si sia dotata di un’agente che la guida nelle comparsate televisive e le tiene l’agenda delle interviste. Noi che l’abbiamo conosciuta di persona alla manifestazione dei Sentinelli a Milano, in difesa del disegno di legge Zan contro l’omotransfobia, avevamo apprezzato la naturalezza con cui ci aveva raccontato la sua storia, con tutta la timidezza naïf di chi, per voler vivere fino in fondo la propria vita, si era trovata inaspettatamente sotto i riflettori

Ma c’è una cosa che non ci è piaciuta tra le ultime dichiarazioni di Malika Chalhy. Quando per rispondere agli attacchi dei feroci leoni da tastiera aveva sbottato: «Perché non vi va bene niente di quello che faccio?». Ecco, il vittimismo no. Non ci è piaciuto proprio. Troppo italiota anche in una ragazzina di appena 22 anni che ha diritto di fare le scelte che vuole, pagare fino in fondo il prezzo delle sue scelte e vivere appieno la sua vita senza che qualcuno la critichi per questo.